Digitalizzazione e gare BIM: adozione parziale e discontinua
A che punto siamo con la digitalizzazione degli appalti pubblici di servizi tecnici? E come si sta realmente affermando il BIM nei bandi di gara per l'affidamento di servizi di ingegneria e architettura?
Domande tutt’altro che retoriche, alla luce dell’8° Report OICE sulla digitalizzazione e sulle gare BIM emesse nel 2024, che offre uno spaccato utile per comprendere se e quanto la transizione digitale del progetto pubblico stia procedendo.
Il BIM nei bandi pubblici non decolla
Secondo i dati pubblicati da OICE, nel 2024 la percentuale di gare con richiesta di BIM si è attestata al 13,2% del totale dei bandi per servizi di ingegneria e architettura, in lieve calo rispetto al 13,7% del 2023. Un dato apparentemente stabile che però nasconde una riduzione significativa in termini assoluti: i bandi BIM sono infatti scesi da 637 a 353, con un crollo del 44,6% riconducibile anche alle difficoltà iniziali nell’applicazione del nuovo Codice dei contratti pubblici.
In oltre l’83% dei casi si tratta di gare sopra soglia UE (oltre 215.000 euro), mentre le attività più frequentemente richieste riguardano la progettazione (55,5%), la direzione lavori (21%) e la verifica della progettazione (17%). Le restanti attività – tra cui rilievi, topografia, supporto al RUP e collaudi – rientrano nel 6,5% dei bandi totali.
Capitolati informativi e punteggi BIM
Nonostante la crescente importanza del BIM nel dibattito tecnico e normativo, la sua applicazione concreta nei bandi pubblici appare ancora frammentata. Un dato su tutti: solo nel 25,2% delle gare è stato effettivamente allegato il capitolato informativo BIM, in calo rispetto al 29,4% del 2023. Una lacuna significativa, se si considera che il capitolato è il documento fondamentale per garantire la coerenza e la corretta gestione del processo informativo.
Anche la valorizzazione del BIM come elemento premiante è in flessione: nei 192 casi (pari al 54,4% del totale) in cui il BIM è stato valutato come criterio tecnico, il punteggio medio assegnato varia da 7,6 a 15,2 punti, circa due punti in meno rispetto al 2023.
Pochi attori e poco coordinamento
Il Report sottolinea anche la concentrazione degli affidamenti in capo a poche stazioni appaltanti: ANAS, RFI, Agenzia del Demanio, Invitalia e alcune Autorità Portuali hanno emesso il 13,5% dei bandi BIM totali, in calo rispetto al 34,3% del 2023. Si tratta di soggetti storicamente più strutturati, ma la loro incidenza decrescente testimonia un’estensione ancora limitata dell’uso del BIM ad altri ambiti della P.A.
Quanto alla tipologia di interventi, il 79% ha riguardato opere puntuali (contro il 76,5% del 2023), mentre le opere lineari rappresentano il 21% (in calo rispetto al 23,5%).
Competenze digitali
Sul fronte delle competenze, si segnala invece un segnale incoraggiante: le gare che richiedono certificazioni UNI per le competenze BIM sono salite al 34% (+66% rispetto al 2023), segno che almeno sul versante professionale qualcosa si muove nella giusta direzione.
I commenti istituzionali raccolti da OICE restituiscono un quadro chiaro. Secondo Alfredo Ingletti, vicepresidente OICE con delega alla digitalizzazione, “l’adozione del BIM è stata finora più una risposta a obblighi normativi che una reale revisione dei processi. Serve un cambio di mentalità, sia nella P.A. che tra gli operatori”.
Dello stesso avviso il Presidente Giorgio Lupoi, che ha sottolineato: “Il divario tra chi ha investito consapevolmente nel BIM e chi lo affronta in modo superficiale è evidente. La digitalizzazione riguarda l’intero ciclo di vita dell’opera, non solo la modellazione tridimensionale. Ci aspettiamo molto dall’introduzione dell’obbligo BIM per i lavori sopra i 2 milioni e dalle potenzialità dell’intelligenza artificiale, sulle quali molte società OICE stanno già lavorando”.
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