Ance: 'La soft regulation ha fallito, Codice dei contratti da riscrivere'
Con la nascita del nuovo Governo, inevitabilmente, non si poteva non tornare a parlare di cosa fare della riforma degli appalti pubblici cominciata dal Gover...
Con la nascita del nuovo Governo, inevitabilmente, non si poteva non tornare a parlare di cosa fare della riforma degli appalti pubblici cominciata dal Governo Renzi nel 2016 e che a distanza di 2 anni stenta a vedere il suo completamento finale.
Vuoi per una legge delega molto (forse eccessivamente) dettagliata e per un decreto legislativo pensato per lasciar passare un messaggio di semplificazione che nella pratica non si è ancora visto, ad oggi non si è ancora capito quale sarà il futuro del Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (c.d. Codice dei contratti). Nelle ultime settimane si sono susseguite dichiarazioni ondivaghe di chi a diverso titolo ha dato il classico colpo alla botte e uno al cerchio, non lasciando trasparire una linea di pensiero univoca.
Tutti, politici e professionisti, hanno rilasciato dichiarazioni altalenanti. Gli unici a mantenere un pensiero univoco sul codice dei contratti sono stati i costruttori italiani che con l'ANCE sono sempre stati puntualmente critici nei confronti della riforma.
Per questo motivo ho intervistato il Vice Presidente ANCE con delega alle opere pubbliche, dott. Edoardo Bianchi, a cui ho posto alcune domande.
D. Dal momento in cui si è insediato il nuovo Governo si è cominciato a parlare del nuovo Codice dei contratti e della posizione dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. Complessivamente come giudica la riforma degli appalti dal punto di vista strutturale e dei contenuti?
R. La riforma con i principi contenuti nella legge delega (11/2016) era stata dall’ANCE condivisa ed apprezzata. Nel passaggio dalla legge delega al Codice vi è stato un complessivo travisamento dei contenuti che ha portato alla nascita di una legge che, pur contendo innovazioni importanti, era segnata da diffuse inapplicabilità pratiche che aumentavano, al contempo, la discrezionalità delle stazioni appaltanti senza aver prima nemmeno avviato il percorso di razionalizzazione ed ottimizzazione del loro funzionamento.
D. Quali sono le criticità principali che avete riscontrato in questi 2 anni di applicazione del D.Lgs. n. 50/2016?
R. Le criticità riscontrate sono testimoniate dal
comportamento dello stesso legislatore che appena ha potuto è
ricorso a deroghe importanti. Il G7 di Taormina, le Universiadi del
2019, i mondiali di Cortina 2021 sono solo i casi più emblematici
della fuga dal Codice. Chi aveva assicurato che con il Codice non
ci sarebbero state più deroghe alla prima occasione pratica ha
tradito il Codice appena nato.
Le criticità sono quelle evidenziate dalla Giustizia amministrativa
(TAR e CdS) che ad oggi per ben 10 volte hanno chiesto all’Europa
di verificare se ciò che ha scritto il legislatore italiano fosse o
meno conforme ai principi della comunità europea.
D. Ritiene che la scelta di suddividere il vecchio regolamento D.P.R. n. 207/2010 (non ancora completamente abrogato) in tanti provvedimenti attuativi sia stata corretta?
R. Ad oggi l’istituto della soft regulation è
fallito. Continuando di questo passo una volta terminata
(quando ?) l’emanazione di tutti i necessari provvedimenti
attuativi ci troveremo davanti ad un corpo normativo molto più
voluminoso, e meno chiaro, del Regolamento 207.
Non è sufficiente prendere un istituto anglosassone e trapiantarlo
in un altro Paese, con cultura e mentalità diverse, per vederlo
attuato.
Lo stesso vale per un altro istituto di grande importanza quale il
“Debat Pubblic”; siamo sicuri che non determinerà alcun rigetto
prendere un istituto nato ed attuato in Francia e calarlo in una
realtà, la nostra, diversa per il rapporto che intercorre tra P.A.
e cittadini?
D. Entrando nel dettaglio, come giudica le innovazioni che riguardano:
- l'appalto sul progetto esecutivo;
R. Ben venga l’appalto su progetto esecutivo ma è doveroso sottolineare come l’OEPV ma si concilia in molti casi con una progettazione esecutiva a base di gara. Forse potrebbe essere ripensato l’utilizzo dell’appalto integrato su progetto definitivo. In questo senso di recente anche l’ANAC si è espressa. Su i progetti di manutenzione deve essere attuata la opzione di legge che prevede la possibilità di andare in gara con esecutivo alleggerito.
- l'offerta economicamente più vantaggiosa come principale criterio di aggiudicazione;
R. L’OEPV è lo strumento migliore per premiare le imprese
che si strutturano ed investono in professionalità. Vi è un grande
spazio di discrezionalità nell’individuare l’offerta migliore ed è
quindi necessario un bilanciamento che garantisca la trasparenza e
la scelta della migliore offerta.
E’ indispensabile che venga portata a termine la qualificazione
delle stazioni appaltanti ed entri in funzione l’albo dei
commissari di gara.
Per le gare di importo più contenuto e dove non vi è complessità
tecnologica l’OEPV, ora, non è adatta.
- il subappalto.
R. Deve essere ricondotto nei confini delle previsioni europee; continuiamo a scontare una vecchia errata impostazione di inquadrarlo come norma di polizia e non come organizzazione dei fattori della produzione.
D. Quali sono i punti principali su cui il Governo dovrebbe agire per migliorare la riforma degli appalti? provi a stilare una sua road map.
R. Il Codice deve essere profondamente e
diffusamente riscritto.
Nelle more della riscrittura serve un provvedimento ponte che
recependo 4/5 temi possa consentire una risposta adeguata alle
necessità ed aspettative del Paese.
La soft regulation ha fallito serve un testo che contenga
unitariamente tutte le prescrizioni per progettare, bandire una
gara, aggiudicare un contratto ed eseguire i lavori.
Deve essere rivisto il ruolo del CIPE , per evitare doppi/tripli
passaggi, così come è essenziale che venga riconfigurato il
perimetro della responsabilità erariale perché non sia più
vantaggioso il non fare che il fare.
Ringrazio il Vice Presidente Bianchi per il prezioso contributo e lascio a voi ogni commento.
A cura di Ing. Gianluca Oreto
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