Dissesto idrogeologico: riportare il progetto al centro delle procedure
Gli ultimi anni sono stati determinanti per dimostrare come l'Italia stia lentamente ma inesorabilmente perdendo il concetto di "progetto", inteso come progr...
Gli ultimi anni sono stati determinanti per dimostrare come
l'Italia stia lentamente ma inesorabilmente perdendo il concetto di
"progetto", inteso come programmazione di risorse, con una data di
inizio e una di fine, volto a creare degli specifici risultati che
diano valore aggiunto a qualcosa.
Qualsiasi progetto che voglia definirsi tale dovrebbe riportare obiettivi specifici, ragionevolmente raggiungibili, vincoli temporali ed economici, e risorse umane e strumentali necessarie. Purtroppo, in Italia la mancanza di "progettualità" è visibile in quasi ogni azione: dallo Stato, che annaspa tra provvedimenti legislativi di dubbia applicazione, fino ad arrivare alle nostre Università, che hanno perso di vista un serio piano formativo che possa dare vigore ad una generazione in crisi d'identità (nel 2013 il 37% dei laureati da preso 110 e lode...sarà mica aumentato il numero di geni in Italia?).
Il tema della progettualità è stato recentemente affrontato durante il Secondo Tavolo tecnico tra il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e coordinatore delle Reti tecniche delle professioni Armando Zambrano, e il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nonché componente della Cabina di Regia della Struttura di Missione di contrasto al Rischio idrogeologico Massimo Sessa, in cui si è parlato appunto di dissesto idrogeologico e degli obiettivi per contrastare le emergenze alluvionali.
Considerato l'arrivo della stagione invernale e il probabile arrivo di nuove catastrofi ambientali, il monito del CNI è stato chiaro: "Riportare il progetto al centro delle procedure".
Nonostante la scarsissima considerazione da parte di uno Stato in cui la fiducia nelle libere professioni tecniche è ormai di poco sopra a quella nel vaccino antinfluenzale (Crozza docet), il coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche è tornato ad insistere sul Presidente del C.S.L.P. Massimo Sessa che ha proprio recentemente dimostrato quanto i professionisti dell'area tecnica non abbiano più nulla da offrire ad un Paese corrotto dove le uniche logiche che contano sono quelle legate al denaro di chi riesce a pagare qualche cospicua mazzetta. L'Italia ha purtroppo raggiunto il suo inverno della ragione, in cui sebbene i segnali di un declino culturale oltre che economico siano ormai evidenti, chi governa si ostina a seguire logiche di pensiero fortemente sbagliate e distruttive.
E' utile ricordare che recentemente il C.S.L.P., che Massimo Sessa ha il privilegio di dirigere, ha approvato le nuove NTC con appena 34 consiglieri presenti dei circa 60 componenti del Consiglio (leggi articolo) e senza che le professioni dell'area tecnica (ovvero chi le NTC le applica) abbiano avuto un ruolo importate nel processo di approvazione. In riferimento al dissesto idrogeologico, i professionisti, i Geologi su tutti, hanno da tempo richiamato l'attenzione di chi legifera, ma a parte qualche nuova struttura (buona solo a pagare nuovi stipendi) non sembra che siano stati trovati modi operativi per affrontare seriamente ed in fretta il problema.
"Con il Presidente Sessa - ha spiegato Armando Zambrano - abbiamo condiviso necessità di tenere nella giusta considerazione la questione legata alla fase di progettazione delle opere, per ridurre i danni provocati dal dissesto idrogeologico". Non solo, "poiché questa fase va curata con particolare riguardo, le categorie tecniche ritengono determinante il contributo dei professionisti esterni all'elaborazione dei progetti. Il dissesto idrogeologico, quindi, è ritenuto dalle categorie tecniche una priorità da affrontare con un ricco apporto di idee e linee di sviluppo". Nello specifico sono quattro:
A questo punto la domanda nasce spontanea: sarà la volta buona?o questo inverno della ragione dovrà continuare ancora fino a quando del nostro Paese non resteranno neanche le briciole?
Qualsiasi progetto che voglia definirsi tale dovrebbe riportare obiettivi specifici, ragionevolmente raggiungibili, vincoli temporali ed economici, e risorse umane e strumentali necessarie. Purtroppo, in Italia la mancanza di "progettualità" è visibile in quasi ogni azione: dallo Stato, che annaspa tra provvedimenti legislativi di dubbia applicazione, fino ad arrivare alle nostre Università, che hanno perso di vista un serio piano formativo che possa dare vigore ad una generazione in crisi d'identità (nel 2013 il 37% dei laureati da preso 110 e lode...sarà mica aumentato il numero di geni in Italia?).
Il tema della progettualità è stato recentemente affrontato durante il Secondo Tavolo tecnico tra il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e coordinatore delle Reti tecniche delle professioni Armando Zambrano, e il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nonché componente della Cabina di Regia della Struttura di Missione di contrasto al Rischio idrogeologico Massimo Sessa, in cui si è parlato appunto di dissesto idrogeologico e degli obiettivi per contrastare le emergenze alluvionali.
Considerato l'arrivo della stagione invernale e il probabile arrivo di nuove catastrofi ambientali, il monito del CNI è stato chiaro: "Riportare il progetto al centro delle procedure".
Nonostante la scarsissima considerazione da parte di uno Stato in cui la fiducia nelle libere professioni tecniche è ormai di poco sopra a quella nel vaccino antinfluenzale (Crozza docet), il coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche è tornato ad insistere sul Presidente del C.S.L.P. Massimo Sessa che ha proprio recentemente dimostrato quanto i professionisti dell'area tecnica non abbiano più nulla da offrire ad un Paese corrotto dove le uniche logiche che contano sono quelle legate al denaro di chi riesce a pagare qualche cospicua mazzetta. L'Italia ha purtroppo raggiunto il suo inverno della ragione, in cui sebbene i segnali di un declino culturale oltre che economico siano ormai evidenti, chi governa si ostina a seguire logiche di pensiero fortemente sbagliate e distruttive.
E' utile ricordare che recentemente il C.S.L.P., che Massimo Sessa ha il privilegio di dirigere, ha approvato le nuove NTC con appena 34 consiglieri presenti dei circa 60 componenti del Consiglio (leggi articolo) e senza che le professioni dell'area tecnica (ovvero chi le NTC le applica) abbiano avuto un ruolo importate nel processo di approvazione. In riferimento al dissesto idrogeologico, i professionisti, i Geologi su tutti, hanno da tempo richiamato l'attenzione di chi legifera, ma a parte qualche nuova struttura (buona solo a pagare nuovi stipendi) non sembra che siano stati trovati modi operativi per affrontare seriamente ed in fretta il problema.
"Con il Presidente Sessa - ha spiegato Armando Zambrano - abbiamo condiviso necessità di tenere nella giusta considerazione la questione legata alla fase di progettazione delle opere, per ridurre i danni provocati dal dissesto idrogeologico". Non solo, "poiché questa fase va curata con particolare riguardo, le categorie tecniche ritengono determinante il contributo dei professionisti esterni all'elaborazione dei progetti. Il dissesto idrogeologico, quindi, è ritenuto dalle categorie tecniche una priorità da affrontare con un ricco apporto di idee e linee di sviluppo". Nello specifico sono quattro:
- definizione di buone pratiche per la realizzazione di opere a salvaguardia del dissesto;
- definizione di procedure semplificate per il conferimento di incarichi di progettazione a normativa invariata;
- definizione di un codice di comportamento teso al buon utilizzo del territorio;
- definizione di una griglia di valutazione da offrire alle Stazioni Uniche Appaltanti per la fase di progettazione degli interventi.
A questo punto la domanda nasce spontanea: sarà la volta buona?o questo inverno della ragione dovrà continuare ancora fino a quando del nostro Paese non resteranno neanche le briciole?
A cura di Gianluca
Oreto - @lucaoreto
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