Architetti: Diffidiamo il Governo dal varare riforma senza un confronto
E' circolata nei giorni scorsi una bozza di riforma delle professioni come collegato alla Finanziaria costituita da un unico articolo in cui il primo comma a...
E' circolata nei giorni scorsi una bozza di riforma delle
professioni come collegato alla Finanziaria costituita da un unico
articolo in cui il primo comma anticipa già quello che verrà
dettagliatamente specificato nei commi successivi.
Il primo comma recita testualmente:
"Il Governo è delegato ad adottare, su proposta del Ministro per la semplificazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per la Giustizia, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per la liberalizzione dell'esercizio delle professioni regolamentate. "
D'altra parte il sottosegretario all'economia Luigi Casero, intervenuto il 4 luglio scorso all'Università Bocconi di Milano ha esplicitamente dichiarato che il Governo intenderebbe, per mezzo della legge delega, se approvata, procedere ad una liberalizzazione indiscriminata delle professioni.
Ecco il motivo della scomparsa dal testo del 30 giugno della bozza scritta da Giulio Tremonti che oggi, nel testo della legge delega, è estesa a tutte le categorie professionali senza lasciare indenni, come era previsto nel testo originario, architetti, ingegneri, notai, farmacisti ed autotrasportatori.
Nel comma 3 della legge delega sono dettati i principi ed i criteri direttivi cui il Governo, nell'esercizio della delega, deve attenersi e tra gli stessi evidenziamo:
Cosa resta degli Ordini professionali e di cosa debbono occuparsi?
Non si è fatto attendere un immediato intervento del Consiglio nazionale degli architetti che in un comunicato stampa in cui fa riferimento ad una lettera-diffida inviata al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Ministro della Giustizia e a tutti i colleghi di Governo chiede "Un immediato tavolo di confronto con il Governo, dando la disponibilità a collaborare alla riforma degli istituti normativi che regolano le attività professionali sulla base dei progetti già in passato proposti".
Nella lettera il Consiglio Nazionale "diffida il Governo dal procedere a riforme strutturali sugli ordinamenti professionali mediante strumenti legislativi inadeguati, fuori dai luoghi istituzionali competenti quali il Ministero della Giustizia e le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato e, comunque, senza confrontarsi con le istituzioni dello Stato che rappresentano le libere professioni".
Il primo comma recita testualmente:
"Il Governo è delegato ad adottare, su proposta del Ministro per la semplificazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per la Giustizia, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per la liberalizzione dell'esercizio delle professioni regolamentate. "
D'altra parte il sottosegretario all'economia Luigi Casero, intervenuto il 4 luglio scorso all'Università Bocconi di Milano ha esplicitamente dichiarato che il Governo intenderebbe, per mezzo della legge delega, se approvata, procedere ad una liberalizzazione indiscriminata delle professioni.
Ecco il motivo della scomparsa dal testo del 30 giugno della bozza scritta da Giulio Tremonti che oggi, nel testo della legge delega, è estesa a tutte le categorie professionali senza lasciare indenni, come era previsto nel testo originario, architetti, ingegneri, notai, farmacisti ed autotrasportatori.
Nel comma 3 della legge delega sono dettati i principi ed i criteri direttivi cui il Governo, nell'esercizio della delega, deve attenersi e tra gli stessi evidenziamo:
- il divieto delle tariffe fisse o minime;
- l'abolizione dell'esame di Stato per avvocati e commercialisti e dell'abilitazione a svolgere libera attività;
- l'introduzione della possibilità per i professionisti iscritti ad albi di partecipare a più di una società;
- l'esclusione per gli ordini professionali della possibilità di verificare la corrispondenza del compenso richiesto al decoro della professione e all’importanza dell’opera;
Cosa resta degli Ordini professionali e di cosa debbono occuparsi?
Non si è fatto attendere un immediato intervento del Consiglio nazionale degli architetti che in un comunicato stampa in cui fa riferimento ad una lettera-diffida inviata al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al Ministro della Giustizia e a tutti i colleghi di Governo chiede "Un immediato tavolo di confronto con il Governo, dando la disponibilità a collaborare alla riforma degli istituti normativi che regolano le attività professionali sulla base dei progetti già in passato proposti".
Nella lettera il Consiglio Nazionale "diffida il Governo dal procedere a riforme strutturali sugli ordinamenti professionali mediante strumenti legislativi inadeguati, fuori dai luoghi istituzionali competenti quali il Ministero della Giustizia e le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato e, comunque, senza confrontarsi con le istituzioni dello Stato che rappresentano le libere professioni".
A cura di Gabriele
Bivona
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