ALLARME RIBASSI: LE RISPOSTE DI PIETRO ANTONIO DE PAOLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE GEOLOGI
Cinque domande per cinque presidenti. Sono già arrivate le risposte alle cinque domande da parte di: Pietro Antonio De Paola, Presidente del CNG Paolo Gras...
Cinque domande per cinque presidenti. Sono già arrivate le
risposte alle cinque domande da parte di: Pietro Antonio De
Paola, Presidente del CNG
Paolo Grassi, Presidente Federarchitetti
Giovanni Rolando, Presidente CNI
Massimo Gallione, Presidente CNAPPC
mentre siamo in attesa di quelle di:
Braccio Oddi Baglioni, Presidente Oice.
Pubblichiamo a partire da oggi ed in ordine cronologico di arrivo le risposte.
Ecco, qui di seguito le risposte di Pietro Antonio De Paola, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Sulle procedure di affidamento
Presidente, perché negli affidamenti degli incarichi il sistema più utilizzato è quello del prezzo più basso e non quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa?
Le stazioni appaltanti perseguono esclusivamente il contenimento degli oneri finanziari connessi con l’intera filiera della progettazione, ivi compresi gli studi e relazioni geologiche, della direzione dei lavori, collaudo e sicurezza.
Nulla da eccepire sui criteri regolanti l’affidamento degli incarichi sotto soglia, quali la non discriminazione, parità di trattamento, professionalità e trasparenza; il problema, unico, è quello degli affidamenti seguendo il criterio del prezzo più basso, con l’esclusione, ormai quasi generalizzata, dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
In ogni caso si vogliono solo conseguire fittizi e deleteri risparmi economici.
L’obiettivo delle stazioni appaltanti, a nostro avviso, dovrebbe prima puntare sulla qualità delle prestazioni e, poi, sulle economie finanziarie. Tale obiettivo, nel rispetto peraltro della vigente normativa, può essere conseguito privilegiando l’affidamento secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ovvero, nell’altro caso, con l’esclusione delle offerte anomale.
L’autorità di vigilanza sui lavori pubblici, di concerto con gli Ordini professionali tecnici e con gli Enti interessati, ha avviato le procedure per la redazione di linee-guida atte ad individuare e favorire un più equilibrato sistema di affidamento degli incarichi.
Sulla derogabilità dei minimi di tariffa e sugli attuali ribassi
Presidente, qual è l’idea del suo Consiglio in merito al problema relativo alla derogabilità dei minimi di tariffa e come pensa che sia possibile evitare i ribassi "selvaggi"?
Il Consiglio Nazionale dei Geologi ritiene che debba essere ripristinata per legge l’inderogabilità dei minimi tariffari, sia pure contemperando tale esigenza con la previsione di ribassi con massimi predeterminati per i lavori pubblici e, in ogni caso, condizionati al rispetto rigoroso di standard di qualità.
La concorrenza, in altri termini, deve essere legata alla qualità delle prestazioni e ad una conseguente corretta informazione dell’utenza.
L’inderogabilità dei minimi tariffari (ma anche dei massimi) è considerata dal Consiglio Nazionale dei Geologi come misura di mitigazione dello squilibrio di mercato tra una eccedenza di offerta professionale rispetto ad una, oggi ancora più ridotta, richiesta di prestazioni professionali.
In attesa del ripristino legale della inderogabilità dei minimi non si evincono soluzioni mitigatrici diverse da quelle enunciate nella precedente risposta.
Sulla dignità della professione
Presidente, ritiene che un ribasso "selvaggio" tolga dignità alla professione ed in tal caso quali meccanismi crede che possano utilizzare i Consigli provinciali e nazionali degli Ordini per porre rimedio ad un problema definito da tutti veramente grave?
Sulla dignità e decoro professionale il Consiglio Nazionale dei Geologi ha assunto posizioni di assoluta intransigenza nei confronti dell’Autorità per la concorrenza ed il mercato.
Questo Consiglio è, almeno per il momento, il primo ed unico organismo professionale che ha deliberato in data 25 ottobre 2009 di resistere, anche giudizialmente, alle intimazioni dell’Antitrust di cancellare la parola “DECORO” dal proprio codice deontologico e di eliminarne qualunque altro riferimento.
Siamo rispettosi delle legge Bersani come di qualunque altra legge dello Stato, a cui peraltro il nostro codice deontologico è stato prontamente adeguato. Ma alla dignità e al decoro, dovuti e connessi a tutte le attività umane, i geologi non possono e non vogliono rinunciare, almeno fino a quando la Costituzione, le Direttive UE ed il Codice Civile continueranno a connotare come degne di rispetto, di decoro e di dignità il lavoro dell’Uomo ed, in primis, il lavoro intellettuale.
Sulla riforma delle libere professioni
Presidente, sino a qualche tempo fa le libere professioni tecniche erano molto vicine al CUP che era anche riuscito a presentare una legge di iniziativa popolare. Oggi la posizione delle professioni tecniche sembra più debole. Quali strumenti ritiene, oggi, possano essere utilizzati affinché in questa legislatura veda la luce la riforma delle libere professioni?
Il quadro politico, socio-economico e di rappresentanza delle professioni intellettuali si è profondamente modificato nel corso di questi due ultimi anni.
Negli anni 2006 e 2007 si trattava di difendere le professioni da attacchi preconcetti e ideologici e, pertanto, le proposte di legge, compresa quella di iniziativa popolare promossa dal CUP, miravano a salvare ciò che era possibile salvare in un quadro teso a demolire l’ordinamento delle professioni regolamentate mescolandone le specifiche e peculiari prerogative con l’indecifrabile e confuso magma delle cosiddette Associazioni professionali.
Essendo oggi mutato l’orientamento politico, si è venuto configurando un nuovo assetto organizzativo nella rappresentanza delle professioni intellettuali e nuovi lineamenti riformatori.
Perciò, le professioni intellettuali tecniche hanno avvertito l’ineludibile necessità di costituire una nuova ed autonoma entità rappresentativa, identificata in una omogenea Associazione Nazionale delle Professioni di Area Tecnica, per l’appunto il PAT, che meglio sintetizza gli obiettivi professionali, gli interessi categoriali, le peculiarità socio-economiche, scientifico-tecniche, storico-culturali, di sicurezza sociale, territoriale, fisica, ambientale, ecc., e che consente di affrontare in maniera sistematica e completa anche le criticità evidenziabili al suo interno.
Pertanto, oggi, le professioni intellettuali dell’area tecnica, rappresentate dal PAT, hanno assunto un proprio e più importante peso specifico nei confronti delle Istituzioni di Governo e della Pubblica Amministrazione in genere, potendo rappresentare autonomamente e con maggiore risalto, i propri punti di vista e le proprie esigenze, come si è già verificato al Tavolo del recepimento della Direttiva Servizi e nelle audizioni presso le competenti Commissioni per la Riforma delle professioni. Sia per l’una che per l’altra iniziativa il PAT ha rappresentato unitariamente il proprio punto di vista, sostenendo, in particolare per la Riforma delle professioni, il ricorso ad una legge-quadro con poche e ben delineate deleghe, la definizione di professione intellettuale, la distinzione inequivocabile tra attività professionale intellettuale e attività di impresa, il ripristino della inderogabilità dei minimi tariffari legati a standard di qualità, l’autonomia del professionista, l'autonomia degli Ordini nella formulazione dei regolamenti di categoria, la regolamentazione delle società di capitali e delle posizioni dei professionisti al suo interno, la possibilità di accorpamenti volontari tra Ordini, l'obbligo di aggiornamento professionale, ecc.
Perché la riforma possa vedere la luce in questa legislatura occorre esercitare pressioni corrette ed adeguate nei confronti delle Istituzioni di governo, volendo e dovendo dimostrare ancora una volta che le cause degli eventuali ritardi o delle omissioni non sono addebitabili oggi né per il passato agli ordinamenti professionali, che, anzi, ritengono che il proprio sviluppo in prospettiva passi esclusivamente per la Riforma delle professioni.
Sulle procedure per superare l’attuale crisi
Presidente, quali possono essere, secondo Lei tre possibili risposte all’attuale crisi delle libere professioni?
La crisi delle professioni si supera riordinando le professioni stesse; in altri termini approvando la proposta di Riforma delle professioni.
Senza questo fondamentale intervento legislativo tutte le possibili misure di mitigazione della cristi delle professioni avranno effetti limitati nel tempo ed efficacia limitata.
Una prospettiva strategica dovrebbe coniugare la riforma degli ordinamenti professionali con una riforma dei percorsi formativi universitari.
Oggi, in molti casi, l'offerta formativa accademica non rispecchia le vere ed attuali esigenze dell'utenza e cioé dello sviluppo socio-economico, eclettico, poco prevedibile, incredibilmente complesso e complicato, in una parola globale.
Nell'attesa che detta congiunzione strategica si materializzi, sono utili misure di alleggerimento fiscale, di sostegno e di incentivazione economica e creditizia delle attività professionali, soprattutto nei confronti dei giovani, ed appare indispensabile la rivalutazione della qualità delle prestazioni, conseguibile, come già ricordato, con l'adeguamento a standard qualitativi e con l'adozione del sistema di affidamento degli incarichi mediante l'offerta economicamente più vantaggiosa ovvero con l'eliminazione delle offerte anomale.
Ringraziamo il Presidente DePaola per le sue interessanti risposte che metteremo a confronto con quelle degli altri presidenti che pubblicheremo nei prossimi giorni.
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Paolo Grassi, Presidente Federarchitetti
Giovanni Rolando, Presidente CNI
Massimo Gallione, Presidente CNAPPC
mentre siamo in attesa di quelle di:
Braccio Oddi Baglioni, Presidente Oice.
Pubblichiamo a partire da oggi ed in ordine cronologico di arrivo le risposte.
Ecco, qui di seguito le risposte di Pietro Antonio De Paola, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Sulle procedure di affidamento
Presidente, perché negli affidamenti degli incarichi il sistema più utilizzato è quello del prezzo più basso e non quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa?
Le stazioni appaltanti perseguono esclusivamente il contenimento degli oneri finanziari connessi con l’intera filiera della progettazione, ivi compresi gli studi e relazioni geologiche, della direzione dei lavori, collaudo e sicurezza.
Nulla da eccepire sui criteri regolanti l’affidamento degli incarichi sotto soglia, quali la non discriminazione, parità di trattamento, professionalità e trasparenza; il problema, unico, è quello degli affidamenti seguendo il criterio del prezzo più basso, con l’esclusione, ormai quasi generalizzata, dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
In ogni caso si vogliono solo conseguire fittizi e deleteri risparmi economici.
L’obiettivo delle stazioni appaltanti, a nostro avviso, dovrebbe prima puntare sulla qualità delle prestazioni e, poi, sulle economie finanziarie. Tale obiettivo, nel rispetto peraltro della vigente normativa, può essere conseguito privilegiando l’affidamento secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ovvero, nell’altro caso, con l’esclusione delle offerte anomale.
L’autorità di vigilanza sui lavori pubblici, di concerto con gli Ordini professionali tecnici e con gli Enti interessati, ha avviato le procedure per la redazione di linee-guida atte ad individuare e favorire un più equilibrato sistema di affidamento degli incarichi.
Sulla derogabilità dei minimi di tariffa e sugli attuali ribassi
Presidente, qual è l’idea del suo Consiglio in merito al problema relativo alla derogabilità dei minimi di tariffa e come pensa che sia possibile evitare i ribassi "selvaggi"?
Il Consiglio Nazionale dei Geologi ritiene che debba essere ripristinata per legge l’inderogabilità dei minimi tariffari, sia pure contemperando tale esigenza con la previsione di ribassi con massimi predeterminati per i lavori pubblici e, in ogni caso, condizionati al rispetto rigoroso di standard di qualità.
La concorrenza, in altri termini, deve essere legata alla qualità delle prestazioni e ad una conseguente corretta informazione dell’utenza.
L’inderogabilità dei minimi tariffari (ma anche dei massimi) è considerata dal Consiglio Nazionale dei Geologi come misura di mitigazione dello squilibrio di mercato tra una eccedenza di offerta professionale rispetto ad una, oggi ancora più ridotta, richiesta di prestazioni professionali.
In attesa del ripristino legale della inderogabilità dei minimi non si evincono soluzioni mitigatrici diverse da quelle enunciate nella precedente risposta.
Sulla dignità della professione
Presidente, ritiene che un ribasso "selvaggio" tolga dignità alla professione ed in tal caso quali meccanismi crede che possano utilizzare i Consigli provinciali e nazionali degli Ordini per porre rimedio ad un problema definito da tutti veramente grave?
Sulla dignità e decoro professionale il Consiglio Nazionale dei Geologi ha assunto posizioni di assoluta intransigenza nei confronti dell’Autorità per la concorrenza ed il mercato.
Questo Consiglio è, almeno per il momento, il primo ed unico organismo professionale che ha deliberato in data 25 ottobre 2009 di resistere, anche giudizialmente, alle intimazioni dell’Antitrust di cancellare la parola “DECORO” dal proprio codice deontologico e di eliminarne qualunque altro riferimento.
Siamo rispettosi delle legge Bersani come di qualunque altra legge dello Stato, a cui peraltro il nostro codice deontologico è stato prontamente adeguato. Ma alla dignità e al decoro, dovuti e connessi a tutte le attività umane, i geologi non possono e non vogliono rinunciare, almeno fino a quando la Costituzione, le Direttive UE ed il Codice Civile continueranno a connotare come degne di rispetto, di decoro e di dignità il lavoro dell’Uomo ed, in primis, il lavoro intellettuale.
Sulla riforma delle libere professioni
Presidente, sino a qualche tempo fa le libere professioni tecniche erano molto vicine al CUP che era anche riuscito a presentare una legge di iniziativa popolare. Oggi la posizione delle professioni tecniche sembra più debole. Quali strumenti ritiene, oggi, possano essere utilizzati affinché in questa legislatura veda la luce la riforma delle libere professioni?
Il quadro politico, socio-economico e di rappresentanza delle professioni intellettuali si è profondamente modificato nel corso di questi due ultimi anni.
Negli anni 2006 e 2007 si trattava di difendere le professioni da attacchi preconcetti e ideologici e, pertanto, le proposte di legge, compresa quella di iniziativa popolare promossa dal CUP, miravano a salvare ciò che era possibile salvare in un quadro teso a demolire l’ordinamento delle professioni regolamentate mescolandone le specifiche e peculiari prerogative con l’indecifrabile e confuso magma delle cosiddette Associazioni professionali.
Essendo oggi mutato l’orientamento politico, si è venuto configurando un nuovo assetto organizzativo nella rappresentanza delle professioni intellettuali e nuovi lineamenti riformatori.
Perciò, le professioni intellettuali tecniche hanno avvertito l’ineludibile necessità di costituire una nuova ed autonoma entità rappresentativa, identificata in una omogenea Associazione Nazionale delle Professioni di Area Tecnica, per l’appunto il PAT, che meglio sintetizza gli obiettivi professionali, gli interessi categoriali, le peculiarità socio-economiche, scientifico-tecniche, storico-culturali, di sicurezza sociale, territoriale, fisica, ambientale, ecc., e che consente di affrontare in maniera sistematica e completa anche le criticità evidenziabili al suo interno.
Pertanto, oggi, le professioni intellettuali dell’area tecnica, rappresentate dal PAT, hanno assunto un proprio e più importante peso specifico nei confronti delle Istituzioni di Governo e della Pubblica Amministrazione in genere, potendo rappresentare autonomamente e con maggiore risalto, i propri punti di vista e le proprie esigenze, come si è già verificato al Tavolo del recepimento della Direttiva Servizi e nelle audizioni presso le competenti Commissioni per la Riforma delle professioni. Sia per l’una che per l’altra iniziativa il PAT ha rappresentato unitariamente il proprio punto di vista, sostenendo, in particolare per la Riforma delle professioni, il ricorso ad una legge-quadro con poche e ben delineate deleghe, la definizione di professione intellettuale, la distinzione inequivocabile tra attività professionale intellettuale e attività di impresa, il ripristino della inderogabilità dei minimi tariffari legati a standard di qualità, l’autonomia del professionista, l'autonomia degli Ordini nella formulazione dei regolamenti di categoria, la regolamentazione delle società di capitali e delle posizioni dei professionisti al suo interno, la possibilità di accorpamenti volontari tra Ordini, l'obbligo di aggiornamento professionale, ecc.
Perché la riforma possa vedere la luce in questa legislatura occorre esercitare pressioni corrette ed adeguate nei confronti delle Istituzioni di governo, volendo e dovendo dimostrare ancora una volta che le cause degli eventuali ritardi o delle omissioni non sono addebitabili oggi né per il passato agli ordinamenti professionali, che, anzi, ritengono che il proprio sviluppo in prospettiva passi esclusivamente per la Riforma delle professioni.
Sulle procedure per superare l’attuale crisi
Presidente, quali possono essere, secondo Lei tre possibili risposte all’attuale crisi delle libere professioni?
La crisi delle professioni si supera riordinando le professioni stesse; in altri termini approvando la proposta di Riforma delle professioni.
Senza questo fondamentale intervento legislativo tutte le possibili misure di mitigazione della cristi delle professioni avranno effetti limitati nel tempo ed efficacia limitata.
Una prospettiva strategica dovrebbe coniugare la riforma degli ordinamenti professionali con una riforma dei percorsi formativi universitari.
Oggi, in molti casi, l'offerta formativa accademica non rispecchia le vere ed attuali esigenze dell'utenza e cioé dello sviluppo socio-economico, eclettico, poco prevedibile, incredibilmente complesso e complicato, in una parola globale.
Nell'attesa che detta congiunzione strategica si materializzi, sono utili misure di alleggerimento fiscale, di sostegno e di incentivazione economica e creditizia delle attività professionali, soprattutto nei confronti dei giovani, ed appare indispensabile la rivalutazione della qualità delle prestazioni, conseguibile, come già ricordato, con l'adeguamento a standard qualitativi e con l'adozione del sistema di affidamento degli incarichi mediante l'offerta economicamente più vantaggiosa ovvero con l'eliminazione delle offerte anomale.
Ringraziamo il Presidente DePaola per le sue interessanti risposte che metteremo a confronto con quelle degli altri presidenti che pubblicheremo nei prossimi giorni.
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A cura di Paolo
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