Il Professional Day è davvero la giornata delle libere professioni?
Partirà domani 1 marzo 2012 Il "Professional Day" ovvero una giornata che in un modo o nell'altro resterà negli annali perché è riuscita nell'intento di riun...
Partirà domani 1 marzo 2012 Il "Professional Day" ovvero una
giornata che in un modo o nell'altro resterà negli annali perché è
riuscita nell'intento di riunire 27 fra ordini e collegi in 106
province, coinvolgendo circa 700 mila professionisti sotto una
stessa bandiera. L'1 marzo 2012 è, dunque, destinato ad essere
ricordato come la più grande manifestazione organizzata dal Cup
(Comitato unitario delle professioni), dal Pat (Professioni di area
tecnica) e da Adepp (Associazioni enti di previdenza privati), in
collaborazione con la Conferenza dei CUP territoriali e con le
altre componenti del mondo ordinistico.
Nelle ultime settimane i commenti da parte di Ordini professionali e associazioni di settore non sono certo mancati e tutti hanno voluto dare un contributo affinché attraverso questa giornata si possa soverchiare il luogo comune dei liberi professionisti "casta del nostro Paese" e possano uscir fuori idee e prospettive di crescita. Il Professional Day è stato, dunque, presentato all'Italia come un luogo per "rappresentare una voce unica e propositiva dei professionisti al Paese ed alle Istituzioni in un momento storico in cui gli interventi legislativi stanno cercando di riformare, spesso in modo non condiviso ed estemporaneo, il sistema nazionale delle professioni ordinistiche".
Ma siamo davvero sicuri che la realtà sia questa?
Il Segretario Nazionale di Inarsind (Sindacato Nazionale Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti), Ing. Francesco Basso, andando controcorrente, ha voluto spiegare attraverso una nota ufficiale il perché il Sindacato che riunisce le principali libere professioni tecniche non sia tra i promotori del Professional Day. In particolare, il segretario di Inarsind ha voluto evidenziare che i temi in discussione l'1 marzo 2012 (Società tra Professionisti, Liberalizzazioni, Tariffe minime, accesso alla Professione, Previdenza, Riforma delle Professioni) riguardano chi esercita la libera professione in forma esclusiva e non chi pur essendo Architetto ed Ingegnere è un dipendente, privato o pubblico.
Come evidenziato dall'Ing. Basso la Giornata delle Professioni è concretamente riferibile alle Libere Professioni e prova ne è che tra gli organizzatori vi è l'Adepp, cioè le Casse Private per la Previdenza proprio dei Liberi Professionisti, ma non agli Ordini Professionali, i cui compiti sono stabiliti dalle loro Leggi costitutive (degli anni '20), che non prevedono in alcun modo un loro potere di rappresentanza. L'Ing. Basso ha posto l'accento che un potere di rappresentanza si acquisisce per libera scelta e non per obbligo d'iscrizione, indicando nelle libere Associazioni Sindacali una via corretta.
Ma il comunicato di Inarsind è andato giù pesante ricordando la situazione paradossale degli Albi Professionali, ovvero albi in cui gli iscritti non sono solo Liberi Professionisti ma anche Dipendenti Privati e Pubblici, con i loro interessi, ben diversi da quelli dei Liberi Professionisti, e che nel caso dei Dipendenti Pubblici molto spesso costituiscono la controparte in quanto funzionari delle Pubbliche Amministrazioni. Da qui è partito il ragionamento secondo il quale gli Ordini, e quindi il CUP, si siano indebitamente appropriati di un ruolo di rappresentanza, che non gli può appartenere, non solo per il disposto legislativo ma anche per la loro concreta composizione.
Secondo Inarsind, dunque, Ordini e CUP non avrebbero alcun titolo per parlare per conto degli Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti, la cui caratteristica fondamentale è l'autonomia. Inoltre, "se gli Ordini non si attribuissero impropriamente - ed illegittimamente - il potere di rappresentanza, perderebbero di significato, vale a dire non potrebbero sostenere alcun motivo reale e concreto per la loro sopravvivenza (certo non lo è la tenuta dell'Albo)".
Ciò premesso, Inarsind, rivolgendosi al Governo, ha chiesto che siano ascoltate le istanze delle libere Associazioni Sindacali degli Architetti e degli Ingegneri Liberi Professionisti, ammettendo che il sistema ordinistico non è di per se un disvalore, ma lo è diventato per gli Architetti e gli Ingegneri, che ne patiscono la palese anomalia, che consente di includervi indistintamente soggetti con interessi diversi, anzi contrastanti.
Inarsind ha, infine, ammesso che, pur non partecipando al Professional Day, ne esaminerà i risultati che potrebbero anche presentare punti di convergenza con le loro proposte. Non vi è, infatti, animo da spirito settario e pregiudizialmente ostile al confronto e non si vuole muovere guerra agli Ordini.
Chi ha ragione?Partecipate al dibattito lasciando un commento.
Nelle ultime settimane i commenti da parte di Ordini professionali e associazioni di settore non sono certo mancati e tutti hanno voluto dare un contributo affinché attraverso questa giornata si possa soverchiare il luogo comune dei liberi professionisti "casta del nostro Paese" e possano uscir fuori idee e prospettive di crescita. Il Professional Day è stato, dunque, presentato all'Italia come un luogo per "rappresentare una voce unica e propositiva dei professionisti al Paese ed alle Istituzioni in un momento storico in cui gli interventi legislativi stanno cercando di riformare, spesso in modo non condiviso ed estemporaneo, il sistema nazionale delle professioni ordinistiche".
Ma siamo davvero sicuri che la realtà sia questa?
Il Segretario Nazionale di Inarsind (Sindacato Nazionale Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti), Ing. Francesco Basso, andando controcorrente, ha voluto spiegare attraverso una nota ufficiale il perché il Sindacato che riunisce le principali libere professioni tecniche non sia tra i promotori del Professional Day. In particolare, il segretario di Inarsind ha voluto evidenziare che i temi in discussione l'1 marzo 2012 (Società tra Professionisti, Liberalizzazioni, Tariffe minime, accesso alla Professione, Previdenza, Riforma delle Professioni) riguardano chi esercita la libera professione in forma esclusiva e non chi pur essendo Architetto ed Ingegnere è un dipendente, privato o pubblico.
Come evidenziato dall'Ing. Basso la Giornata delle Professioni è concretamente riferibile alle Libere Professioni e prova ne è che tra gli organizzatori vi è l'Adepp, cioè le Casse Private per la Previdenza proprio dei Liberi Professionisti, ma non agli Ordini Professionali, i cui compiti sono stabiliti dalle loro Leggi costitutive (degli anni '20), che non prevedono in alcun modo un loro potere di rappresentanza. L'Ing. Basso ha posto l'accento che un potere di rappresentanza si acquisisce per libera scelta e non per obbligo d'iscrizione, indicando nelle libere Associazioni Sindacali una via corretta.
Ma il comunicato di Inarsind è andato giù pesante ricordando la situazione paradossale degli Albi Professionali, ovvero albi in cui gli iscritti non sono solo Liberi Professionisti ma anche Dipendenti Privati e Pubblici, con i loro interessi, ben diversi da quelli dei Liberi Professionisti, e che nel caso dei Dipendenti Pubblici molto spesso costituiscono la controparte in quanto funzionari delle Pubbliche Amministrazioni. Da qui è partito il ragionamento secondo il quale gli Ordini, e quindi il CUP, si siano indebitamente appropriati di un ruolo di rappresentanza, che non gli può appartenere, non solo per il disposto legislativo ma anche per la loro concreta composizione.
Secondo Inarsind, dunque, Ordini e CUP non avrebbero alcun titolo per parlare per conto degli Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti, la cui caratteristica fondamentale è l'autonomia. Inoltre, "se gli Ordini non si attribuissero impropriamente - ed illegittimamente - il potere di rappresentanza, perderebbero di significato, vale a dire non potrebbero sostenere alcun motivo reale e concreto per la loro sopravvivenza (certo non lo è la tenuta dell'Albo)".
Ciò premesso, Inarsind, rivolgendosi al Governo, ha chiesto che siano ascoltate le istanze delle libere Associazioni Sindacali degli Architetti e degli Ingegneri Liberi Professionisti, ammettendo che il sistema ordinistico non è di per se un disvalore, ma lo è diventato per gli Architetti e gli Ingegneri, che ne patiscono la palese anomalia, che consente di includervi indistintamente soggetti con interessi diversi, anzi contrastanti.
Inarsind ha, infine, ammesso che, pur non partecipando al Professional Day, ne esaminerà i risultati che potrebbero anche presentare punti di convergenza con le loro proposte. Non vi è, infatti, animo da spirito settario e pregiudizialmente ostile al confronto e non si vuole muovere guerra agli Ordini.
Chi ha ragione?Partecipate al dibattito lasciando un commento.
A cura di Ilenia
Cicirello
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