IN GARA SCONTI CON PRUDENZA

A sei mesi dalla liberalizzazione effettuata dal decreto bersani che ha abolito i minimi obbligatori fissati dal d.m. 4 aprile 2001, le tariffe degli ingegne...

08/02/2007
A sei mesi dalla liberalizzazione effettuata dal decreto bersani che ha abolito i minimi obbligatori fissati dal d.m. 4 aprile 2001, le tariffe degli ingegneri e degli architetti nelle gare di progettazione si sono attestate sotto la soglia minima, seppur con ribassi lievi che tendono, però, a muoversi oltre il 20%.
Gli Ordini professionali e la loro azione di contrasto hanno, comunque, avuto il deterrente maggiore nella scelta dello scarto del massimo ribasso nell’offerta.

Ad esempio, nel comune di Cisterna l’amministrazione comunale aveva utilizzato il criterio del massimo ribasso come mezzo per eludere i minimi tariffari e poi, sotto pressione degli Ordini professionali, ha fatto dietro front annullando il bando per l’affidamento della progettazione di un complesso polivalente realizzando la progettazione stessa con l’uso delle risorse tecniche interne.
In Friuli Venezia Giulia l’amministrazione comunale di San Giovanni al Natisone ha scelto il metodo dell’offerta a massimo ribasso con il correttivo dell’offerta anomala prevista dalla legge regionale evitando, così, percentuali di ribasso molto alte.
Nel comune di Cave (Roma) si è svolta una gara per la realizzazione di un parcheggio e la sistemazione della via del Fossato e le offerte si sono attestate tutte sulla soglia del 20%.
A Milano, l’azienda ospedaliera Fatebenefratelli ha aggiudicato la gara per la ristrutturazione dell’edificio delle Medicine con il ribasso del 27%, utilizzando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa con un correttivo a criterio della proporzionalità inversa sulla base d’asta.
A Venezia, invece, per la progettazione di ventiquattro alloggi nel comune di Dolo Arino, è stato adottato il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa con un ribasso, quindi, del 60% sulla base d’asta; il risultato, però, è stato sospeso in attesa che i progettisti giustifichino la proposta.

I progettisti, dunque, sono in linea di massima favorevoli a questa liberalizzazione, anche se è necessario creare delle regole precise con la possibilità, oltre che del ribasso, anche del rialzo seppur giustificato.
La liberalizzazione è necessaria per portare il Paese in linea con gli altri Pesi dell’Unione Europea, ma ci sono alcuni punti ancora da sviluppare: ad esempio occorre redigere delle regole riguardo le gare bandite prima dell’entrata in vigore del decreto Bersani e chiuse dopo.
Inoltre occorre fare maggiore attenzione affinché si eviti di danneggiare la professione e la professionalità dei giovani che, non potendo ammortizzare i costi immediatamente, sono quasi sempre tagliati fuori da questi lavori.

L’Oice, si dichiara: “pienamente a favore dell’abolizione dei minimi, anche per i lavori pubblici. Tuttavia, oltre a una circolare interpretativa già chiesta al ministero per le Infrastrutture, per indicare alle stazioni appaltanti come trattare con meno discrezionalità le offerte anomale, è necessario un riordino della normativa e il coraggio di rendere più europeo il sistema degli appalti eliminando il massimo ribasso sulla progettazione, privilegiando l’offerta economicamente più vantaggiosa; riducendo al 20-30% il peso del prezzo sull’offerta complessiva e selezionando una short listi di soggetti di pari dimensioni, la cui offerta possa essere giudicata prima in base alla serietà tecnica del progetto e poi sul lato dell’offerta, con un meccanismo a doppia busta.”

Per i Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti, invece, le tariffe professionali sono il cuore del problema.
Il Presidente del Consiglio Nazionale Architetti, Raffaele Sirica, afferma al proposito: “la situazione caotica che si registra in molte stazioni appaltanti in assenza dei minimi sta alimentando i contenziosi. Continuiamo a ritenere che la Bersani non si debba estendere ai lavori pubblici e all’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici abbiamo chiesto una circolare esplicativa, anche dopo la pronuncia della Consulta”.

A cura di Paola Bivona
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