La Riforma del Codice dei contratti tra abrogazione e completamento

Le ultime notizie sul Codice dei contratti alla luce dell'emergenza Covid-19 e ripresa degli investimenti

di Gianluca Oreto - 11/06/2020

Dall'inizio della Fase 2 post Covid-19 si è ripreso a parlare di Codice dei contratti con la circolazione di bozze di Regolamento, analisi su una possibile riforma, norme applicabili per il Vaticano e nuove deroghe applicabili all'edilizia scolastica.

La Riforma del Codice dei contratti

Volendo partire dal principio, tutto nasce dal cambio di Governo in cui si è passati da una maggioranza targata PD, che nel 2016 ha attuato la grande riforma passando dal D.Lgs. n. 163/2006 al D.Lgs. n. 50/2016, ad una maggioranza targata M5S-Lega in cui si è proceduto ad una piccola contro riforma (lo Sblocca Cantieri) che ha rivisto i poteri dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e apportato alcune modifiche/sospensioni a tempo al nuovo Codice 50.

Ma non abbiamo terminato. Dopo la contro riforma targata M5S-Lega che ha previsto la definizione di un Regolamento unico che sostituisse la maggior parte dei decreti attuativi e linee guida ANAC, si è passati ad una nuova maggioranza M5S-PD, le cui intenzioni sulle norme che regolano i contratti pubblici in Italia non sono ancora ben circoscritte.

Dalle dichiarazioni del Premier Giuseppe Conte (presente in entrambe le maggioranze targate M5S-Lega/PD) e da alcuni commenti di ministri, sottosegretari e soggetti interessati, non si è mai percepita una sensazione di chiarezza sul futuro del D.Lgs. n. 50/2016 e dei lavori pubblici in Italia.

La Riforma del Codice dei contratti: i quesiti degli operatori

La strada è quella che prevede il completamento di una norma nata male, cresciuta peggio e adesso in una fase di assoluta incertezza? oppure si deciderà di deregolamentare il settore utilizzando le figure dei commissari straordinari come recentemente fatto per il Viadotto sul Polcevera o in modo diffuso per i lavori di edilizia scolastica? o, ancora, si deciderà di applicare le direttive comunitarie cucendole alle complessità italiane? o, infine, si deciderà la strada di un nuovo decreto legislativo e una nuova riforma a distanza di 4 anni dalla precedente?

Sono tutte domande verosimili che ascolto parlando con colleghi che si occupano di lavori pubblici e che da mesi chiedono a noi di LavoriPubblici.it di fornire risposte a cui probabilmente non riuscirebbe a rispondere nemmeno il Ministro delle Infrastrutture.

La Riforma del Codice dei contratti e il Regolamento unico

Il dato di fatto è che dopo la terribile fase emergenziale, il Paese necessita di avere un quadro normativo semplice e operativo che possa far ripartire l'economia. Il primo segnale è arrivato con le ultime bozze di Regolamento che voci di corridoio dicono sarà approvato entro giugno per la sua pubblicazione e operatività entro dicembre 2020. Un Regolamento che ha già ricevuto le sue critiche perché (ed è così) rappresenta pur sempre una norma di rango secondario che deve rispondere a quella di rango primario (il D.Lgs. n. 50/2016) che allo stato attuale ha dimostrato parecchi limiti soprattutto in riferimento ad una struttura ipertrofica e scarsamente "leggibile" dagli operatori del settore.

La Riforma del Codice dei contratti e il Piano Colao

Altro dato di fatto è la recente pubblicazione del Rapporto del Comitato di esperti in materia economica e sociale (c.d. Piano Colao) da cui sono emerse indicazioni chiare sul superamento del Codice dei Contratti in vigore, la cui riscrittura però mal si concilierebbe con la necessità di rilancio immediato richiesta a gran voce. Secondo la commissione di esperti guidata da Vittorio Colao, l'alternativa percorribile prevedrebbe l'abrogazione del Codice, la creazione immediata di un canale efficiente per le opere strategiche e l'utilizzo del modello "Direttive UE + integrazione minima" che, nel caso dimostri di funzionare, possa evitare la creazione di un nuovo Codice dei contratti.

La Riforma del Codice dei contratti e il mancato completamento

Ciò che è chiaro a tutti gli operatori di settore è che dopo l'iniziale brivido nel vedere un Codice di appena 220 articoli che ha creato l'aspettativa di poter finalmente avere nuove regole, fresche e di semplice applicazione, la riforma del 2016 ha offerto al Paese un sistema normativo stratificato che a distanza di 4 anni non è ancora stato completato nei suoi principi chiave ispiratori. L'ago della Bilancia propenderà verso un completamento della riforma con qualche modifica o l'abrogazione delle attuali regole ritornando ad un sistema binario Codice+Regolamento?

La Riforma del Codice dei contratti: il piano B

Un vecchio proverbio recita "mentre il dottore studia, il paziente muore". Dalla pubblicazione del Codice del 2016, dopo aver fatto la "conta" dei provvedimenti attuativi necessari al completamento della riforma, con tutta la fiducia nella stabilità dei Governi, mai a nessuno è venuto in mente di nominare una commissione di esperti in lavori pubblici (ingegneri, architetti, avvocati, liberi professionisti, dipendenti di enti pubblici) a cui affidare il compito di prevedere un Piano B. Un Codice scritto dagli operatori del settore per gli operatori del settore.

Regole certe, di facile applicazione, operative. Formazione adeguata (magari utilizzando le nuove tecnologie) che possa garantire agli organi dello Stato personale altamente qualificato e pronto, progettisti che progettano e non si impegnano solo a diventare i migliori "garaioli" (termine da me appena coniato che indica professionisti capaci nella preparazione della documentazione per la partecipazione alle gare) e imprese che possano lavorare serenamente con regole chiare e senza il fiato sul collo delle scadenze e dei pagamenti.

Un Piano B assente, una normativa incompleta e tanti interrogativi sul futuro: prospettive non certo idonee ad un Paese che vuole davvero rilanciarsi.

#unpensieropositivo

A cura di Ing. Gianluca Oreto

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