Italia prima nella World Heritage List dell'UNESCO e inadeguata per l'impegno di spesa per il patrimonio culturale
Nonostante l'Italia continui a detenere il primato per numero di siti patrimonio dell'umanità iscritti nella lista dell'Unesco, l'impegno di spesa dello Stat...
Nonostante l'Italia continui a detenere il primato per numero di
siti patrimonio dell'umanità iscritti nella lista dell'Unesco,
l'impegno di spesa dello Stato italiano in questo settore nel 2013
è stato pari allo 0,3% del Pil, collocandoci al penultimo posto fra
i 28 paesi dell'Unione Europea.
Questo è uno dei dati messi in evidenza dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2015) pubblicato dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) il 2 dicembre 2015, che ha messo il luce altre importanti problematiche come quello dell'abusivismo edilizio.
L'ISTAT ha evidenziato che al crollo della produzione edilizia non è corrisposto quello delle opere abusive (di seguito il grafico della produzione edilizia legale e abusiva in Italia).
Secondo le stime più recenti, l'abusivismo edilizio continua ad avere una diffusione senza paragoni fra le maggiori economie avanzate. Nel 2014, in un contesto fortemente recessivo per il comparto dell'edilizia residenziale, il numero delle nuove costruzioni abusive è salito, rispetto all'anno precedente, da 15,2 a 17,6 ogni 100 autorizzate. Tale aumento si deve, più che a una recrudescenza del fenomeno, al diverso impatto della crisi economica sulla componente legale e su quella illegale della produzione edilizia: a partire dal 2008 entrambe sono state costantemente in calo, ma il flusso annuo della produzione legale si è ridotto di oltre il 60%, mentre quello della produzione illegale di meno del 30%. Una dinamica di questo tipo qualifica il fenomeno come forma pura e semplice di evasione fiscale, sgombrando il campo da qualsiasi alibi sociologico (il cosiddetto “abusivismo di necessità”). La crisi, insomma, incentivando il sommerso, sostiene una domanda illegale altrimenti avviata al declino, che rappresenta non soltanto una minaccia per l'ambiente e il paesaggio, ma un importante fattore di degrado civile.
La tendenza a perpetuare un vero e proprio abuso del territorio, anche in aree particolarmente sensibili e perciò soggette a specifica tutela, è confermata anche dai dati del Censimento degli edifici 2011. L'indice di urbanizzazione delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico rileva, nelle aree costiere, montane e vulcaniche individuate dalla legge Galasso del 1985, una densità media di 29,8 edifici per kmq contro i 28,6 del 2001. Ciò in conseguenza dell'edificazione, nel decennio intercensuario, di circa 34.500 nuovi fabbricati ad uso abitativo (+4,7%): un incremento solo lievemente inferiore a quello registrato nel decennio precedente (+6%) e, in ogni caso, tutt'altro che marginale, stante la crisi del settore edilizio nel periodo considerato.
Il commento del CNAPPC
"Il primo scandalo è quello dei cosiddetti membri della "società civile" che praticano l'illegalità; il secondo scandalo è quello professato dai rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni e delle comunità, che non vedono e non vogliono vedere sorgere costruzioni e cantieri non autorizzati; il terzo è rappresentato dal fatto che, mentre gli abusivisti consumano suolo, energia e habitat, non si voglia comprendere che solo un serio progetto di rigenerazione delle città e di vera semplificazione burocratica, accompagnato da severi controlli e sanzioni, può debellare questo cancro che distrugge il Bel Paese".
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori e Conservatore Leopoldo Freyrie commentando le rilevazioni dell'ISTAT soprattutto quelle che hanno messo in luce che nel 2014 su ogni 100 abitazioni autorizzate ben 17,6 sono abusive.
"Gli architetti italiani - ha continuato il leader del CNAPPC - chiedono al Presidente Renzi di mettere in atto – con urgenza e con la stessa capacità decisionale che in questi due anni ha contraddistinto l'attività del Governo -misure concrete per realizzare una seria politica di rigenerazione urbana sostenibile. La strada da percorrere è quella di riscrivere il testo unico dell'edilizia - che ci tolga dal 112° posto delle classifiche mondiali sull'ottenimento dei permessi - in modo da debellare l'ottusa burocrazia e promuovere, invece, investimenti sulla qualità dei progetti; di dotare il Paese di una Legge Nazionale di Governo del Territorio capace di disegnare il futuro, mettendo in relazione i rischi sismici e idrogeologici, la carta dell'abusivismo, il sistema infrastrutturale e quello ecologico".
"L'abusivismo - ha concluso il Presidente Freyrie - si batte rendendo possibile ai cittadini onesti di avere case migliori in città più belle, senza dover aspettare anni per ottenere un permesso; si batte anche punendo i disonesti, abbattendogli abusi, allontanando dalla PA i controllori che non controllano".
Questo è uno dei dati messi in evidenza dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2015) pubblicato dall'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) il 2 dicembre 2015, che ha messo il luce altre importanti problematiche come quello dell'abusivismo edilizio.
L'ISTAT ha evidenziato che al crollo della produzione edilizia non è corrisposto quello delle opere abusive (di seguito il grafico della produzione edilizia legale e abusiva in Italia).
Secondo le stime più recenti, l'abusivismo edilizio continua ad avere una diffusione senza paragoni fra le maggiori economie avanzate. Nel 2014, in un contesto fortemente recessivo per il comparto dell'edilizia residenziale, il numero delle nuove costruzioni abusive è salito, rispetto all'anno precedente, da 15,2 a 17,6 ogni 100 autorizzate. Tale aumento si deve, più che a una recrudescenza del fenomeno, al diverso impatto della crisi economica sulla componente legale e su quella illegale della produzione edilizia: a partire dal 2008 entrambe sono state costantemente in calo, ma il flusso annuo della produzione legale si è ridotto di oltre il 60%, mentre quello della produzione illegale di meno del 30%. Una dinamica di questo tipo qualifica il fenomeno come forma pura e semplice di evasione fiscale, sgombrando il campo da qualsiasi alibi sociologico (il cosiddetto “abusivismo di necessità”). La crisi, insomma, incentivando il sommerso, sostiene una domanda illegale altrimenti avviata al declino, che rappresenta non soltanto una minaccia per l'ambiente e il paesaggio, ma un importante fattore di degrado civile.
La tendenza a perpetuare un vero e proprio abuso del territorio, anche in aree particolarmente sensibili e perciò soggette a specifica tutela, è confermata anche dai dati del Censimento degli edifici 2011. L'indice di urbanizzazione delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico rileva, nelle aree costiere, montane e vulcaniche individuate dalla legge Galasso del 1985, una densità media di 29,8 edifici per kmq contro i 28,6 del 2001. Ciò in conseguenza dell'edificazione, nel decennio intercensuario, di circa 34.500 nuovi fabbricati ad uso abitativo (+4,7%): un incremento solo lievemente inferiore a quello registrato nel decennio precedente (+6%) e, in ogni caso, tutt'altro che marginale, stante la crisi del settore edilizio nel periodo considerato.
Il commento del CNAPPC
"Il primo scandalo è quello dei cosiddetti membri della "società civile" che praticano l'illegalità; il secondo scandalo è quello professato dai rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni e delle comunità, che non vedono e non vogliono vedere sorgere costruzioni e cantieri non autorizzati; il terzo è rappresentato dal fatto che, mentre gli abusivisti consumano suolo, energia e habitat, non si voglia comprendere che solo un serio progetto di rigenerazione delle città e di vera semplificazione burocratica, accompagnato da severi controlli e sanzioni, può debellare questo cancro che distrugge il Bel Paese".
Lo ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori e Conservatore Leopoldo Freyrie commentando le rilevazioni dell'ISTAT soprattutto quelle che hanno messo in luce che nel 2014 su ogni 100 abitazioni autorizzate ben 17,6 sono abusive.
"Gli architetti italiani - ha continuato il leader del CNAPPC - chiedono al Presidente Renzi di mettere in atto – con urgenza e con la stessa capacità decisionale che in questi due anni ha contraddistinto l'attività del Governo -misure concrete per realizzare una seria politica di rigenerazione urbana sostenibile. La strada da percorrere è quella di riscrivere il testo unico dell'edilizia - che ci tolga dal 112° posto delle classifiche mondiali sull'ottenimento dei permessi - in modo da debellare l'ottusa burocrazia e promuovere, invece, investimenti sulla qualità dei progetti; di dotare il Paese di una Legge Nazionale di Governo del Territorio capace di disegnare il futuro, mettendo in relazione i rischi sismici e idrogeologici, la carta dell'abusivismo, il sistema infrastrutturale e quello ecologico".
"L'abusivismo - ha concluso il Presidente Freyrie - si batte rendendo possibile ai cittadini onesti di avere case migliori in città più belle, senza dover aspettare anni per ottenere un permesso; si batte anche punendo i disonesti, abbattendogli abusi, allontanando dalla PA i controllori che non controllano".
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