Edilizia, l'Ance chiede lo stato di crisi del settore

La grave situazione del settore delle costruzioni ha spinto il Comitato di Presidenza dell'Ance, riunitosi il 16 febbraio u.s., a chiedere la determinazione ...

06/03/2012
La grave situazione del settore delle costruzioni ha spinto il Comitato di Presidenza dell'Ance, riunitosi il 16 febbraio u.s., a chiedere la determinazione dello stato di crisi del settore e a denunciare, in una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Monti, le difficoltà di migliaia di imprese e l'esigenza di un concreto sostegno all'industria delle costruzioni.

Con questa azione si è voluto riportare al centro dell'attenzione della politica la necessità di provvedimenti urgenti, in grado di consentire alle imprese di operare sul mercato.

La crisi ha investito il settore delle costruzioni da oltre quattro anni, visto che anche il 2012 vedrà un ridimensionamento dei livelli produttivi.

Dal 2008 al 2012 il settore avrà perduto il 24,1% in termini reali, riportandosi ai livelli di produzione osservati a metà degli anni '90, con punte del -40,4% nel comparto delle nuove residenze e del -37,2% in quello delle opere pubbliche.

Dal punto di vista occupazionale, dall'inizio della crisi si stima che si siano persi 250.000 posti di lavoro nelle costruzioni, che salgono a 380.000 considerando anche la filiera e l'indotto.

A questi dati davvero preoccupanti si aggiungono alcuni fattori che stanno determinando la chiusura di migliaia di imprese. Da mesi, l'Associazione denuncia un fortissimo razionamento del credito verso tutto il settore. In alcuni casi, questa chiusura sarebbe stata sollecitata anche dall'Organo di Vigilanza di Banca d'Italia al fine di ridurre il profilo di rischio degli istituti coinvolti.

Per le costruzioni, poi, il blocco delle erogazioni è duplice: diretto, perché non vengono finanziati gli investimenti proposti dalle imprese, e indiretto, perché è praticamente impossibile per le famiglie contrarre mutui per l'acquisto della casa. In questa fase le banche sono impegnate esclusivamente a richiederci di rientrare dai prestiti in essere.

La crisi di liquidità delle imprese è accentuata drammaticamente dal problema dei ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione, che assume dimensioni sempre più preoccupanti e sta mettendo fortemente a repentaglio la sopravvivenza di numerose aziende.

L'Ance ha collaborato con la Cassa Depositi e Prestiti per la creazione di un plafond di 2 miliardi di euro per finanziare le operazioni di sconto pro soluto dei crediti delle imprese. Questa iniziativa si sta scontrando con la ritrosia delle banche verso questo strumento, ritardando la firma del Protocollo.

Anche le misure previste dal Governo per accelerare i pagamenti stanno trovando ostacoli. L'obbligo di certificazione dei crediti verso gli enti locali è ancora, nonostante le nostre continue sollecitazioni, in attesa del decreto attuativo del Ministero dell'economia che non sembra imminente.

L'Ance è consapevole della necessità di continuare sulla strada del rigore per consolidare i conti pubblici, ma in questa fase recessiva non possono mancare misure per la crescita che pongano al centro delle politiche economiche del Paese il rilancio degli investimenti in infrastrutture e i provvedimenti di sostegno per l'edilizia privata.

Purtroppo, le scelte, finora adottate dal Governo, non sembrano andare in questa direzione.

La decisione del Governo di sostenere la richiesta dell'Ance di reintroduzione dell'IVA su opzione a tutte le cessioni e locazioni di abitazioni realizzate direttamente da imprese di costruzioni si è infranta, dopo una prima approvazione dei Ministri competenti, sulle resistenze del Ministero dell'Economia. Eppure, si tratta di un provvedimento di importanza vitale, che permetterebbe di scongelare beni immobili inutilizzati, liberando risorse per nuovi investimenti, ed offrirebbe abitazioni in locazione a prezzi calmierati in una situazione italiana che vede lo stock in affitto tra i più bassi a livello europeo.

Sul tema delle infrastrutture, pur apprezzando l'impegno del Governo nell'aver garantito, attraverso il Cipe, una dotazione finanziaria a favore delle opere necessarie all'adeguamento del territorio, è necessario offrire un segnale di certezza sulle risorse che potranno, effettivamente, essere utilizzate. Dei fondi allocati e riallocati più volte in questi anni, infatti, solo 4 miliardi risultano disponibili per il 2012. Una cifra ben inferiore a quelle più volte dichiarate, ma sufficiente, almeno, a far ripartire il settore, se dedicata a interventi indispensabili, come quelli per le scuole, per la riduzione del rischio idrogeologico e per le infrastrutture urbane.

Più in generale, si avverte l'esigenza di una politica di bilancio finalizzata a liberare risorse per l'infrastrutturazione del Paese, investimenti che possono costituire il volano per aumentare la competitività e generare lo sviluppo che anche l'Europa, insistentemente, ci chiede.

È necessario sviluppare una politica che favorisca gli investimenti nell'ammodernamento e nella rigenerazione delle nostre città, in grado di aumentarne l'efficienza e la qualità della vita dei cittadini.

Fonte: ANCE
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