Decreto Legge #sbloccacantieri: il parere degli Architetti Italiani (CNAPPC)
Ad un passo dal Consiglio dei Ministri che avrà il compito di approvare il primo atto dell'opera di rivisitazione complessiva delle norme che regolano il set...
Ad un passo dal Consiglio dei Ministri che avrà il compito di approvare il primo atto dell'opera di rivisitazione complessiva delle norme che regolano il settore dei lavori pubblici (il c.d. Decreto #sbloccacantieri), e su cui si sono già espresse le due compagini di Governo, abbiamo sentito il Vicepresidente del CNAPPC Rino La Mendola, che sta seguendo i lavori nel ruolo di coordinatore del Tavolo Lavori Pubblici della Rete delle Professioni Tecniche.
Avete letto la bozza del decreto varato dal MIT? Quali sono le vostre valutazioni?
Anche questa volta, registriamo un decreto omnibus che entra nel merito di provvedimenti specifici, come il codice dei contratti ed il testo unico sull’edilizia, rischiando di alternarne la visione complessiva. Apprezziamo l’impegno del Governo per un auspicato snellimento delle procedure, che però non può prescindere da una visione organica dei provvedimenti su cui si intende intervenire. Sul tema, la Rete delle Professioni Tecniche ha partecipato, Venerdì scorso, ad un incontro con il Governo ed in particolare con il Presidente Conte, il Vicepresidente Di Maio ed il Ministro Toninelli, durante il quale la delegazione ha rappresentato la visione delle professioni per una riforma organica del codice, riservandosi di presentare prima possibile un documento con le proposte sull’articolato.
Avete letto le modifiche proposte sull’appalto integrato?
Anche in questo caso, apprezziamo l’impegno del MIT per garantire al progettista una maggiore indipendenza intellettuale nell’esecuzione della sua prestazione professionale, stabilendo che le stazioni appaltanti gli riconoscano direttamente i corrispettivi allo stesso spettanti. Tuttavia, l’appalto integrato rimane sempre una procedura anomala, che potrebbe apparire più snella, in quanto consente l’affidamento dei lavori in mancanza di un progetto esecutivo. Ma questo finisce inevitabilmente per alimentare varianti in corso d’opera, contenziosi ed opere incompiute. Per noi i lavori DEVONO essere affidati solo a fronte di un progetto esecutivo di qualità.
Il Decreto introduce modifiche sostanziali sugli incentivi ai pubblici dipendenti previsti dall’art.113, eliminando la fase della programmazione a vantaggio della progettazione ed estendendo gli stessi incentivi ai dirigenti. Qual è la vostra posizione nel merito?
Siamo assolutamente contrari al dirottamento degli incentivi dalla programmazione alla progettazione, nella consapevolezza che sia indispensabile valorizzare i pubblici dipendenti nell’ambito del controllo dell’intero processo di esecuzione delle opere pubbliche, riservando prioritariamente la progettazione ai liberi professionisti, ma siamo al tempo stesso favorevoli all’estensione degli incentivi ai dirigenti che svolgono il ruolo di RUP e di verifica dell’intero processo dell’appalto.
Cosa pensate delle semplificazioni introdotte nelle procedure negoziate?
Certamente le modifiche introdotte nell’art.36, promuovono uno notevole snellimento delle procedure negoziate, anche se corre l’obbligo di evidenziare che il comma 7, introdotto dal decreto, riservando una percentuale del 50% dei partecipanti ad imprese locali (a livello regionale), è estremamente riduttivo della concorrenza e collide senza dubbio con gli orientamenti pronunciati dalla Corte Costituzionale Europea, con sentenza n°440 del 22 dicembre 2006, e dall’ANAC, con il parere AVCP del 20 ottobre 2010, con il quale l’Autorità aveva sancito che: “… i bandi di gara non possono stabilire limitazioni di carattere territoriale ai fini della partecipazione a gare pubbliche…”. Tutto ciò, riprendendo le precedenti deliberazioni AVCP n. 45/2010, 43/2009, 245/2007, 314/2007 e la stessa sentenza della Corte Costituzionale Europea n°440/2006.
Ci sono altri elementi del decreto che non condividete?
Troviamo che, per i concorsi di progettazione, il decreto segni un brutto passo indietro, rispetto al codice vigente, in quanto prevede che, nel caso in cui il progetto riguardi opere di particolare interesse architettonico, le stazioni appaltanti valutano prioritariamente il ricorso alle procedure concorsuali, ferma restando la possibilità di ricorrere ad altre procedure, purché la decisione sia motivata. Ciò configura un percorso ben diverso da quello tracciato dalla legge delega 11/2016 e dal D.Lgs. n. 50/2016, finalizzato al rilancio della centralità del progetto nell’esecuzione delle opere pubbliche.
Un altro elemento di criticità riguarda la progettazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di cui abbiamo sempre auspicato la semplificazione, magari riducendo il numero degli elaborati o accorpando più livelli della progettazione, ma troviamo surreale il fatto che, per questa tipologia di interventi, venga previsto l’affidamento dei lavori anche sulla base del progetto definitivo. Ribadendo un principio già utilizzato per l’appalto integrato, a nostro avviso, i lavori DEVONO essere affidati solo a fronte di un progetto di qualità, magari semplificato, purché però raggiunga il livello esecutivo.
Infine, siamo molto perplessi per le modifiche introdotte al testo unico per l’edilizia, il quale prevede che l’autorizzazione dell’Ufficio del Genio Civile debba essere subordinata non più alla classe sismica della zona in cui ricade, ma solo alla complessità strutturale delle opere da realizzare. Ciò determinerà inevitabilmente nuove responsabilità per il professionista che, previa valutazione sulla complessità strutturale, dovrà decidere se procedere al semplice deposito o se richiedere l’autorizzazione, che sarà necessaria nei casi di complessità strutturale, anche in zone a bassa sismicità, per le quali in atto basta il deposito del progetto. Quindi la norma, finalizzata allo snellimento delle procedure, finisce per appesantirle e per alimentare contenziosi.
Proporrete al Governo il contributo unitario della Rete delle Professioni Tecniche?
Mettendo a frutto gli esiti importanti dell’incontro dello scorso 7 marzo, presso la sede del Consiglio Nazionale degli Architetti, proveremo a condividere il nostro documento per la riforma del codice dei contratti, non solo con la Rete delle Professioni Tecniche, ma anche con le Regioni ed in particolare con ITACA, l’Istituto per l’Innovazione e la Trasparenza negli Appalti, che supporta spesso i lavori della Conferenza Stato-Regioni.
Ringraziamo il vicepresidente La Mendola per il prezioso contributo.
A cura di Ing. Gianluca Oreto
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