Correttivo Codice dei contratti, le critiche di Fondazione Inarcassa su appalto integrato e accordi quadro
“Con l’arrivo del “Correttivo” nelle Commissioni Ambiente di Camera e Senato possiamo fare un primo tagliando al Codice dei contratti pubblici. Già nei mesi scorsi abbiamo portato all’attenzione del legislatore il punto di vista degli architetti e ingegneri liberi professionisti su diversi temi centrali rispetto ai quali riteniamo siano in gioco il futuro e la qualità della progettazione nel nostro Paese”.
Correttivo Codice dei contratti: l’audizione di Fondazione Inarcassa
Queste le parole dell’ing. Andrea De Maio, Presidente di Fondazione Inarcassa, intervenuto nelle audizioni in Commissione ambiente di Camera e Senato sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36.
Relativamente alla modifica all’art. 100 del Codice dei contratti, che, ricordiamo, amplia il periodo all’interno del quale valutare il requisito di capacità economica e finanziaria e quello di capacità tecnica e professionale, positivo è il commento di Fondazione Inarcassa.
Positiva è anche la valutazione di Fondazione Inarcassa sulla modifica all’art. 41 del Codice, che farebbe chiarezza sul tema dell’equo compenso e sulle possibilità dei professionisti di presentare ribassi sull’importo a base di gara e delle stazioni appaltanti di accettarli.
No ad appalto integrato e accordi quadro
Non solo apprezzamenti. “Molto resta ancora da fare – continua il Presidente De Maio - su accordi quadro e appalto integrato, due istituti che nell’attuale previsione del Codice limitano la concorrenza e impediscono la crescita delle realtà professionali di piccola e media dimensione”.
“Continuiamo ad esprimere una posizione fortemente contraria sull’appalto integrato, un istituto che non riduce i costi né i tempi realizzativi, come peraltro confermato da Anac nel 2021. Inoltre, l’appalto integrato lede il principio di terzietà del progettista, a garanzia della pubblica amministrazione. La nostra proposta è quindi volta a limitarne il ricorso ai soli casi l’impresa può dare un particolare contributo in termini di innovazione tecnologica e comunque per opere il cui importo dei lavori sia superiore alla soglia comunitaria”.
“L’altro tema critico riguarda l’accordo quadro - ha aggiunto De Maio - un istituto cui ricorrono talune stazioni appaltanti medio-grandi che, per evitare le gare accorpano in un unico grande appalto l’affidamento di tanti incarichi professionali tra loro diversi, non omogenei, non standardizzabili e non ripetitivi”. Pertanto, poiché nei servizi di natura intellettuale l’accordo quadro limita e distorce la concorrenza, in contrasto con i principi dello Small Business, occorre impedirne il ricorso per i servizi di natura intellettuale. Il progetto, conclude il Presidente De Maio, è un prodotto dell’intelletto e non il frutto di un processo industriale”.
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