Il Senato fa sparire le gare nazionali nel settore dei servizi di ingegneria e architettura
Pesante denuncia dell'Associazione che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica (OICE), che ha segna...
Pesante denuncia dell'Associazione che rappresenta le
organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza
tecnico-economica (OICE), che ha segnalato l'intervento della Lega
che ha portato all'approvazione al Senato della norma, inserita nel
ddl sulla libertà d'impresa, che aumenta da 100 mila a 193 mila
euro la soglia minima per l'obbligo di gara nell'affidamento dei
servizi di progettazione.
"Non possiamo - ha detto il presidente OICE Gabriele Giacobazzi - che denunciare un trend normativo che, dopo avere portato all'innalzamento a 40.000 euro degli incarichi affidabili in via diretta senza gara (disposto a luglio con il decreto 70), adesso, per mano parlamentare, consentirà alla Pubblica Amministrazione di affidare a trattativa privata, con invito di soli cinque soggetti, il 92,7 % del totale degli incarichi. La norma, approvata in Aula dopo che era stata soppressa in Commissione, ponendosi in netto contrasto con l'intento di creare mercato nei servizi di ingegneria e architettura, porta a 125.000 euro la soglia minima per l'obbligo di gara negli affidamenti da parte delle amministrazioni centrali dello Stato e a 193.000 quella per le amministrazioni territoriali. Si tratta - sottolinea il presidente OICE - di procedure, che anche a livello comunitario, sono considerate eccezionali; semmai per ripristinare condizioni di maggiore concorrenza e accesso al mercato, occorrerebbe agire in senso opposto a quello prefigurato dalla norma, riducendo la soglia di accesso per gli affidamenti "a cinque" dai 100 mila ai 50 mila euro. In questo modo, invece, si incentiva anche il processo di suddivisione degli incarichi di rilievo comunitario, al fine di farli rientrare nelle più "flessibili" procedure nazionali, con danno anche per la concorrenza sul mercato interno e con il sostanziale azzeramento delle gare comunitarie".
"Ma non basta: oltre ad una evidente e drastica riduzione della concorrenza - ha aggiunto il presidente OICE - la norma proposta determinerebbe un danno certo per le finanze pubbliche: il compenso oggetto di una procedura negoziata è infatti, mediamente, ben più elevato rispetto a quello oggetto di un confronto concorrenziale (procedura aperta) dove si registra un ribasso medio del 40%. Va inoltre rilevato come la procedura negoziata, nel limitare la concorrenza a cinque soggetti invitati dalla stazione appaltante, non consente al committente di vagliare un numero adeguato di soluzioni tecnico-progettuali, finendo per danneggiare la stessa amministrazione che, per incarichi che possono essere anche complessi e articolati".
"Non possiamo - ha detto il presidente OICE Gabriele Giacobazzi - che denunciare un trend normativo che, dopo avere portato all'innalzamento a 40.000 euro degli incarichi affidabili in via diretta senza gara (disposto a luglio con il decreto 70), adesso, per mano parlamentare, consentirà alla Pubblica Amministrazione di affidare a trattativa privata, con invito di soli cinque soggetti, il 92,7 % del totale degli incarichi. La norma, approvata in Aula dopo che era stata soppressa in Commissione, ponendosi in netto contrasto con l'intento di creare mercato nei servizi di ingegneria e architettura, porta a 125.000 euro la soglia minima per l'obbligo di gara negli affidamenti da parte delle amministrazioni centrali dello Stato e a 193.000 quella per le amministrazioni territoriali. Si tratta - sottolinea il presidente OICE - di procedure, che anche a livello comunitario, sono considerate eccezionali; semmai per ripristinare condizioni di maggiore concorrenza e accesso al mercato, occorrerebbe agire in senso opposto a quello prefigurato dalla norma, riducendo la soglia di accesso per gli affidamenti "a cinque" dai 100 mila ai 50 mila euro. In questo modo, invece, si incentiva anche il processo di suddivisione degli incarichi di rilievo comunitario, al fine di farli rientrare nelle più "flessibili" procedure nazionali, con danno anche per la concorrenza sul mercato interno e con il sostanziale azzeramento delle gare comunitarie".
"Ma non basta: oltre ad una evidente e drastica riduzione della concorrenza - ha aggiunto il presidente OICE - la norma proposta determinerebbe un danno certo per le finanze pubbliche: il compenso oggetto di una procedura negoziata è infatti, mediamente, ben più elevato rispetto a quello oggetto di un confronto concorrenziale (procedura aperta) dove si registra un ribasso medio del 40%. Va inoltre rilevato come la procedura negoziata, nel limitare la concorrenza a cinque soggetti invitati dalla stazione appaltante, non consente al committente di vagliare un numero adeguato di soluzioni tecnico-progettuali, finendo per danneggiare la stessa amministrazione che, per incarichi che possono essere anche complessi e articolati".
A cura di Ilenia
Cicirello
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