Debiti PA: Bruxelles frena sui rimborsi alle imprese
Gli arretrati della Pubblica amministrazione alle imprese renderebbero “per l’Italia più difficile la chiusura della procedura per deficit eccessivo aperta a...
Gli arretrati della Pubblica amministrazione alle imprese
renderebbero “per l’Italia più difficile la chiusura della
procedura per deficit eccessivo aperta a Bruxelles” dal momento
che l’erogazione dei 40 miliardi comporterebbe un incremento del
deficit 2013 al 2,9%.
E' quanto si apprende da fonti della Commissione UE ed il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn, Simon O'Connor afferma anche che "Per beneficiare della flessibilità menzionata dalla dichiarazione Rehn-Tajani del 18 marzo è necessario che l'Italia soddisfi le condizioni per l'abrogazione della procedura per deficit eccessivo attualmente in corso".
Secondo le fonti della Commissione UE, all'Italia non potrebbe essere applicata quella "flessibilita" prevista dal Patto di Stabilità perché essa si applica solo per i Paesi che non sono ancora sotto procedura. "L'Italia potrà utilizzare quel margine di manovra previsto dal Patto - precisano le fonti - se e quando uscirà dalla procedura".
Stop dell’Europa e, quindi, tempi duri per le pubbliche amministrazioni, dopo l’illusione del pagamento dei 40 miliardi di debiti che era stato ventilato nei giorni scorsi, successivamente alle ultime decisioni del Consiglio europeo, che aveva ribadito la possibilità di fare spese per investimenti che non intaccavano il conteggio del deficit.
Il rischio per l'Italia è che il pagamento di 40 miliardi di euro da parte dello Stato aggravi il deficit fino al punto di rendere impossibile, a maggio, il via libera alla chiusura della procedura.
Per valutare la chiusura la Commissione aspetta che Eurostat ad aprile confermi i dati del 2012, che danno il deficit italiano ben sotto il 3%, e che le previsioni economiche di maggio confermino che la correzione sul disavanzo sia "sostenibile anche nel 2013 e 2014". E' per questo che lo sblocco dei pagamenti, che secondo il governo porta il deficit al 2,9%, non è una buona notizia per l'Italia: "Se il Paese in questa fase propone misure che aumentano il deficit, questo rimette in discussione il processo di chiusura della procedura", spiegano le fonti. L'Italia è infatti in una "situazione limite" che rende più difficile presentare "argomentazioni credibili" per la chiusura della procedura.
Non si è fatta attendere la replica del Presidente del Consiglio Mario Monti che nell'aula del Senato ha assicurato che l'Italia sarà fuori dalla procedura per deficit eccessivo nell'aprile di quest'anno e "dovrà evitare di avere nuove divergenze".
In particolare sul pagamento dei debiti alla pubblica amministrazione, il premier uscente ha ricordato che "la Commissione Ue ha incoraggiato l'Italia a mettere in atto un programma notando che l'impatto sulle finanze pubbliche sarà preso in considerazione come fattore mitigante. La commissione agisce da incoraggiamento". In questa direzione infatti sembravano andare le dichiarazioni dei vicepresidenti oltre che commissari Olli Rehn e Antonio Tajani della scorsa settimana. Per questo il premier ha sollecitato la Commissione a non dimenticare “che l'evoluzione è stata possibile perché a livello di Consiglio europeo con batti e ribatti tenace abbiamo fatto passare l’idea che non è da paese irresponsabile avere qualche margine in più”.
Monti ha ha aggiunto, poi, che le conclusioni dell’ultimo Consiglio Ue "segnano un maggiore bilanciamento tra il rigore e la crescita e la lotta alla disoccupazione" ma, rispondendo di fatto alle critiche e alla forte delusione espressa la scorsa settimana dalle imprese che avrebbe voluto il pagamento immediato, ha chiarito che il governo "non poteva adottare subito un decreto" per i pagamenti dei debiti della Pa perchè occorre presentare "preliminarmente una nota di variazione del Def".
Aggiungendo che "appena le Camere approveranno il parere il governo presenterà il dl con i tempi operativi". Al riguardo sarebbero già previsti incontri con le parti sociali per mettere a punto le modalità operative.
Tuttavia, a questo punto sull’intera operazione c’è l’incognita della frenata comunitaria visto che per valutare la chiusura della procedura di deficit eccessivo la Commissione Ue aspetta che Eurostat ad aprile confermi i dati di deficit del 2012 che stanno sotto il 3% e che le stime economiche della commissione di maggio confermino che la correzione sul disavanzo sia “sostenibile anche per il 2013 e il 2014”.
E' quanto si apprende da fonti della Commissione UE ed il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn, Simon O'Connor afferma anche che "Per beneficiare della flessibilità menzionata dalla dichiarazione Rehn-Tajani del 18 marzo è necessario che l'Italia soddisfi le condizioni per l'abrogazione della procedura per deficit eccessivo attualmente in corso".
Secondo le fonti della Commissione UE, all'Italia non potrebbe essere applicata quella "flessibilita" prevista dal Patto di Stabilità perché essa si applica solo per i Paesi che non sono ancora sotto procedura. "L'Italia potrà utilizzare quel margine di manovra previsto dal Patto - precisano le fonti - se e quando uscirà dalla procedura".
Stop dell’Europa e, quindi, tempi duri per le pubbliche amministrazioni, dopo l’illusione del pagamento dei 40 miliardi di debiti che era stato ventilato nei giorni scorsi, successivamente alle ultime decisioni del Consiglio europeo, che aveva ribadito la possibilità di fare spese per investimenti che non intaccavano il conteggio del deficit.
Il rischio per l'Italia è che il pagamento di 40 miliardi di euro da parte dello Stato aggravi il deficit fino al punto di rendere impossibile, a maggio, il via libera alla chiusura della procedura.
Per valutare la chiusura la Commissione aspetta che Eurostat ad aprile confermi i dati del 2012, che danno il deficit italiano ben sotto il 3%, e che le previsioni economiche di maggio confermino che la correzione sul disavanzo sia "sostenibile anche nel 2013 e 2014". E' per questo che lo sblocco dei pagamenti, che secondo il governo porta il deficit al 2,9%, non è una buona notizia per l'Italia: "Se il Paese in questa fase propone misure che aumentano il deficit, questo rimette in discussione il processo di chiusura della procedura", spiegano le fonti. L'Italia è infatti in una "situazione limite" che rende più difficile presentare "argomentazioni credibili" per la chiusura della procedura.
Non si è fatta attendere la replica del Presidente del Consiglio Mario Monti che nell'aula del Senato ha assicurato che l'Italia sarà fuori dalla procedura per deficit eccessivo nell'aprile di quest'anno e "dovrà evitare di avere nuove divergenze".
In particolare sul pagamento dei debiti alla pubblica amministrazione, il premier uscente ha ricordato che "la Commissione Ue ha incoraggiato l'Italia a mettere in atto un programma notando che l'impatto sulle finanze pubbliche sarà preso in considerazione come fattore mitigante. La commissione agisce da incoraggiamento". In questa direzione infatti sembravano andare le dichiarazioni dei vicepresidenti oltre che commissari Olli Rehn e Antonio Tajani della scorsa settimana. Per questo il premier ha sollecitato la Commissione a non dimenticare “che l'evoluzione è stata possibile perché a livello di Consiglio europeo con batti e ribatti tenace abbiamo fatto passare l’idea che non è da paese irresponsabile avere qualche margine in più”.
Monti ha ha aggiunto, poi, che le conclusioni dell’ultimo Consiglio Ue "segnano un maggiore bilanciamento tra il rigore e la crescita e la lotta alla disoccupazione" ma, rispondendo di fatto alle critiche e alla forte delusione espressa la scorsa settimana dalle imprese che avrebbe voluto il pagamento immediato, ha chiarito che il governo "non poteva adottare subito un decreto" per i pagamenti dei debiti della Pa perchè occorre presentare "preliminarmente una nota di variazione del Def".
Aggiungendo che "appena le Camere approveranno il parere il governo presenterà il dl con i tempi operativi". Al riguardo sarebbero già previsti incontri con le parti sociali per mettere a punto le modalità operative.
Tuttavia, a questo punto sull’intera operazione c’è l’incognita della frenata comunitaria visto che per valutare la chiusura della procedura di deficit eccessivo la Commissione Ue aspetta che Eurostat ad aprile confermi i dati di deficit del 2012 che stanno sotto il 3% e che le stime economiche della commissione di maggio confermino che la correzione sul disavanzo sia “sostenibile anche per il 2013 e il 2014”.
A cura di Gabriele
Bivona
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