Detrazioni 55%: per Aniem necessario rendere più selettivi e mirati gli interventi
Gli interventi di riqualificazione energetica, sistema che ha dato sì una propulsione al gettito fiscale ed ha permesso di mettere in campo un gran numero ...
Gli interventi di riqualificazione energetica, sistema che ha dato
sì una propulsione al gettito fiscale ed ha permesso di mettere in
campo un gran numero di interventi, ha generato l'illusione
di un sostegno all'edilizia. Questa la posizione
dell'Aniem, che rappresenta circa 8.000 pmi edili su tutto il
territorio nazionale: gli interventi messi in campo,
infatti, poco hanno a che fare con l'edilizia in senso
generale, ma molto con gli impianti o gli infissi non
generando un vero sostegno di sistema, ma solo di alcuni
settori.
L'Associazione crede che questa illusione sia oltretutto deleteria se si cerca di dare uno sbocco possibile ad una crisi sistemica dell'edilizia attraverso visioni rivolte al futuro.
Secondo il Vicepresidente Lapo Borghi "se il futuro sta nella rigenerazione degli asfittici sistemi urbani, riducendo il consumo del territorio e spingendo la riqualificazione attraverso la demolizione e ricostruzione, che senso ha incentivare l'investimento in risparmio energetico in edifici che diversamente dovrebbero essere demoliti e che non garantiscono sicurezza dal punto di vista strutturale o impiantistico?"
Forse è giunta l'ora, secondo l'Associazione di rendere selettivi gli incentivi e non ridurne l'entità come previsto dalla manovra bis. Cioè, renderla mirata agli edifici di pregio, nei centri storici, o quelli semi recenti (20-30 anni), ma tagliare fuori l'edilizia post bellica senza pregio per favorire interventi di riqualificazione urbana come vero volano dell'edilizia del futuro.
Basti pensare che in Italia ci sono 11 milioni di edifici edificati dal dopoguerra al 1971: il 44,6% delle abitazioni italiane è stato costruito in questo arco temporale.
In un contesto simile pensare di intervenire in modo generalizzato sulla riqualificazione energetica e sulle prestazioni termiche di immobili spesso irrimediabilmente energivori pare, secondo l'Aniem, insensato: occorre coniugare sostenibilità e redditività degli investimenti con obiettivi sociali ed ambientali realmente perseguibili.
A cura dell'Ufficio stampa ANIEM
L'Associazione crede che questa illusione sia oltretutto deleteria se si cerca di dare uno sbocco possibile ad una crisi sistemica dell'edilizia attraverso visioni rivolte al futuro.
Secondo il Vicepresidente Lapo Borghi "se il futuro sta nella rigenerazione degli asfittici sistemi urbani, riducendo il consumo del territorio e spingendo la riqualificazione attraverso la demolizione e ricostruzione, che senso ha incentivare l'investimento in risparmio energetico in edifici che diversamente dovrebbero essere demoliti e che non garantiscono sicurezza dal punto di vista strutturale o impiantistico?"
Forse è giunta l'ora, secondo l'Associazione di rendere selettivi gli incentivi e non ridurne l'entità come previsto dalla manovra bis. Cioè, renderla mirata agli edifici di pregio, nei centri storici, o quelli semi recenti (20-30 anni), ma tagliare fuori l'edilizia post bellica senza pregio per favorire interventi di riqualificazione urbana come vero volano dell'edilizia del futuro.
Basti pensare che in Italia ci sono 11 milioni di edifici edificati dal dopoguerra al 1971: il 44,6% delle abitazioni italiane è stato costruito in questo arco temporale.
In un contesto simile pensare di intervenire in modo generalizzato sulla riqualificazione energetica e sulle prestazioni termiche di immobili spesso irrimediabilmente energivori pare, secondo l'Aniem, insensato: occorre coniugare sostenibilità e redditività degli investimenti con obiettivi sociali ed ambientali realmente perseguibili.
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