Jobs Act Autonomi: Assicurazione contro i mancati pagamenti?
Con l'approvazione definitiva da parte del Senato (leggi news) del ddl n. 2233-B recante "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misu...
Con l'approvazione definitiva da parte del Senato (leggi news) del ddl n. 2233-B recante "Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato" (c.d. Jobs Act Autonomi) si attende solo l'ufficialità della Gazzetta Ufficiale per il primo vero provvedimento che "prova" a tutelare una categoria professionale finora invisibile agli occhi dello stato: lavoratori autonomi e partite IVA.
Alla vigilia della manifestazione #NoiProfessionisti, che vedrà Ingegneri, Architetti, Medici e Avvocati uniti il 13 maggio 2017 per l’introduzione dell'equo compenso, il Parlamento ha per la prima volta legiferato un provvedimento che, come da rubrica, ha l'obiettivo di tutelare il lavoro autonomo non imprenditoriale.
Tutto bene...o quasi. Nell'ultima tornata in Commissione Lavoro della Camera era, infatti, ventilata la possibilità di un confronto per l'individuazione di un equo compenso che tenga conto della natura e delle caratteristiche delle prestazioni svolte. Possibilità non accolta e alla quale si sono aggiunte alcune norme che non sono piaciute dalla base dei professionisti che ne ha contestato immediatamente l'utilità.
Stiamo parlando dell'art. 8 che, benché rubricato "Deducibilità delle spese di formazione e accesso alla formazione permanente", non tratta solo il tema "formazione" (prevedendo la deducibilità del 100% delle spese sostenute entro il limite annuo di 10.000 euro) ma anche quello del mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo.
Nonostante il tema sia stato trattato da diverse associazioni professionali con proposte di ogni genere e natura, il Parlamento ha pensato di risolvere quello che è forse il problema principale dei professionisti prevedendo la deducibilità integrale degli oneri sostenuti per la garanzia contro il mancato pagamento delle prestazioni di lavoro autonomo fornita da forme assicurative o di solidarietà. Soluzione che non è chiaramente piaciuta ai professionisti.
Laconico il commento dell'ing. Michele Privitera, Presidente del Comitato Professioni Tecniche, tra le associazioni professionali aderenti alla giornata del 13 maggio. "Ho sperato fino alla fine - ha commentato il Presidente del Comitato - che la possibilità di stipulare una polizza assicurativa a garanzia del credito rimanesse solo un’idea mal confezionata nella proposta di legge, invece a quanto pare è stata inserita a tutti gli effetti. Trovo questa possibilità piuttosto paradossale, perché è comune esperienza che l’onere delle garanzie spetti al debitore e non al creditore".
Entrando nel dettaglio della Proposta, l'ing. Privitera ha aggiunto "Tra l’altro se esiste un rischio nel riscuotere un credito non sarà sicuramente un’assicurazione ad assumerselo al posto nostro così facilmente. Infatti le polizze per assicurare il credito prevedono che l’assicurazione conosca il contratto e faccia una valutazione sul rating del debitore. Poi stabilisce l’aliquota di debito che, con la stipula della polizza, garantisce".
"Con un esempio numerico - ha aggiunto Privitera - forse è più facile rendersi conto di quanto possa essere poco utile questa cosa: se ho un contratto per 50.000 euro di parcella con un cliente, l’assicurazione mi garantisce al 50%, calcolando il premio sull’importo del contratto, facendomi pagare un premio da 2000€. A questo punto incasso un acconto, ulteriori pagamenti dal cliente, che però “scappa” quando deve pagarmi un saldo da 10.000€- A questo punto invoco l’assicurazione che mi paga il 40% del debito residuo (qui si gioca il tutto), quindi 4000 euro. Ma ricordiamoci che 2000 li ho spesi per la polizza".
"In tutto ciò - conclude Privitera - ho molto chiaro il guadagno dell’assicurazione, ma non tanto quello del contraente. Non aggiungo altri commenti".
Ricordiamo che sul tema pagamenti, il Comitato Professioni Tecniche si era fatto promotore di una proposta molto semplice che prevedeva:
- obbligo di stipula del contratto per l'affidamento dell'incarico (già presente nel nostro ordinamento) con il censimento dello stesso presso un registro pubblico online;
- espletamento dell'incarico da parte del professionista con la richiesta di tutte le autorizzazioni e atti legati al suo mandato;
- pagamento della prestazione da parte del cliente;
- comunicazione del pagamento al registro dei contratti;
- emissione da parte del registro dei contratti di una quietanza liberatoria per il Cliente.
Quietanza che dovrà essere obbligatoriamente richiesta dagli uffici pubblici per il rilascio degli atti e delle autorizzazioni frutto della prestazione professionale legata a quello specifico contratto.
Un meccanismo semplice e snello che avrebbe il duplice vantaggio di assicurare il pagamento al professionista ed eliminare le prestazioni "a nero".
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A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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