Coronavirus Covid-19: ci avviamo verso lockdown nazionale o regionali?
il dPCM 24 ottobre 2020 nasceva con lo scopo di cercare di porre rimedio ad una situazione che stava degenerando e che sta per entrare nello Scenario 4
Sembra che per limitare i contagi non siano bastati i 3 Decreti predisposti dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte (dPCM 13/10/2020, dPCM 18/10/2020, dPCM 24/10/2020) e, benché gli effetti dell'ultimo si potranno realmente apprezzare tra la prima e la seconda settimana di novembre, la sensazione è che non ci sarà altra alternativa che chiudere nuovamente tutto con un lockdown che, diversamente da quello di marzo, potrebbe essere localizzato su area regionale. Sensazione che si basa su alcuni dati relativi ai numeri del monitoraggio forniti dalla Protezione Civile.
Monitoraggio settimanale Covid-19
Nelle conclusioni del Monitoraggio settimanale Covid-19, report 12-18 ottobre 2020 del Ministero della salute leggiamo che:
- la situazione descritta in questo report evidenzia segnali di criticità dei servizi territoriali e del raggiungimento imminente di soglie critiche dei servizi assistenziali di numerose Regioni/PA;
- l’evidenza di casi rapidamente in aumento con Rt nazionale di 1.5 nel suo valore medio e significativamente sopra 1 indicano una situazione complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale con rischio di criticità importanti a breve termine in numerose Regioni/PA italiane;
- il carico di lavoro non è più sostenibile sui servizi sanitari territoriali con evidenza di impossibilità di tracciare in modo completo le catene di trasmissione ed aumento in proporzione dei casi evidenziati per sintomi (che superano per la prima volta questa settimana quello dei casi identificati tramite contact tracing);
- sono necessarie misure, con precedenza per le aree maggiormente colpite, che favoriscano una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e che possano alleggerire la pressione sui servizi sanitari, comprese restrizioni nelle attività non essenziali e restrizioni della mobilità nonché l’attuazione delle altre misure già previste nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di trasmissione per il periodo autunno-invernale”.
- è fondamentale che la popolazione riduca tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo quando non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa quanto più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi.
- si invitano nuovamente le Regioni/PA a realizzare una rapida analisi del rischio, anche a livello sub-regionale, e di considerare un tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione nelle aree maggiormente affette in base al livello di rischio e sulla base delle linee di indirizzo fornite nel documento “Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” trasmessa con Circolare del Ministero della Salute del 12/10/2020 Prot. 32732, in raccordo con il Ministero della Salute.
dPCM 24/10/2020 nato a seguito del monitoraggio e delle conclusioni
È chiaro che a tali conclusioni il Ministero della Salute era arrivato quando i nuovi casi giornalieri erano circa 10.000 mentre ieri a distanza di 10 giorni dal 18 ottobre hanno raggiunto un numero superiore a 25.000 ed è indubbio che il dPCM 24/10/2020 nasceva con lo scopo di cercare di porre rimedio ad una situazione che stava degenerando e che come già detto sta per entrare nello Scenario 4 evidenziato nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di trasmissione per il periodo autunno-invernale”.
Scenario 4: Ultimo scenario che sta per essere raggiunto
Ultimo e più pesante scenario definito come “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo” e che nel documento citato precedentemente viene descritto con “Valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell’IC95% di Rt maggiore di 1,5). Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.
In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto e, vista la velocità di diffusione e l’interconnessione tra le varie Regioni/PA, è improbabile che vi siano situazioni di rischio inferiore al moderato. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive”
Monitoraggio della Pandemia effettuato dalla Fondazione GIMBE
A tale situazione evidenziata dal Ministero della Salute non possiamo non segnalare quanto evidenziato dalla Fondazione GIMBE in un recente articolo sul mnitoraggio della pandemia da Covid 19.
Nella Relazione tra incidenza per 100.000 abitanti e
incremento percentuale dei casi
molto espressivo il grafico che illustra il posizionamento delle
Regioni in relazione alle medie nazionali di incidenza per 100.000
abitanti delle ultime 2 settimane (15-29 ottobre) e dell'incremento
percentuale dei casi (22-29 ottobre).
L’incrocio dei quadranti indica i valori medi a livello nazionale.
Sull’asse orizzontale viene indicato il numero di nuovi casi (incidenza) per 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane. Questo valore viene permette di stimare quanti casi, in un determinato momento, sono positivi e potrebbero quindi trasmettere il contagio. Sull’asse verticale viene rappresentato l’incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana. Questo valore indica, invece, quanto crescono velocemente i nuovi casi.
Pensando all’immagine di un lavandino, l’asse orizzontale indica quanto la vasca del lavandino è piena d’acqua (stima di tutti i casi positivi in un determinato momento) mentre l’asse verticale indica quanto velocemente sta uscendo acqua dal rubinetto. Nel riquadro verde, quindi, si posizionano tutte quelle Regioni che registrano un numero di nuovi casi per 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane e un incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana inferiori alla media nazionale mentre, viceversa, le Regioni del riquadro rosso contano un numero di nuovi casi per 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane e un incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana superiori alla media nazionale. Il riquadro giallo raggruppa, invece, le Regioni che hanno valori superiori alla media nazionale per nuovi casi per 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane (quindi che, verosimilmente, hanno la vasca del lavandino più piena) ma un più basso incremento percentuale (l’acqua esce dal rubinetto meno velocemente della media nazionale). Nel riquadro arancione, invece, la vasca è meno piena (i casi positivi in quel momento sono meno rispetto alla media nazionale) ma il rubinetto pompa più forte e la vasca ha una velocità di riempimento più alta (l’incremento percentuale dei casi è superiore alla media nazionale, con il rischio di strabordare nel riquadro rosso).
Situazione del Covid-19 nelle regioni italiane
In pratica, in atto, le regioni più a rischio sono la Campania, l’Umbria, la Toscana, la Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Bolzano che si trovano nella zona rossa del grafico mentre possono entrare velocemente nella zona rossa le Regioni che si trovano nella zona gialla e nella zona arancione e cioè le regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Lazio, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata.
In situazione di moderata tranquillità, invece, le regioni Veneto, Sardegna, Marche, Emila-Romagna e Provincia autonoma di Trento mentre le regioni che si trovano nella zona verde.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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