Estensione Split Payment ai liberi professionisti: critica la posizione della RPT
Come prevedibile non è piaciuta la nota diffusa da Palazzo Chigi che prevedrebbe una modifica al DL correttivo dei conti pubblici per l'ampliamento del mecca...
Come prevedibile non è piaciuta la nota diffusa da Palazzo Chigi che prevedrebbe una modifica al DL correttivo dei conti pubblici per l'ampliamento del meccanismo cosiddetto Split Payment anche ai liberi professionisti.
Ricordiamo che il meccanismo era già stato contestato dal mondo dell'imprenditoria e prevede che dall'1 gennaio 2015 le pubbliche amministrazioni, in relazione agli acquisiti di beni e servizi effettuati nel territorio dello Stato, devono pagare ai fornitori solo il corrispettivo, versando invece direttamente all'erario l'IVA, esposta in fattura (c.d. split payment). A prevederlo è stata legge di stabilità per il 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190 - art. 1, comma 629, lett. b), che ha stabilito per le pubbliche amministrazioni acquirenti di beni e servizi, un meccanismo di scissione dei pagamenti da applicarsi alle operazioni per le quali dette amministrazioni non siano debitori d'imposta ai sensi delle disposizioni generali in materia di IVA. In base a questo meccanismo le pubbliche amministrazioni, ancorché non rivestano la qualità di soggetto passivo dell'IVA, devono versare direttamente all'erario, con le modalità e nei termini indicati nel decreto, l'imposta sul valore aggiunto che è stata addebitata loro dai fornitori.
A tal fine, era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 27 del 3 febbraio 2015 il Decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 23 gennaio 2015 recante "Modalità e termini per il versamento dell'imposta sul valore aggiunto da parte delle pubbliche amministrazioni" attuativo delle disposizioni previste dalla Legge di Stabilità per il 2015. Il decreto, tra le altre cose, definisce:
- gli effetti della norma sui soggetti passivi fornitori
- le modalità di esigibilità e versamento dell'imposta;
- le disposizioni per le pubbliche amministrazioni soggetti passivi dell'IVA;
- le modalità di monitoraggio e controllo.
Fortemente contraria la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) che in una nota ha contestato la possibilità di estensione del provvedimento anche ai liberi professionisti anche in considerazione che la norma era stata inizialmente prevista e poi eliminata dal Ministro Pier Carlo Padoan.
A quanto sembra, invece, nonostante la pessima situazione in cui versano i liberi professionisti italiani, il Governo non vorrebbe fare marcia indietro, prevedendo l'applicazione del meccanismo di scissione dei pagamenti anche sui compensi percepiti dai liberi professionisti.
“Questo meccanismo rischia di stritolare i liberi professionisti italiani – afferma in una nota la Rete delle Professioni Tecniche - La drastica contrazione della liquidità determinata dal mancato incasso dell’IVA comporterà per i professionisti il ricorso sempre crescente a fonti di finanziamento bancario, con conseguente aumento degli oneri per interesse. Senza considerare che i compensi dei professionisti sono già soggetti alla ritenuta d’acconto. Se impediamo ai professionisti di scaricare l’IVA sui costi sostenuti, la situazione è destinata a diventare esplosiva, perché va a sommarsi agli effetti di una contrazione dei redditi professionali che ormai deve considerarsi strutturale. Senza contare il fatto che il limite al di sopra del quale i crediti di imposta possono essere usati in compensazione si riduce dagli attuali 15mila a 5mila euro”.
“A fronte di un Parlamento che si appresta ad approvare per la prima volta un provvedimento organico di tutela del lavoro autonomo - continua la RPT - il Governo con questa annunciata disposizione rischia di far saltare il già precario equilibrio finanziario in cui si trovano centinaia di migliaia di professionisti. Senza contare il fatto che si vengono a creare disparità di comportamento e quindi diseguaglianze, fra i professionisti che operano per gli enti pubblici e chi opera solo o prevalentemente con i privati”.
“Per questi motivi – conclude la Rete – chiediamo che il Governo ci ripensi e, come già era accaduto nel 2015, escluda i compensi dei professionisti dall’applicazione dello split payment”.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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