Gestione integrata dei rifiuti: 19 amministrazioni comunali su 28 non sono in regola con la normativa sull’in house providing
L'AVCP, apprestandosi a concludere la procedura di vigilanza avviata il 17 giugno 2009 sulle modalità di gestione dei servizi integrati dei rifiuti affidata ...
L'AVCP, apprestandosi a concludere la procedura di vigilanza
avviata il 17 giugno 2009 sulle modalità di gestione dei servizi
integrati dei rifiuti affidata a società capitale interamente
pubblico, ha adottato, il 13 gennaio 2010, la delibera n. 2,
di contestazione degli addebiti, con la quale si chiede a 19
amministrazioni comunali di adeguarsi alla normativa europea ed
italiana.
Su 28 casi analizzati, 7 sono risultati conformi, 12 Comuni dovranno adottare appositi rimedi mediante modifiche delle clausole statutarie delle società controllate, mentre i rimanenti 9 Comuni sono stati giudicati non conformi alla normativa.
"A seguito di una indagine dell'Autorità - ha dichiarato il Consigliere relatore Andrea Camanzi - abbiamo rilevato che in molti casi la scelta dell'amministrazione locale di procedere alla produzione in house dei servizi, è stata realizzata in mancanza della sussistenza dei requisiti necessari a garantire l'inesistenza di finalità commerciali".
"Tra l'altro, sulla base della recente modifica della normativa italiana - ha spiegato il Presidente dell’Autorità Luigi Giampaolino - si può ricorrere all'in house providing nel settore dei servizi integrati dei rifiuti solo al verificarsi di specifiche condizioni economiche, sociale ed ambientali del contesto territoriale di riferimento che non consentono un utile ed efficace ricorso al mercato".
La modifica della normativa ha inoltre previsto che le attuali concessioni di servizi prodotti in modalità in house potranno continuare fino alla loro scadenza nel caso in cui si possa dimostrare l'inesistenza di finalità commerciali, salva la possibilità di evolvere verso altre forme societarie con la partecipazione di un socio gestore privato.
Le concessioni di servizi affidate direttamente a gestori non assimilabili ad in house providers dovranno cessare in maniera improrogabile entro il 31/12/2010 per essere successivamente affidate con procedure ad evidenza pubblica.
Il provvedimento, che riguarda 25 Comuni e un Consorzio di Comuni, è la risultante di una indagine conoscitiva con la quale l'AVCP aveva acquisito, da Regioni, Province autonome e Comuni capoluogo di Provincia, documentazione sullo stato di attuazione del sistema di gestione integrata dei rifiuti.
Questo l'elenco delle amministrazioni comunali esaminate: Ancona, Alessandria, Belluno, Benevento, Biella, Campobasso, Fermo, Ferrara, Frosinone, Grosseto, Imperia, La Spezia, Livorno, Lucca, Napoli, Padova, Pescara, Pordenone, Sondrio, Terni, Torino, Treviso, Varese, Vicenza, Viterbo, Consorzio Treviso Tre.
Dall'indagine svolta è emerso che la filiera della gestione dei rifiuti, concepita dal legislatore come un ciclo chiuso, risulta frammentata e affidata spesso a vari gestori nelle sue diverse fasi, raccolta, spazzamento, trasporto, recupero e controllo, in contrasto con il Codice Ambientale. Infatti, a dieci anni dall'entrata in vigore del Decreto Ronchi e dopo gli aggiornamenti del Testo unico sull'ambiente del 2006, le Regioni non hanno ancora dato piena applicazione alla normativa: solo pochi Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) sono stati individuati (soprattutto nel centro nord), e pochissime, pressoché assenti, le relative Autorità d'ambito.
L'Autorità ha inviato ai Comuni ed alle società di gestione interessate la deliberazione (n. 2 del 13 gennaio 2010), corredata di singole schede contenenti le valutazioni specifiche. Le amministrazioni hanno da 30 a 60 giorni per adeguarsi alle indicazioni dell'Autorità.
Fonte: www.avcp.it
Su 28 casi analizzati, 7 sono risultati conformi, 12 Comuni dovranno adottare appositi rimedi mediante modifiche delle clausole statutarie delle società controllate, mentre i rimanenti 9 Comuni sono stati giudicati non conformi alla normativa.
"A seguito di una indagine dell'Autorità - ha dichiarato il Consigliere relatore Andrea Camanzi - abbiamo rilevato che in molti casi la scelta dell'amministrazione locale di procedere alla produzione in house dei servizi, è stata realizzata in mancanza della sussistenza dei requisiti necessari a garantire l'inesistenza di finalità commerciali".
"Tra l'altro, sulla base della recente modifica della normativa italiana - ha spiegato il Presidente dell’Autorità Luigi Giampaolino - si può ricorrere all'in house providing nel settore dei servizi integrati dei rifiuti solo al verificarsi di specifiche condizioni economiche, sociale ed ambientali del contesto territoriale di riferimento che non consentono un utile ed efficace ricorso al mercato".
La modifica della normativa ha inoltre previsto che le attuali concessioni di servizi prodotti in modalità in house potranno continuare fino alla loro scadenza nel caso in cui si possa dimostrare l'inesistenza di finalità commerciali, salva la possibilità di evolvere verso altre forme societarie con la partecipazione di un socio gestore privato.
Le concessioni di servizi affidate direttamente a gestori non assimilabili ad in house providers dovranno cessare in maniera improrogabile entro il 31/12/2010 per essere successivamente affidate con procedure ad evidenza pubblica.
Il provvedimento, che riguarda 25 Comuni e un Consorzio di Comuni, è la risultante di una indagine conoscitiva con la quale l'AVCP aveva acquisito, da Regioni, Province autonome e Comuni capoluogo di Provincia, documentazione sullo stato di attuazione del sistema di gestione integrata dei rifiuti.
Questo l'elenco delle amministrazioni comunali esaminate: Ancona, Alessandria, Belluno, Benevento, Biella, Campobasso, Fermo, Ferrara, Frosinone, Grosseto, Imperia, La Spezia, Livorno, Lucca, Napoli, Padova, Pescara, Pordenone, Sondrio, Terni, Torino, Treviso, Varese, Vicenza, Viterbo, Consorzio Treviso Tre.
Dall'indagine svolta è emerso che la filiera della gestione dei rifiuti, concepita dal legislatore come un ciclo chiuso, risulta frammentata e affidata spesso a vari gestori nelle sue diverse fasi, raccolta, spazzamento, trasporto, recupero e controllo, in contrasto con il Codice Ambientale. Infatti, a dieci anni dall'entrata in vigore del Decreto Ronchi e dopo gli aggiornamenti del Testo unico sull'ambiente del 2006, le Regioni non hanno ancora dato piena applicazione alla normativa: solo pochi Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) sono stati individuati (soprattutto nel centro nord), e pochissime, pressoché assenti, le relative Autorità d'ambito.
L'Autorità ha inviato ai Comuni ed alle società di gestione interessate la deliberazione (n. 2 del 13 gennaio 2010), corredata di singole schede contenenti le valutazioni specifiche. Le amministrazioni hanno da 30 a 60 giorni per adeguarsi alle indicazioni dell'Autorità.
Fonte: www.avcp.it
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Deliberazione n. 2IL NOTIZIOMETRO