Ricostruzione Ponte Morandi: il pensiero di un cittadino genovese
Navigando nel web, in particolare sui social, riusciamo ad intercettare il punto di vista di un cittadino genovese in merito alla ricostruzione del Ponte Morandi e alle recenti dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che ha dato dell'ignorante a chi ancora discute sulla sua idea di sostituire il ponte crollato con uno multilivello e multifunzione.
Riportiamo di seguito il lungo post di Simone Pagano lasciando come sempre a voi ogni commento,
Caro Ministro Toninelli,
Nel quindicesimo secolo, qua a Genova, prendemmo dei sacchi blu che
usavamo per custodire le vele delle navi e ci facemmo il primo paio
di Jeans.
Blue Jeans infatti vuol dire Blu di Genova.
Pensi, non abbiamo usato i peli di unicorno intrecciandoli con la
stoffa degli ombrelloni.
Nel 1407, qua a Genova, fondammo un edificio che aveva lo scopo di
custodire il denaro dei propri cittadini.
La prima banca al mondo è il Banco di San Giorgio.
Pensi, non abbiamo creato un edificio mirato alle speculazioni
bancarie con cui il suo partito ha proprio un brutto rapporto, non
abbiamo usato i draghi per difenderlo e la gente che ci andava non
entrava per farsi tagliare i capelli.
Nel 1284, a Genova, a causa di una tempesta su una nave che
sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria, si rovesciarono dei
sacchi di farina di ceci, alcuni marinai raccolsero la poltiglia
fatta di farina e acqua di mare e la lasciarono al sole.
Nacque così la farinata, chicca della cucina genovese.
Pensi, non abbiamo usato i semi di ginepro lasciati ad essiccare
dentro ad una cantina a 14 gradi celsius amalgamati con i fiori di
zafferano provenienti da Pavia.
Nel 1128, a Genova, fu costruita la Lanterna, nostro simbolo. La
sua funzione era quella di segnalare le navi in avvicinamento.
Pensi, non abbiamo fatto all’interno un ristorante jamaicano, non
abbiamo aperto un negozio di Zara, non abbiamo installato
sull’ottica rotante dei cavallucci marini per far giocare i
bambini.
So che probabilmente le sfuggirà il motivo di questa prefazione,
quindi glielo spiegherò meglio.
Noi genovesi siamo pratici.
Non ce la stiamo a filare, a raccontare.
Noi genovesi facciamo le cose semplici e in poco tempo, perché il
tempo è denaro.
A noi non ce ne frega assolutamente nulla di avere un ponte
“multifunzionale” con una sala giochi, i ristoranti, i bar, i
negozi e un parco dove i bambini possono giocare.
Ma lei è venuto qua dal Ponte? Si è guardato intorno o guardava
solo le telecamere?
No perché lei vuole fare un ponte/centro commerciale/parco qui:
- nel quartiere più inquinato di Genova, (provi a percorrere il
ponte di Cornigliano con i finestrini tirati giù e ci dica se
manderebbe i suoi figli a giocare li)
- dentro al gretto di un fiume che, un anno si e un anno no,
straripa alluvionando le zone circostanti
- a 400 metri all’unico centro commerciale di Genova degno di tale
nome
Ma forse non ha ben chiaro, dopo 45 giorni, cosa era il Ponte
Morandi.
Sul Ponte Morandi ci passavano 25 milioni di mezzi all’anno.
Sul Ponte Morandi ci transitava il 100% dei camion da/per il primo
porto italiano.
Il Ponte Morandi collegava Genova alla Francia, alla Spagna,
all’Europa.
Il Ponte Morandi non era un “ponte”, era un cazzo di VIADOTTO
AUTOSTRADALE lungo 1200 metri.
Mentre lei dà dell’ignorante a chi la critica per le oscenità che
sta dicendo, postando tra l’altro le foto di un ponte pedonale ad
Istanbul lungo 500 metri, il più grande porto italiano, motore
della città di Genova, ha fatto registrare un bel meno 30%.
L’Acquario di Genova, attrazione turistica regina della città, ha
perso, in un mese, 1 milione di euro di incassi.
I cittadini della Valpolcevera passano fermi immobili in coda ore e
ore.
Io stesso, oggi, per fare 3 km ci ho impiegato 3 ore e mezza.
Quando arriverà la stagione delle piogge quelle 3 ore e mezza
diventeranno SETTE perché Genova è la SECONDA CITTÀ AL MONDO come
rapporto cittadini/scooter (dietro a Bangkok).
Genova è una città che muore piano piano, è una città spezzata in
due dove per fare 500 metri da Via Fillak a Via Cantore bisogna
fare 5km su una strada con una corsia per senso di marcia, oppure 6
km più 7 km d’autostrada.
Il comune sta facendo tutto il possibile per migliorare la
situazione del traffico ma abbiamo bisogno di quel ponte.
In 45 giorni non è stato ancora deciso il commissario, non si sa
chi lo paga, chi lo progetta, chi lo costruisce, il suo bel
Decreto Genova è stato fermato dalla Ragionerie di Stato perché
“molto incompleto”, ma lei sa che a Genova serve un ponte
polifunzionale.
No, ce ne battiamo il belino della sua muraglia di ferro (a 500
metri dal mare, così arrugginisce in 1 anno) in mezzo al fiume con
le altalene e Starbuck’s.
Ce lo potremmo pagare anche noi genovesi il ponte, a patto che ci
facciano le rate come al suo compagno di governo.
Fosse per me, non farei neanche i 43 piloni in onore delle
vittime.
Credo che l’unico onore per le vittime sia una valanga di soldi per
i propri famigliari, ben sapendo che il denaro di certo non allevia
il dolore, e che i responsabili del crollo marciscano in galera per
il resto della loro vita, ma su questo lei, per fortuna, vista la
scelta dei commissari interni, non può mettere becco.
Ora le faccio una proposta.
Il suo partito è per la democrazia diretta giusto?
Bene, venga con il suo modellino di Ponte futuristico, a Borzoli, a
Certosa, a Bolzaneto, tra le macchine in coda da 4 ore e ce lo
proponga.
Avanti Ministro, venga tra i cittadini a prendersi la democrazia
diretta.
Toninelli, un Ponte, serve solo un cazzo di PONTE.