Regione siciliana: Urbanistica, dopo 41 anni arriva la riforma
«La stagione delle riforme oggi raggiunge una nuova e
significativa tappa: il Piano urbanistico regionale è uno strumento
del quale si avvertiva la necessità da diverso tempo e grazie al
quale potremo dare una linea di sviluppo all'attività urbanistica
dell'Isola, coinvolgendo non solo le aree urbane ma anche i
territori rurali a destinazione agricola, i trasporti, la vocazione
turistica, l'energia. Uno strumento di grande importanza, a
distanza di 41 anni dall'ultimo testo di sistema».
Cosi il presidente della Regione Siciliana Nello
Musumeci, spiegando le ragioni di una riforma attesa da
tanti anni e che è stata presentata oggi a Palazzo d'Orleans,
insieme all'assessore al Territorio Toto Cordaro e
al dirigente generale del dipartimento Urbanistica Giovanni
Salerno.
«Si punta sulla riqualificazione dell'esistente - ha aggiunto
il governatore - immaginando uno sviluppo organico senza consumo di
suolo e attraverso una semplificazione delle procedure che prevede
un'ampia autonomia e quindi maggiori responsabilità per i Comuni
siciliani nelle scelte di carattere urbanistico, insieme a una
riduzione notevole dei tempi di approvazione, che passeranno dagli
attuali 540 giorni ai 180 previsti dal testo di riforma».
Per l'assessore al Territorio, Toto Cordaro
«si provvede a colmare una lacuna, introducendo importanti
novità, all'insegna della razionalizzazione e per uno sviluppo
armonico e sostenibile delle città e del territorio».
Il Ptr, il Piano territoriale regionale, che
definisce finalità e indirizzi in materia di governo del territorio
su scala regionale e che orienta, indirizza e coordina la
programmazione delle risorse e la pianificazione urbanistica. Nel
Piano è contenuta la programmazione delle risorse e la
pianificazione delle città metropolitane, dei consorzi e dei
Comuni, singoli e associati.
«Si tratta di uno strumento articolato, perché la materia è
complessa - ha aggiunto il presidente Musumeci - e ci
siamo accostati a essa con due obiettivi. Il primo è di carattere
finanziario: riqualificare l'esistente significa razionalizzare ed
economizzare anche gli interventi finanziari. Il secondo è quello
della semplificazione: meno attese per il cittadino, tempi più
brevi per l'ente pubblico. Affidiamo, da ora in poi, ai Comuni la
quasi totalità delle responsabilità inerenti le scelte
urbanistiche».
Il disegno di legge si compone di 53 articoli, ed è stato elaborato
dalla struttura interna dopo avere ascoltato diverse
professionalità e rappresentanti del mondo accademico.
Un'attenzione particolare assume l'aspetto legato al rischio
sismico e idrogeologico. Questo testo di riforma - al quale si è
lavorato per circa sei mesi - si caratterizza infine per
l'assoluta mancanza di condoni o sanatorie.