Codice Appalti e Direttive Europee: al posto del Regolamento una 'Soft Law' predisposta dall'ANAC
Ritorna oggi alle 14, sul tavolo della VIII Commissione (Ambiente, Terrirìtorio e Lavori Pubblici) della Camera dei Deputati, il Disegno di legge delega rela...
Ritorna oggi alle 14, sul tavolo della VIII Commissione
(Ambiente, Terrirìtorio e Lavori Pubblici) della Camera dei
Deputati, il Disegno di legge delega relativo al recepimento
delle Direttive Europee e, quindi, alla riforma degli
appalti.
La seduta di oggi, a cui dovrebbe partecipare il Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, doveva
ripartire dai circa 500 emendamenti presentati dai componenti della
Commissione ma sembra che sugli stessi non ci sarà nessuna
discussione in quanto il Ministro confermerà la posizione del
Governo, che è quella di proporre un emendamento che modificherà
alle radici il disegno di legge delega per tenere conto del
fatto che non si riscriverà il regolamento generale in quanto lo
stesso sarà sostituito da una "Soft law" predisposta
dall'ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) di Raffaele
Cantone.
Ecco il motivo per cui, sul sito della Camera non sono visibili gli
emendamenti già presentati; gli stessi, con buona pace per coloro
che li hanno predisposti, non saranno più trattati e saranno, di
fatto, sostituiti dall'unico emendamento che presenterà il Governo
entro l'inizio della prossima settimana.
Oggi Delrio dovrebbe spiegare di quale tipo di "Soft law" si
tratta in considerazione del fatto che la locuzione (Soft
law) è tratta dalla lingua inglese e che, difficilmente
traducibile in italiano, indica nel linguaggio giuridico una
serie di fenomeni di regolazione connotati dalla produzione di
norme prive di efficacia vincolante diretta.
In pratica, con questa novità si ritorna indietro di quasi un anno
(18 novembre 2014) quando il Governo presentò il ddl delega al
Senato e oggi, praticamente, ricominciamo da zero.
Il presidente della Commissione Ermete Realacci, per
giustificare la mancata trattazione degli emendamenti presentati
ha, recentemente, dichiarato che "Non ha senso riprendere i
lavori per affrontare aspetti marginali quando abbiamo davanti
questa questione fondamentale da affrontare. La correttezza e la
trasparenza del passaggio parlamentare richiede questa condizione.
C'è accordo con il ministro che la discussione debba riprendere da
questo emendamento, anche perché i gruppi e i relatori avranno poi
la possibilità di presentare subemendamenti".
La nuova posizione del Governo è, anche, giustificata
dall'avvicinarsi del 18 aprile 2016 e dalla necessità di
recepire entro tale data le tre direttive europee 2014/23/CE,
2014/24CE e 2014/25/CE.
Ecco, dunque, la preoccupazione di stringere i tempi e di pensare
soltanto ad un nuovo Codice, lasciando la regolamentazione dello
stesso a linee guida predisposte dall'ANAC che ha anche
dato, informalmente, la sua disponibilità e che, dopo i poteri
di vigilanza e quelli di regolazione del settore, acquisirà presto
anche quello di regolamentazione.
Le linee guida (Soft law) che saranno predisposte dall'Anac
dovrebbero creare, a differenza di un Regolamento emanato con
Decreto, una disciplina flessibile, in grado di adattarsi alla
rapida evoluzione che caratterizza il settore dei lavori
pubblici.
La soft law si contrappone ai tradizionali strumenti di
normazione (leggi, regolamenti ecc. definita hard law),
emanati da parlamenti, governi ecc. i quali producono norme dotate
di efficacia vincolante nei confronti dei destinatari.
Gli accordi di questo genere non creano obblighi giuridici tra le
parti contraenti ma soltanto impegni politici il cui rispetto è
rimesso alla volontà delle parti.
In mancanza di un'efficacia vincolante diretta, la garanzia
dell'osservanza delle norme di soft law riposa sull'autorevolezza
del soggetto che le ha emanate (nel nostro caso ANAC) e, quindi,
sulla loro forza persuasiva. Tali norme non danno luogo a
situazioni giuridiche soggettive direttamente tutelabili in sede
giurisdizionale, ma ciò non toglie che il giudice ne possa tenere
indirettamente conto.
Ma quello che più spaventa è il fatto che, vanificando il lavoro
fin qui svolto da Camera e Senato, il Governo dà la sensazione di
voler accentrare tutto con il progetto molto più grande di
distruzione dei lavori parlamentari.
A distanza di un anno tutto è nuovamente in gioco in poco tempo
perché sembra che i, provvedimento debba essere licenziato dalla
commissione in tempo per andare il Aula il 28 settembre e dopo un
probabile voto di fiducia ritornare al Senato per un altrettanto
probabile nuovo voto di fiducia.
A cura di Arch. Paolo Oreto
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