2024 anno nero per il settore delle costruzioni. Non bastano gli investimenti del PNRR
Abbiamo appena superato il primo semestre e il 2024 si prefigura già estremamente problematico per il settore delle costruzioni caratterizzato da una significativa contrazione degli investimenti.
Il Rapporto CRESME
La conferma è arrivata dal 36esimo Rapporto Congiunturale e Previsionale del CRESME secondo il quale il comparto delle costruzioni sarebbe in forte calo. Una decrescita che risulta essere mitigata solo marginalmente dagli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che non riescono ancora a produrre effetti tangibili ovvero stati di avanzamento lavoro (SAL), unico vero termometro utilizzabile.
Risulta, altresì, evidente che gli investimenti in opere pubbliche non siano riusciti a compensare la diminuzione dell’attività edilizia nel privato che, dopo il passaggio del superbonus con aliquota al 70% e lo stop al meccanismo delle opzioni alternative (sconto in fattura e cessione del credito), ha visto calare gli investimenti da una media di 3,3 miliardi di euro di investimenti al mese, ai 230 milioni di euro al mese (aprile-maggio 2024).
Secondo i dati del rapporto CRESME, il 2024 si chiuderà con una flessione nei lavori di riqualificazione del 26,5%, mentre le opere pubbliche registreranno un incremento dell'11,4%. Il calo complessivo del settore viene quindi stimano al 9,5% per gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione.
Il commento di Federcepicostruzioni
“La frenata del settore, legata in buona parte allo stop brusco ed esagerato degli incentivi - commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi - dimostra come l’intera questione Superbonus sia stata affrontata con troppa approssimazione. Occorre ora decidere con urgenza quali politiche adottare per l’efficientamento energetico del nostro patrimonio edilizio, che rimane vetusto, insicuro ed energivoro. La normativa quadro europea sulle case green comporta investimenti considerevoli, soprattutto in paesi come l’Italia, e senza incisive misure di sostegno è inimmaginabile raggiungere gli obiettivi indicati dall’Unione europea”.
Nel 2024, il PNRR continuerà a svolgere un ruolo cruciale. Tuttavia, le recenti revisioni del piano evidenziano uno spostamento degli investimenti dalle opere pubbliche agli incentivi per privati e imprese, sollevando interrogativi sulla capacità di rispettare la riserva del 40% delle risorse destinate al Mezzogiorno. “Si tratta di ulteriori questioni strategiche che occorre sollecitamente chiarire - dichiara ancora il presidente Antonio Lombardi - soprattutto per territori come il Mezzogiorno che scontano pesanti gap infrastrutturali. Incentivare le aziende ma costringerle ancora ad operare in territori pesantemente penalizzati in termini di infrastrutture e di servizi, equivale sostanzialmente nel certificare il fallimento del Pnrr e dei suoi obiettivi strategici”.
“Il rapporto CRESME - conclude il presidente Lombardi - rivela un quadro complessivo di criticità attuali ed emergenti per il settore delle costruzioni in Italia, che richiede interventi strategici e politiche incisive ed efficaci. Nuovi modelli di partenariato pubblico-privato ed un piano strutturato di sostegno alla trasformazione territoriale e alla riqualificazione urbana saranno fondamentali per garantire una ripresa sostenibile e duratura del mercato”.
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