Decreto Sviluppo, Architetti e Costruttori contrari al condono edilizio

Negli ultimi giorni, dopo anni di silenzio, la parola condono edilizio è tornata prepotentemente alla ribalta del sistema politico italiano che, nonostante l...

11/10/2011
Negli ultimi giorni, dopo anni di silenzio, la parola condono edilizio è tornata prepotentemente alla ribalta del sistema politico italiano che, nonostante le dichiarazioni di rito ed i parziali dietrofront, sembra intenzionata (almeno se il Governo riuscirà a restare in carica) a riproporlo per mettere qualche euro in cassaforte.

"Appare scellerato a poche ore dalla tragedia di Barletta, anche solo pensare di utilizzare un provvedimento, come quello del condono edilizio che, negli anni, ha dimostrato tutta la propria pericolosità proprio riguardo alla sue conseguenze per la sicurezza dei cittadini". Queste le prime dichiarazioni del Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori che è tornanato a ribadire la propria contrarietà a qualsiasi ipotesi di introduzione nel dl sviluppo di un nuovo condono edilizio.

Anche l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) ha evidenziato la propria contrarietà. A margine di un incontro durante la manifestazione fieristica di Bologna (SAIE), il presidente Paolo Buzzetti ha sostenuto che l'associazione "è sempre stata contraria a qualsiasi forma di condono perché, in realtà, cambia il mercato e crea condizioni di premialità per chi non ha rispettato le regole". "Su questo - ha concluso riferendosi ad un eventuale condono - la nostra posizione è netta: sempre contrari a qualsiasi idea di condoni su abusi edilizi".

Sia Architetti che ANCE hanno evidenziato la necessità di una politica di sviluppo.
Per gli Architetti italiani l'auspicio è "che le risorse per il rilancio dell'economia siano reperite attraverso misure che incentivino lo sviluppo e non attraverso lo scempio e la devastazione del paesaggio del nostro Paese, che, invece, dovrebbe, e deve essere ottimizzato quale fonte di ricchezza nazionale. La strada da intraprendere secondo il Consiglio Nazionale va invece verso la direzione opposta: quella della realizzazione di un vero e proprio progetto di salvaguardia ambientale e paesaggistica, basato sul principio imprescindibile che la cultura ed il paesaggio sono delle risorse fondamentali anche di tipo economico che vanno valorizzate attraverso progetti di sviluppo non invasivi".

Anche l'ANCE ha ammesso che al posto del condono edilizio "quello che noi speriamo è la proposta di un piano città. C'è tantissimo da fare dal punto di vista del risparmio energetico. Lo chiede l'Unione Europea, poi c'è la manutenzione dei nostri fabbricati che sono stati fatti, nel 65% dei casi, prima del 1970 e c'è anche la necessità di modificare le periferie e renderle più moderne: laddove è necessario, abbattere e ricostruire ma anche fare interventi più mirati". Secondo il numero uno dell'Ance, ancora, occorre "varare un grande piano città da parte dei sindaci, le norme urbanistiche ormai ci sono, ci vuole la miccia fiscale. Cioè il Governo, se vuole fare un vero piano di sviluppo dell'edilizia, sull'esistente deve introdurre alcune agevolazioni fiscali per far partire la cosa".

"Il condono va esattamente nella direzione opposta rispetto a quanto auspicato e richiesto insistentemente dal sistema imprenditoriale più sano e qualificato del Paese". È questo il commento del presidente dell'Associazione Nazionale delle pmi edili manifatturiere aderente a Confapi (Aniem), Dino Piacentini alle luce delle considerazioni emerse al Saie di Bologna.
Secondo l'Associazione è ora di dire basta a provvedimenti estemporanei che servono solo a far cassa, ma che bloccano ogni possibilità di sviluppo culturale, sociale ed economico. Il settore necessità di politiche di politiche industriali, di riforme che sappiano garantire uno sviluppo sostenibile dell'ambiente, di strumenti che rendano operativi piani di demolizione e sostituzione di aree degradate, operazioni che sono già realizzate da decenni in altri Paesi e che in Italia sono ancora un tabù.
"Sappiamo che non ci sono risorse pubbliche sufficienti, ma lo Stato può rendere fruibili e sostenibili operazioni complesse di riqualificazione integrata che potrebbero veder coinvolti capitali privati", incalza Piacentini. "Vogliamo interrompere la strada della furbizia, dell'illegalità condonata per avviare effettivamente un percorso di riqualificazione complessiva sostenibile delle nostre aree urbane".

Secco NO anche dal leader dei Verdi, Angelo Bonelli. "Il condono fiscale ed edilizio che il centrodestra continua irresponsabilmente a promuovere è uno schiaffo all'Italia onesta. Solo la discussione su possibili sanatorie edilizie hanno già messo in moto l'industria illegale del cemento abusivo. Ci sono arrivate segnalazioni dalla Sicilia, dalla Calabria, dal Sud del Lazio, da Roma e dalla provincia di Napoli su cantieri anomali. Per questa ragione chiediamo ai sindaci di avviare subito un attento monitoraggio dei territori onde evitare che le proposte di un governo ormai allo sbando si trasformino in nuove ed ulteriori ferite per il territorio italiano che già è in ginocchio a causa del dissesto idrogeologico e del cemento selvaggio. È ormai evidente che il governo Berlusconi, dopo aver messo in pericolo i risparmi degli italiani, vuole scaricare i costi della crisi sui cittadini onesti che seguono le regole, avviando i saldi dell'illegalità per i furbi e i disonesti. Il condono sarebbe semplicemento un atto criminale da parte di un governo che punta a legarizzare l'illegalità e che sta rubando il futuro all'Italia e agli italiani: l'ennesima cambiale del governo Berlusconi sul futuro del Paese".

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