Architetti, Freyrie a Tito Boeri: nessun trust o casta
Il Presidente degli architetti italiani, Leopoldo Freyrie, replica all'economista Tito Boeri che dalle colonne del quotidiano "La Repubblica" ha sferrato un ...
Il Presidente degli architetti italiani, Leopoldo Freyrie, replica
all'economista Tito Boeri che dalle colonne del quotidiano "La
Repubblica" ha sferrato un duro attacco al complesso delle libere
professioni accusate di essere dominate da un trust dinastico che
di padre in figlio ne impedisce l'accesso ai giovani - come nei
suoi organismi di rappresentanza - usando come mezzo vessatorio gli
Ordini e le regole antiliberali che, nonostante l'Antitrust,
continuerebbero a impedire la concorrenza e il ricambio.
Le accuse vengono rispedite al mittente. "Gli architetti italiani - dice Freyrie - non costituiscono affatto una elite, solo il 28% proviene dalla "borghesia" mentre 70% ha genitori non laureati". Sul presunto potere degli Ordini nel selezionare l'accesso alla professione ricorda che "l'Esame di Stato non è gestito dagli Ordini Professionali ma dal Ministero dell'Università, nelle Commissioni la maggioranza è rappresentata da Docenti e la media delle promozioni è pari al 55% dei candidati".
La tesi, poi, che gli Ordini ostacolerebbero l'accesso ai giovani laureati per privilegiare chi è già iscritto e ridurre la concorrenza è smentita, almeno per quanto riguarda gli architetti, dai numeri. Nei 30 anni dal 1979 al 2009 gli iscritti agli Ordini degli Architetti sono passati da 22.000 a 140.000 con un incremento del 636%. Oltre il 40% degli iscritti ha meno di 40 anni con l'Italia che ha oggi il più alto numero di architetti al mondo.
Freyrie ricorda anche che "gli Ordini non possono essere accusati di essere una casta chiusa che governa reiterando il proprio potere perché i loro rappresentanti sono eletti mediante elezione diretta da parte degli iscritti, a differenza - ad esempio - degli organismi di rappresentanza imprenditoriale, in cui la capacità di voto corrisponde al "censo". A differenza dei parlamentari, i Consiglieri degli Ordini possono rimanere in carica non oltre 3 mandati consecutivi".
E' poi falso - secondo il presidente degli architetti italiani - che le professioni abbiano impedito, nonostante l'antitrust, le liberalizzazioni. "Gli architetti non hanno più i minimi tariffari (che sono stabilite dal Parlamento e non dagli Ordini, come sostiene Boeri) e hanno da tempo modificato le norme deontologiche permettendo la pubblicità. Ciò - purtroppo - non ha certo migliorato l'accesso dei giovani al mercato, né influito positivamente sui loro redditi".
"Gli economisti e le Università - conclude Freyrie - devono misurarsi con la realtà vera, quella del mercato. A questo proposito propongo a Boeri - alla Bocconi e alla Fondazione Rodolfo De Benedetti che sta predisponendo per il prossimo mese un convegno sulle professioni - un dibattito non ideologico per ragionare su come il Paese possa investire sulle professioni intellettuali che, nell'economia della conoscenza, possono diventare il vero motore dello sviluppo sostenibile".
A cura dell'Ufficio Stampa del CNAPPC
Le accuse vengono rispedite al mittente. "Gli architetti italiani - dice Freyrie - non costituiscono affatto una elite, solo il 28% proviene dalla "borghesia" mentre 70% ha genitori non laureati". Sul presunto potere degli Ordini nel selezionare l'accesso alla professione ricorda che "l'Esame di Stato non è gestito dagli Ordini Professionali ma dal Ministero dell'Università, nelle Commissioni la maggioranza è rappresentata da Docenti e la media delle promozioni è pari al 55% dei candidati".
La tesi, poi, che gli Ordini ostacolerebbero l'accesso ai giovani laureati per privilegiare chi è già iscritto e ridurre la concorrenza è smentita, almeno per quanto riguarda gli architetti, dai numeri. Nei 30 anni dal 1979 al 2009 gli iscritti agli Ordini degli Architetti sono passati da 22.000 a 140.000 con un incremento del 636%. Oltre il 40% degli iscritti ha meno di 40 anni con l'Italia che ha oggi il più alto numero di architetti al mondo.
Freyrie ricorda anche che "gli Ordini non possono essere accusati di essere una casta chiusa che governa reiterando il proprio potere perché i loro rappresentanti sono eletti mediante elezione diretta da parte degli iscritti, a differenza - ad esempio - degli organismi di rappresentanza imprenditoriale, in cui la capacità di voto corrisponde al "censo". A differenza dei parlamentari, i Consiglieri degli Ordini possono rimanere in carica non oltre 3 mandati consecutivi".
E' poi falso - secondo il presidente degli architetti italiani - che le professioni abbiano impedito, nonostante l'antitrust, le liberalizzazioni. "Gli architetti non hanno più i minimi tariffari (che sono stabilite dal Parlamento e non dagli Ordini, come sostiene Boeri) e hanno da tempo modificato le norme deontologiche permettendo la pubblicità. Ciò - purtroppo - non ha certo migliorato l'accesso dei giovani al mercato, né influito positivamente sui loro redditi".
"Gli economisti e le Università - conclude Freyrie - devono misurarsi con la realtà vera, quella del mercato. A questo proposito propongo a Boeri - alla Bocconi e alla Fondazione Rodolfo De Benedetti che sta predisponendo per il prossimo mese un convegno sulle professioni - un dibattito non ideologico per ragionare su come il Paese possa investire sulle professioni intellettuali che, nell'economia della conoscenza, possono diventare il vero motore dello sviluppo sostenibile".
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