09/10/2019
Ristrutturazioni immobiliari: l’emergenza si chiama manodopera
In Italia, nel 2018, oltre la metà degli investimenti in
costruzioni hanno riguardato il settore residenziale. Nel
dettaglio, il 37 per cento è stato impiegato per la manutenzione
straordinaria degli immobili, sostenuta dai diversi bonus statali,
mentre solo il 14,5 per cento è stato usato per la realizzazione di
nuovi edifici. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio
Congiunturale sull’Industria delle Costruzioni elaborato da Ance
che inoltre evidenzia come, in termini di investimenti, il settore
continui a offrire un contributo rilevante, rappresentando l’8 per
cento del Pil italiano.
Tuttavia questo settore ha un enorme problema da affrontare: la
qualità degli interventi.
Gli interventi di ristrutturazione sono poco progettati, poco controllati e spesso eseguiti male. Gran parte dei lavori di ristrutturazione riguardano la sostituzione dei pavimenti, degli impianti termotecnici, delle finestrature e la realizzazione di cappotti. Si tratta di piccoli e micro interventi poco considerati dai progettisti, spesso gestiti dai proprietari in modo quasi autonomo, escluse le procedure per l’ottenimento dei permessi, e realizzati da manodopera scelta principalmente sulla base del prezzo e non delle competenze.
Questo fenomeno sta creando problemi sia per quanto riguarda la
struttura del mercato delle costruzioni sia per quanto riguarda la
qualità degli interventi, che ricordiamo sono in parte finanziati
dallo Stato.
I lavori di piccola ristrutturazione infatti, non sempre sono
adatti alle reali esigenze di ammodernamento e spesso presentano
evidenti problemi di durabilità già dopo pochi mesi dalla chiusura
del microcantiere.
Una gestione non professionale di tali interventi favorisce
piccole organizzazioni artigianali spesso senza
specializzazione ma che si propongono per qualsiasi
intervento: dalla muratura alla pittura, fino alla pavimentazione e
all’applicazione dei cappotti. Un sistema che sta distruggendo le
piccole e storiche aziende strutturate.
In Italia manca un sistema di qualifica obbligatoria - e spesso anche volontaria - di molte di queste figure specializzate e il risultato è che il committente privato non ha i mezzi per poter scegliere in modo appropriato a chi affidare l’intervento.
Conpaviper, con il secondo Forum nazionale Massetti e Pavimentazioni Continue, vuole toccare proprio questo tema. Occorre tornare a dare valore alla competenza e all’esperienza, con l’obiettivo di ricostruire le scuole familiari e aziendali dell’arte e artigianato dell’edilizia che hanno sempre connotato la manodopera italiana come eccellenza internazionale. È ormai fondamentale valorizzare le soluzioni qualificate tramite certificazioni e marcature, perché un risparmio di 100 euro oggi porta a 700 euro di costi domani a causa di una cattiva manodopera o una scelta errata delle soluzioni.
«È necessario arrivare al riconoscimento del patentino di specializzazione edile nelle norme italiane - ha detto Per Luigi Schiavo, presidente di Conpaviper - a tutela non solo della storica industria delle costruzioni italiana, ma soprattutto degli utenti finali e degli investimenti che lo Stato fa nel settore delle costruzioni. Un sistema di qualifica che si basi su esperienza, competenza e conoscenza di ogni singola specifica attività».
Nella due giorni del Forum a Rimini s’incontreranno le diverse associazioni del settore delle pavimentazioni (cemento, calcestruzzo, parquet, ceramica, linoleum) per discutere su come qualificare uno dei compartimenti più importanti dell’edilizia italiana.
Ricordiamo che in Italia si realizzano circa 200 milioni di metri quadri di pavimentazioni l’anno.
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