Emergenza Covid-19 e Bonus 600 euro: è caos, modificati retroattivamente i requisiti dei professionisti
Una modifica dell'ultima ora all'art. 44 del #CuraItalia getta nel caos le domande presentate dai liberi professionisti alle Casse di previdenza private
Con la pubblicazione del Decreto Interministeriale del 28 marzo 2020 sono state definite le modalità di attribuzione dell'indennità (c.d. bonus 600 euro), prevista dal Decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. #CuraItalia), per i lavoratori autonomi e professionisti iscritti alle Casse di previdenza private danneggiati dall'emergenza Covid-19.
Dalla pubblicazione, avvenuta la sera notte tra il 31 marzo e l'1 aprile 2020, le Casse di Previdenza private si sono attrezzate per far fronte immediatamente alle richieste dei loro iscritti, consapevoli che gli stanziamenti previsti dal Governo non sarebbero stati sufficienti a coprire tutte le richieste di indennizzo (le previsioni parlano di appena il 60%). Dall'1 aprile stesso ad oggi sono stati ormai gran parte degli aventi diritto a presentare l'istanza di riconoscimento del bonus 600 euro.
Emergenza Covid-19 e Bonus 600 euro: modificati retroattivamente i requisiti dei professionisti
Fin qui, a parte qualche problema tecnico e di interpretazione, tutto è filato liscio. Sennonché con la recente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 recante “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali" si è deciso di dare un'ulteriore "sforbiciata" retroattiva agli aventi diritto all'indennità prevista dall'art. 44 del #CuraItalia escludendo dal bonus 600 euro i titolari di trattamento pensionistico e gli iscritti alla Casse private non in via esclusiva.
Emergenza Covid-19 e Bonus 600 euro: le domande dei professionisti
Una sforbiciata che in realtà comporterà più problemi che altro soprattutto in riferimento all'esclusività di iscrizione alla Cassa per quel che riguarda i limiti temporali e quantitativi che non sono stati contemplati all'interno del d.l. n. 23/2020 che all'art. 34 afferma solo “Ai fini del riconoscimento dell’indennità di cui all’articolo 44 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103 devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva”.
Sono requisiti che riguardano l'intera vita professionale? il solo anno 2020? il 2019? anche per importi bassi o ci saranno dei limiti quantitativi di tolleranza? Domande arrivate in appena un giorno di vita del nuovo decreto e che dovranno necessariamente avere una risposta perché se è vero che non saranno i 600 euro a stravolgere il futuro dei liberi professionisti (che attendono misure più incisive per la ripresa economica), è anche corretto avere delle normative certe che mettano tutti nelle condizioni di conoscere almeno il proprio presente.
Emergenza Covid-19 e Bonus 600 euro: il duro commento degli Agrotecnici
Duro il commento del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e Agrotecnici laureati che ha prima evidenziato come dall'1 aprile siano già state presentate 400.000 domande alle rispettive Casse di previdenza, le quali avevano intenzione di istruirle e rendicontarle ai Ministeri del lavoro e dell’Economia in modo da procedere in fretta ai pagamenti. "Le domande - rilevano gli Agrotecnici - sono state presentate sulla base delle regole del Decreto del 1 aprile (che non richiedevano l’esclusività dell’attività) e sono ovviamente indistinguibili le une dalle altre, rendendo impossibile i pagamenti, anche solo parziali".
"La scellerata formulazione dell’art. 34 - continuano gli Agrotecnici - getta nel caos tutte le Casse che erano già pronte a pagare i primi assegni dopo Pasqua (come ad esempio l’ENPAIA-Gestione Agrotecnici ed Agrotecnici laureati, che già da ieri aveva lavorato il 100% delle domande pervenute), che adesso debbono fermarsi in attesa di chiarimenti che poi, in realtà, non chiariranno nulla".
"Il DL n. 23/2020 - tuona il Collegio degli Agrotecnici - è già esso stesso legge e non può certo venire modificato da un “impegno” per quanto autorevole esso sia. Solo il Parlamento può cambiare l’infelice formulazione (e siamo certi che ciò avverrà) però, fino ad allora, chi mai si azzarderà a pagare? Dal momento che è lo stesso Governo a ribadire, ad ogni piè sospinto, che bisogna “fare presto”, occorre “mettere subito soldi in circolo nell’economia” si può certo affermare che, se la teoria è corretta, l’applicazione che ne viene fatta lascia parecchio a desiderare".
La domanda che si pongono gli Agrotecnici è "Cosa capiterà adesso?" e la loro risposta non è certo lontana dalla realtà "Facile intuirlo. Le Casse di previdenza, nell’incertezza, altro non potranno fare che fermare i pagamenti. Il Governo dirà d’essersi sbagliato, ma il DL n. 23/2020 è ormai pubblicato e si dovrà perciò aspettare le modifiche del Parlamento (entro 60 giorni). Risultato: i professionisti vedranno i soldi del “bonus” a fine giugno".
Non ha nascosto la propria irritazione il Presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, Roberto Orlandi “I liberi professionisti, lavoratori che quasi mai nulla chiedono allo Stato, ma si fanno spesso carico delle sue inefficienze, non si meritavano la beffa che il Governo -certo involontariamente, ma non meno colpevolmente- ha loro riservato: modificare a posteriori le regole e così rendere nulle tutte le domande di aiuto presentate (400.000, provenienti soprattutto da giovani professionisti). E differire (se tutto andrà bene) i pagamenti di almeno due mesi. Oppure, se bene non andrà, obbligarli all’umiliazione di dover ripresentare daccapo la domanda”.
“La pazienza adesso è davvero esaurita - conclude il Presidente Orlandi - Così come la credibilità di chi assume provvedimenti del genere, che creano un danno incommensurabile: la perdita di fiducia nelle istituzioni”.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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