Approvazione Decreto Aiuti: cosa accadrà al Senato?
Arrivati a questo punto nulla può essere dato per scontato. Dopo la fiducia al Governo, ieri la Camera ha approvato il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 (Decreto "Aiuti") che adesso passa ufficialmente all'esame del Senato.
L'approvazione alla Camera
Dove sta la novità? Intanto, vuoi per la giornata particolarmente lunga, vuoi per le tensioni che hanno caratterizzato negli ultimi mesi i rapporti tra Governo e le principali forze parlamentari (M5S in testa), per l'approvazione del ddl di conversione sono servite due distinte giornate (il 7 e l'11 luglio 2022), in cui prima si è votata la fiducia al Governo (410 voti favorevoli, 49 contrari e 1 astenuto) e poi si è proceduto con l'approvazione del disegno di legge di conversione. Ed è proprio in questa votazione che non sono mancati i colpi di scena.
Per l'approvazione del ddl di conversione del Decreto Aiuti hanno votato 313 deputati con 266 voti favorevoli e 47 contrari. Numeri che hanno confermato la decisione del M5S di non partecipare al voto e che evidenziano pure un certo imbarazzo, dato che mentre alla Camera è possibile votare prima la fiducia al Governo e poi il provvedimento di conversione, la stessa modalità non è concessa dal regolamento del Senato che si dovrà esprimere questa settimana.
Proprio per questo motivo, il Premier Mario Draghi è subito salito al Colle dal Presidente della Repubblica per capire cosa fare. Il fatto che al Senato il voto di fiducia coinciderà con quello sul provvedimento potrebbe creare la situazione abbastanza infrequente che il partito più numeroso che fa parte della maggioranza (almeno sulla carta) possa non votare la fiducia al Governo.
Possibili scenari
A questo punto i possibili scenari sono molteplici. Nel primo i 5 Stelle, coinvolgendo la Lega e parte del Pd, potrebbe aprire ufficialmente la crisi di Governo con Mattarella che avrebbe il compito di scegliere se andare subito ad elezioni oppure dare un nuovo mandato a Draghi.
Nel secondo scenario, complice l'importanza del provvedimento che si sta votando, i 5 stelle confermerebbero una fiducia a tempo al Governo, magari strappando qualche promessa su alcuni dei punti chiave su cui da mesi provano a battersi (superbonus e reddito di cittadinanza in testa).
Nel terzo il Premier Draghi, già particolarmente infastidito dalla situazione, potrebbe rimettere direttamente il mandato al Presidente della Repubblica che, anche in questo caso, avrebbe il compito di scegliere la soluzione migliore per il Paese (voto o nuovo Governo).
Il clima è teso ma certamente entro la fine di questa settimana si riusciranno a comprendere le intenzioni del Governo e delle forze parlamentari che negli ultimi mesi sono riuscite solo a formulare belle parole senza minimamente incidere sull'attività legislativa sempre più Governocentrica.
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