Partenariato pubblico-privato, tornare ai contenuti pre-correttivo
“Il settore delle costruzioni è fatto di piccole e medie imprese; per questo, si è fatto in modo di allargare la partecipazione delle imprese agli appalti pubblici con la formula dei consorzi stabili. Dobbiamo mantenere assolutamente lo strumento dei consorzi stabili, ma rendere il contesto normativo dei consorzi in modo strutturale e chiaro, come ho proposto negli emendamenti che ho presentato”.
Queste le parole di Erica Mazzetti, deputata e responsabile nazionale dipartimento lavori pubblici di Forza Italia, nel corso dell'evento di Ance Toscana "Le modifiche al Codice dei Contratti pubblici introdotte dal Correttivo" a Firenze.
Tutelare i consorzi stabili
“L'obiettivo è tutelare i consorzi stabili e di conseguenza le pmi – continua la deputata di Forza Italia – pertanto, è fondamentale dare stesse regole per i consorzi di cooperative e artigiani, equiparandoli e mettendo al centro la qualità delle stesse, con requisiti minimi e un periodo transitorio. Tutto questo per dare l'opportunità a tutte le imprese di partecipare in regolare concorrenza agli appalti pubblici".
PNRR: solo il 30% messo a terra
Quanto ai lavori pubblici, "bisogna finire il Pnrr e, per farlo, servirà una proroga, visto che solo il 30% è stato messo a terra fino ad oggi". "Oltre al fare le opere" è "fondamentale la manutenzione delle opere pubbliche", per le quali occorre "una pianificazione strutturale".
"Il 2025 - ha rimarcato Mazzetti - deve essere un anno di transizione nel quale porre le basi per lo sviluppo futuro del settore con norme chiare e stabili per dare la possibilità alle imprese di fare programmazione. In questo modo si permette di agevolare gli investimenti".
Partenariato pubblico-privato peggiorato
"Alcune modifiche - ha sottolineato la Mazzetti - rischiano di peggiorare e vanno migliorate. Bisogna fare in modo che le imprese possano lavorare tranquillamente, perché l'equo guadagno è giusto, in sinergia con il partenariato pubblico-privato, che il correttivo ha declassato e complicato non rendendolo più appetibile da parte del proponente che deve investire per un'opera pubblica o una gestione di servizi e, viste le condizioni economiche dello stato, sono certa che lo strumento vada salvaguardato e data certezza della norma e del diritto. La soluzione è tornare ai contenuti del codice del 2023. Tutto questo – conclude – va visto in un quadro più ampio europeo, in vista della nuova direttiva".
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