Sequenza sismica in Italia centrale: i vulcanelli di fango in provincia di Fermo
Dopo la scossa di terremoto del 30 ottobre alle ore 7.40 di magnitudo M 6.5, sono state rilevate emissioni di fango (vulcanelli) in alcune località in provincia di Fermo. I geologi di EMERGEO, uno dei gruppi operativi di emergenza sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), si sono attivati per effettuare indagini preliminari di questo fenomeno che rappresenta uno degli effetti secondari dei terremoti sul territorio.
Ma cosa sono i vulcanelli di fango?
Un fenomeno poco noto ma estremamente diffuso in varie parti
della Terra. I vulcani di fango sono presenti anche in Italia lungo
tutto l’Appennino, con manifestazioni più spettacolari soprattutto
in Emilia-Romagna e in Sicilia.
I vulcanelli di fango sono strutture geologiche che si
formano in seguito alla fuoruscita di materiale argilloso sulla
superficie terrestre, generalmente presenti in
contesti tettonici compressivi. Il
materiale emesso dai vulcani di fango è composto
principalmente da argilla mista a una miscela di acqua e
gas. L’emissione di questi fluidi verso la superficie è
legata a un processo geologico noto come “vulcanismo
sedimentario”.
Uno dei requisiti fondamentali per la formazione dei vulcani di
fango è la presenza in profondità di spesse successioni di
sedimento fine poco consolidato, ossia caratterizzato da una
densità minore rispetto alle rocce sovrastanti, tale da permetterne
la risalita. successioni di sedimento che, deposte in condizioni di
veloce ed abbondante sedimentazione, non consentono la totale
espulsione dei fluidi interstiziali presenti. Con la pressione
litostatica, causata dal materiale soprastante, aumenta la
pressione interstiziale che genera a sua volta la migrazione dei
fluidi presenti nel sedimento stesso.
In natura esistono vari meccanismi in grado di produrre un
aumento della pressione interstiziale tale da generare la
formazione di un vulcano di fango: dalle spinte
tettoniche, soprattutto quelle compressive, alla deidratazione
della componente argillosa, fino alla formazione di idrocarburi.
Gli idrocarburi gassosi, migrando dalla zona di produzione verso la
superficie, vengono sottoposti ad una separazione in funzione della
massa molecolare. Il metano, essendo dotato di una massa molto
minore rispetto agli altri idrocarburi, raggiunge la superficie più
velocemente. Quando questo avviene, il materiale sepolto e non
consolidato tende a risalire fino a raggiungere la superficie,
dando origine a vere e proprie colate assimilabili a quelle
prodotte dai vulcani “veri”. In caso di forte emissione di metano
l’attività dei vulcani di fango può essere accompagnata da
esplosioni di gas.
Figura 1. Posizione dei punti di emissione e loro localizzazione rispetto all’epicentro del terremoto del 30 ottobre (stella nel riquadro in alto a destra).
Il sopralluogo alle emissioni di fango, effettuato il 3 novembre scorso, ha interessato i territori comunali di Santa Vittoria in Matenano e Monteleone di Fermo (Figura 1), situati tra 38 e 44 km dall’epicentro del terremoto di magnitudo M 6.5 del 30 ottobre. Un nuovo punto di emissione di fango si è attivato in prossimità di alcune abitazioni in Contrada San Salvatore, nel comune di Santa Vittoria in Matenano.
Figura 2. Posizione dei punti di emissione in Contrada San Salvatore nel Comune di Santa Vittoria in Matenano.
Per la descrizione del sopralluogo del 3
novembre, link al Blog INGVterremoti:
https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/11/11/sequenza-sismica-in-italia-centrale-i-vulcanelli-di-fango-in-provincia-di-fermo/