IL SISMA DEL 1997 ALLONTANA LA SUA OMBRA
Le Marche si avviano a condizioni di vita “normali” all’indomani della ricostruzione post sisma del 1997, completata per il 90% dei casi. I dati in tal sens...
Le Marche si avviano a condizioni di vita “normali” all’indomani
della ricostruzione post sisma del 1997, completata per il 90% dei
casi.
I dati in tal senso sono rassicuranti, soprattutto se paragonati al sisma che nel lontano 68 colpì la Sicilia e che ancora oggi vede numerose persone in attesa di fondi per ricostruzione.
Lo scorso 25 settembre il presidente della regione Marche Gian Mario Spacca, nel ricordo del decennale del sisma, ha definito il lavoro svolto fino ad oggi “una pagina che onora il paese”.
Vediamo i numeri: a causa del sisma del 1997 le marche avevano subito danni su 95 località in 24 comuni della fascia appenninica ed il piano degli interventi redatto a seguito della legge n, 61/98 aveva identificato oltre 2.000 beni culturali da recuperare.
Gli interventi si sono focalizzati sul principio del miglioramento sismico delle strutture e dell’intervento minimo necessario con la possibilità di reversibilità delle opere fatte per mantenere l’originalità del bene seppur con l’uso di nuove tecnologie e materiali.
Il 90% dei lavori è stato eseguito ma mancano ancora 1,5 miliardi di euro per completare il recupero e così vengono chiamati in causa, per trovare una soluzione, la presidenza del Consiglio dei Ministri, le regioni Marche ed Umbria, Anci e Upi.
A partire dal prossimo 1 gennaio 2008 cesserà lo stato di emergenza e verranno bloccati anche i trasferimenti dei fondi. Secondo Gian Mario Spacca “bisogna trovare una formula sostenibile per questa interruzione anche perché, da dieci anni a questa parte, i trasferimento dello stato ai comuni sono comunque diminuiti” e bisognerà trovare una soluzione anche per gli abitanti delle aree interessate che, fino ad oggi, hanno potuto godere di uno stipendio senza trattenute e, quindi, più “pesante” rispetto alla norma.
Tra le priorità non è da sottovalutare, poi, la ricerca di nuove strategie di intervento per i beni culturali ancora da restaurare, oltre che per le opere pubbliche e gli edifici adibiti a seconda abitazione. Fino ad oggi, infatti, si è data priorità assoluta agli interventi sulle prime case ma, cessata la sistemazione di queste ultime, occorrerà procedere anche con gli altri beni.
In ultimo, ma non per ultimo, occorre definire lo sviluppo delle infrastrutture, vale a dire il ripristino delle opere viarie già esistenti e la realizzazione di nuove in virtù dei cambiamenti della vita, Secondo Spacca “siamo la regione con più distretti d’Italia, insieme alla Lombardia e con una popolazione decisamente inferiore, undicesima tra le regioni industrializzate e con nome distretti tra i top cinquanta in Europa. Ma siamo la centotrentaduesima in quanto a infrastrutture. Un gap che va assolutamente colmato con opere che ci permettano una logistica degna della produttività di questa regione”.
I dati in tal senso sono rassicuranti, soprattutto se paragonati al sisma che nel lontano 68 colpì la Sicilia e che ancora oggi vede numerose persone in attesa di fondi per ricostruzione.
Lo scorso 25 settembre il presidente della regione Marche Gian Mario Spacca, nel ricordo del decennale del sisma, ha definito il lavoro svolto fino ad oggi “una pagina che onora il paese”.
Vediamo i numeri: a causa del sisma del 1997 le marche avevano subito danni su 95 località in 24 comuni della fascia appenninica ed il piano degli interventi redatto a seguito della legge n, 61/98 aveva identificato oltre 2.000 beni culturali da recuperare.
Gli interventi si sono focalizzati sul principio del miglioramento sismico delle strutture e dell’intervento minimo necessario con la possibilità di reversibilità delle opere fatte per mantenere l’originalità del bene seppur con l’uso di nuove tecnologie e materiali.
Il 90% dei lavori è stato eseguito ma mancano ancora 1,5 miliardi di euro per completare il recupero e così vengono chiamati in causa, per trovare una soluzione, la presidenza del Consiglio dei Ministri, le regioni Marche ed Umbria, Anci e Upi.
A partire dal prossimo 1 gennaio 2008 cesserà lo stato di emergenza e verranno bloccati anche i trasferimenti dei fondi. Secondo Gian Mario Spacca “bisogna trovare una formula sostenibile per questa interruzione anche perché, da dieci anni a questa parte, i trasferimento dello stato ai comuni sono comunque diminuiti” e bisognerà trovare una soluzione anche per gli abitanti delle aree interessate che, fino ad oggi, hanno potuto godere di uno stipendio senza trattenute e, quindi, più “pesante” rispetto alla norma.
Tra le priorità non è da sottovalutare, poi, la ricerca di nuove strategie di intervento per i beni culturali ancora da restaurare, oltre che per le opere pubbliche e gli edifici adibiti a seconda abitazione. Fino ad oggi, infatti, si è data priorità assoluta agli interventi sulle prime case ma, cessata la sistemazione di queste ultime, occorrerà procedere anche con gli altri beni.
In ultimo, ma non per ultimo, occorre definire lo sviluppo delle infrastrutture, vale a dire il ripristino delle opere viarie già esistenti e la realizzazione di nuove in virtù dei cambiamenti della vita, Secondo Spacca “siamo la regione con più distretti d’Italia, insieme alla Lombardia e con una popolazione decisamente inferiore, undicesima tra le regioni industrializzate e con nome distretti tra i top cinquanta in Europa. Ma siamo la centotrentaduesima in quanto a infrastrutture. Un gap che va assolutamente colmato con opere che ci permettano una logistica degna della produttività di questa regione”.
A cura di Paola
Bivona
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