Professionisti in cantiere: ancora a rischio salute e per la potenziale negazione del compenso
"Oltre al danno la beffa: mancata tutela della salute nella fase lavorativa in cantiere e potenziale negazione del compenso. Quella del lavoratore intellettuale sta diventando di fatto una professione a rischio". E’ l’allarme lanciato da Marco Becucci, presidente di Inarsind Toscana Centro, il sindacato che raccoglie le istanze di ingegneri e architetti liberi professionisti della regione.
Allo stato attuale, infatti, nei cantieri "il danno - spiega Becucci - è che senza indicazioni concrete e specifiche su chi debba vigilare, su cosa e come si debba vigilare e poi come si debba gestire l’esito della vigilanza sulla salute dei lavoratori, di fatto non si rispetta il Testo Unico e scade tutto l’impianto della gestione della tutela prevista dal Legislatore".
"Nel caso della Toscana - entra nel merito Becucci - dato doverosamente atto dell’impegno del Presidente Rossi e dell’Assessore alla Presidenza Bugli di fornire indicazioni specifiche per tutti i settori, va anche detto che quando il Governo nazionale fornisce indicazioni con lacune di questo livello non è semplice, nella contingenza dell’urgenza imposta dagli eventi, individuare subito il da farsi: e così, dall’8 aprile, quando fu posta la questione della sicurezza da contagio per la riapertura dei cantieri, siamo arrivati all’8 giugno, sono passati due mesi, senza che la questione sia stata affrontata".
Ma da dove ha origine questa confusione pericolosa: "L’inghippo della questione nasce - spiega Becucci - da un buco ‘ideologico’ contenuto nel Testo Unico sulla sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, che all’articolo 2, definisce chi si debba qualificare come ‘lavoratore’ destinatario delle tutele previste". Nel cantiere ci sono tre tipi di lavoratori: i lavoratori autonomi, i lavoratori dipendenti, i lavoratori intellettuali (progettisti, direttori dei lavori e coordinatori per la sicurezza e altri).
L’inghippo si cui sopra, spiega ancora il presidente toscano, "nasce dal fatto che il protocollo tra Governo e parti sociali del 24 aprile 2020 - da cui origina il problema della mancata tutela degli ‘intellettuali’ - e poi recepito nei Dpcm successivi, si occupa e preoccupa solo dei lavoratori dipendenti da impresa e dei lavoratori autonomi con esclusione dei lavoratori intellettuali, ai quali, paradossalmente, il protocollo affida poi, invece, il gravoso compito di verificare e vigilare sui presidi di sicurezza degli altri lavoratori addetti alle lavorazioni di cantiere".
A cura di INARSIND
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