Emilia-Romagna: 10 milioni di euro per nuove piste ciclabili
Al via la prima Rete delle ciclovie regionali, per far diventare ancora di più l’Emilia-Romagna regione delle due ruote e della mobilità sostenibile. Lo pr...
Al via la prima Rete delle ciclovie regionali, per far diventare ancora di più l’Emilia-Romagna regione delle due ruote e della mobilità sostenibile. Lo prevede il progetto di legge sulla ciclabilità licenziato dalla Giunta. Con obiettivi chiari: raddoppio degli spostamenti in bici e a piedi sul territorio; dimezzamento entro il 2020 delle vittime su strada; nuovi collegamenti tra le piste esistenti, maggiore integrazione treno-bici e servizi per i ciclisti, dalla riparazione alla vigilanza. E per ogni nuova strada, una nuova pista ciclabile, anche non adiacente, come invece prevede l’attuale normativa.
È quanto prevede il primo progetto di legge sulla ciclabilità in Emilia-Romagna, approvato dalla Giunta regionale. Norma alla quale corrisponderà un investimento iniziale della Regione di 10 milioni di euro, risorse stanziate dal Fondo di sviluppo e coesione e messe a bando a favore di Enti Locali, agenzie per la mobilità e società di gestione nel campo dei trasporti. Con una avvertenza: gli enti e i soggetti inadempienti sulle misure per la ciclabilità non potranno beneficiare di contributi regionali. Complessivamente, sono 25 i milioni di euro destinati alla mobilità ciclistica entro la fine della legislatura.
“Questa legge è un altro tassello importante per costruire una mobilità davvero sostenibile, attenta all’ambiente, alla sicurezza e ai bisogni delle persone. È un provvedimento - spiega il presidente della Regione, Stefano Bonaccini - che si inserisce in modo organico nelle recenti misure che abbiamo varato per il trasporto pubblico locale, mettendo in campo azioni volte a favorire gli spostamenti quotidiani casa-scuola e casa-lavoro, i cicloturistici, l’intermodalità, per avere aree urbane e spazi extraurbani che siano ancor più vivibili e a misura d’uomo”.
La parola d’ordine è incentivare l’uso della bicicletta, come elemento di mobilità sostenibile urbana ed extraurbana, rete di cui fanno parte anche le ciclovie turistiche nazionali, mettendo in rapporto i tanti settori interessati: territorio, mobilità, ambiente, sanità e prevenzione, welfare, sviluppo rurale, turismo.
In che modo? Prima di tutto con la realizzazione di nuove ciclovie e la messa in sicurezza dei tratti presenti. Ma anche il recupero di stazioni ferroviarie e case cantoniere in struttureche offrirannoservizi per i cicloturisti; noleggio bici e bike sharing; velostazioni; registri per il riconoscimento delle biciclette, parcheggi attrezzati diffusi.
Tra le novità, anche la possibilità di costruire le piste ciclabili anche non in adiacenza alle strade, ma su tracciati differenti. Infatti, la legge 366 del 1998 stabilisce che a fronte della costruzione di nuove strade o di manutenzione di quelle esistenti, vengano previste vie ciclabili esclusivamente in adiacenza, possibilità a volte non praticabile.
La Rete delle ciclovie regionali sarà costituita da numerosi percorsi ciclabili già esistenti, da tratti da raccordare o di nuova realizzazione. Comprenderà anche le ciclovie e gli itinerari storici, a partire dall’Eurovelo, che in Italia coincide per buona parte con la Ciclovia del Sole e i suoi tremila chilometri dall’Alto Adige alla Sicilia, e da Bicitalia, il network a cura della Federazione italiana amici della bicicletta, che racchiude gli itinerari nazionali e sovraregionali. Nella rete vengono poi integrate le piste ciclabili locali e individuati i tracciati ferroviari dismessiin cui realizzare nuove vie per le due ruote ad uso turistico.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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