Ponte sullo Stretto: 14 luoghi comuni da smontare
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto-Legge 31 marzo 2023, n. 35 recante “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”, si è inevitabilmente acceso il dibattito sulla reale necessità che Sicilia e Calabria possano essere unite da un collegamento prima ancora di pensare alle problematiche infrastrutturali delle due Regioni.
Il commento di Mario Tozzi
Tra i commenti pubblichiamo quello del geologo Mario Tozzi che ha affidato ai social il suo punto di vista, rilevando una serie di luoghi comuni che ha puntualmente smentito.
1) Chi si oppone al ponte lo fa per ideologia.
No, lo fa perché ci tiene che la situazione paesaggistica,
ambientale e culturale dello stretto non sia sfregiata per sempre.
Perché conosce il valore degli ecosistemi e sa che contribuiscono
in maniera fondamentale al benessere dei sapiens. L'ideologia non
c'entra, c'entra l'ecologia.
2) Chi si oppone al ponte è di sinistra.
Non è condizione necessaria né sufficiente, basta avere a cuore il
futuro dei sapiens, la natura e il paesaggio. I partiti non
c'entrano: la mia prima opposizione al ponte è del 1996, quando
governava Prodi e quel governo voleva il ponte.
3) Chi si oppone al ponte si oppone al progresso e allo
sviluppo.
A parte che non credo il progresso si misuri in cemento e asfalto,
non è più tempo che le infrastrutture guidino lo sviluppo, lo
devono assecondare, semmai. Un esempio: il nordest italiano è un
grande motore economico, pure se non è così infrastrutturato.
Invece la zona di Corigliano Calabro, pur avendo goduto di un nuovo
grande porto, non si è sviluppata così tanto: l'infrastruttura non
ha portato alcuna differenza.
4) Ma i ponti altrove li fanno.
Sì, ma solo dove servono, non risulta sia in costruzione un ponte
sullo stretto di Gibilterra per unire Africa e Europa e nemmeno uno
sulle Bocche di Bonifacio.
5) E allora il Golden Gate?
Cosa abbia a che vedere lo sconfinato spazio nordamericano con
quello dello stretto non si comprende. Peraltro il Golden Gate
perde qualche milione di dollari all'anno, nonostante il pedaggio.
Quando è stato costruito, poi, il risanamento antisismico della
baia di Oakland era già avanzato e il resto delle infrastrutture
sostanzialmente in ordine. Prima la sicurezza.
6) E allora il ponte giapponese in area sismica?
Costruito dopo 30 anni dal progetto, il ponte di Akashi fu
risistemato dopo il terremoto del 1995, che non era stato previsto
di quella M. Il pilone meridionale si spostò di 120 cm. La
ferrovia, inizialmente prevista, non fu mai realizzata. Non proprio
un ottimo paragone.
7) Il ponte serve ai pendolari.
No, dei circa 5000 pendolari, oggi l'80% non prende l'auto e ci
mette 25'. Domani ci metterebbe un'ora per prendere l'auto, uscire
da Rc o Me, pagare pedaggio, attraversare, rientrare in Me o Rc,
parcheggiare.
8) Il ponte serve alle merci.
No, una cassetta d'arance da Palermo a Genova conviene spedirla con
la nave, considerando che 1 hp marino sposta 4000 kg di merce e uno
su gomma 150.
9) Serve ai turisti.
Solo un insano di mente può andare in auto da Francoforte a
Catania. E se vuole può imbarcare l'auto a Genova o a Napoli, si
riposa e inquina meno.
10) Sarà un'attrazione turistica.
Se qualcuno viene in Sicilia per il ponte e non per Piazza
Armerina, Palermo, Catania, Etna, Alcantara, Nebrodi, Segesta,
Selinunte, Taormina, Eolie, Egadi va ricoverato d'urgenza in
tso.
11) Chi si oppone al ponte è razzista perché al sud non si fa
mai niente.
Io mi oppongo a tutte le opere inutili, comprese bretelle,
pedemontane e altre amenità, dovunque siano.
12) Basta con i no.
Lo dico anche io, basta con quelli sbagliati: lo scolmatore del
Bisagno a Genova bisogna realizzarlo subito, così come gli impianti
di trattamento biologico dei rifiuti. Che c'entra col ponte non si
capisce.
13) Gli italiani sono grandi costruttori di ponti.
Vero, però negli ultimi 10 anni ne sono crollati una dozzina.
14) I romani costruivano ponti, gli egiziani le piramidi, i
francesi la tour Eiffel.
Ne prendiamo atto, ma erano altri tempi e le considerazioni
ambientali di là da venire. Oggi l'Italia divora 2 mq/sec di
territorio, una cifra spaventosa. Ci sarà un limite alla nostra
espansione, o pensiamo di poter vivere senza ambienti naturali?