La riforma delle professioni, si avvicina il 12 agosto 2012
L'art. 3 comma 5 del decreto-legge n. 138/2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011, ha previsto che entro 12 mesi dall'entrata in vigore del DL (quindi e...
L'art. 3 comma 5 del decreto-legge n. 138/2011, convertito dalla
legge n. 148 del 2011, ha previsto che entro 12 mesi dall'entrata
in vigore del DL (quindi entro il 12/08/2012) gli ordinamenti
professionali dovranno essere riformati per recepire i seguenti
principi:
Mancano due mesi dunque alla scadenza per l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica con le linee guida per la riforma degli Ordini professionali e dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che l'intento del Governo sia quello di definire delle regole comuni a tutte le professioni e demandare la vera attuazione della riforma agli ordini stessi che entro 6 mesi dovranno predisporre dei regolamenti che recepiscano le linee guida del Ministero.
Il commento di Inarsind
Duro il commento di Inarsind che ha definito le indiscrezioni come un'occasione sprecata.
Regole generali chiare e valide per tutte le professioni, accompagnate da una serie di norme specifiche per le singole aree professionali. E così che il Sindacato degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti immagina la riforma delle professioni.
I liberi professionisti hanno bisogno di norme che snelliscano l'eccesso della burocrazia e siano in grado di esaltare la qualità dei professionisti, che devono ogni giorno fare i conti con una concorrenza feroce, aumentata dopo l'abolizione dei minimi tariffari ma che in realtà è sempre esistita causa "sovraffollamento" in tutti i settori.
Per questo Inarsind chiede che vengano presi provvedimenti seri. Purtroppo le ultime notizie, che raccontano la volontà del ministro della Giustizia Paola Severino di proporre l'emanazione di un decreto ministeriale che detti solo alcuni parametri generali per poi demandare tutto agli Ordini, va in direzione contraria. Sperare in un'autoriforma degli Ordini ci sembra un'occasione sprecata.
In questo ultimo periodo si è parlato tanto di equità e di disoccupazione giovanile, ma fino a quando si consentirà a dei professionisti di poter avere due, tre lavori contemporaneamente - come nel caso dei molti dipendenti pubblici o dei docenti che esercitano la professione - si tratterà solo di parole prive di significato. La libera professione rappresenterà sempre di più non uno spazio di impresa e crescita, ma all'opposto il rifugio obbligato di una condizione di precarietà intellettuale drasticamente in aumento. Ecco perché riteniamo che, per lo stato di grave sofferenza della nostra professione e soprattutto dei nostri giovani, non sia più possibile permetterci simili sperequazioni, per la verità inopportune anche dal punto di vista etico.
Il Comitato di Inarsind ha posto all'attenzione di tutti i suoi iscritti una proposta di riforma che ha riscontrato una pressoché unanime condivisione e di cui riportiamo alcuni punti essenziali:
Sono proposte semplici, ma che potrebbero innescare un meccanismo virtuoso rivolto all'eliminazione dello status quo, all'equità e all'inserimento dei giovani liberi professionisti e che se accompagnato con giuste politiche di sviluppo, del nostro paese, potrebbero ridare fiato ad un settore in grave difficoltà evitando che un grande patrimonio di capacità tecniche e conoscenze, riconosciute ovunque ed ad ogni livello, vada disperso.
- libertà dell'accesso alla professione;
- obbligo per il professionista di seguire percorsi di formazione continua permanente;
- adeguamento del tirocinio all'esigenza di garantire lo svolgimento effettivo dell'attività formativa ed il suo costante adeguamento alle esigenze di miglior esercizio della professione (in questo senso è intervenuto il decreto-legge "liberalizzazioni" n.1/2012 che ha stabilito per il tirocinio una durata massima di 18 mesi);
- pattuizione del compenso professionale tra le parti al momento del conferimento dell'incarico;
- obbligo, per il professionista, di stipulare idonea assicurazione a tutela del cliente, per i rischi professionali;
- previsione di organismi disciplinari separati da quelli di natura amministrativa;
- libertà di pubblicità informativa sulla specializzazione professionale, struttura dello studio e compensi richiesti per le prestazioni.
Mancano due mesi dunque alla scadenza per l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica con le linee guida per la riforma degli Ordini professionali e dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che l'intento del Governo sia quello di definire delle regole comuni a tutte le professioni e demandare la vera attuazione della riforma agli ordini stessi che entro 6 mesi dovranno predisporre dei regolamenti che recepiscano le linee guida del Ministero.
Il commento di Inarsind
Duro il commento di Inarsind che ha definito le indiscrezioni come un'occasione sprecata.
Regole generali chiare e valide per tutte le professioni, accompagnate da una serie di norme specifiche per le singole aree professionali. E così che il Sindacato degli Architetti e degli Ingegneri liberi professionisti immagina la riforma delle professioni.
I liberi professionisti hanno bisogno di norme che snelliscano l'eccesso della burocrazia e siano in grado di esaltare la qualità dei professionisti, che devono ogni giorno fare i conti con una concorrenza feroce, aumentata dopo l'abolizione dei minimi tariffari ma che in realtà è sempre esistita causa "sovraffollamento" in tutti i settori.
Per questo Inarsind chiede che vengano presi provvedimenti seri. Purtroppo le ultime notizie, che raccontano la volontà del ministro della Giustizia Paola Severino di proporre l'emanazione di un decreto ministeriale che detti solo alcuni parametri generali per poi demandare tutto agli Ordini, va in direzione contraria. Sperare in un'autoriforma degli Ordini ci sembra un'occasione sprecata.
In questo ultimo periodo si è parlato tanto di equità e di disoccupazione giovanile, ma fino a quando si consentirà a dei professionisti di poter avere due, tre lavori contemporaneamente - come nel caso dei molti dipendenti pubblici o dei docenti che esercitano la professione - si tratterà solo di parole prive di significato. La libera professione rappresenterà sempre di più non uno spazio di impresa e crescita, ma all'opposto il rifugio obbligato di una condizione di precarietà intellettuale drasticamente in aumento. Ecco perché riteniamo che, per lo stato di grave sofferenza della nostra professione e soprattutto dei nostri giovani, non sia più possibile permetterci simili sperequazioni, per la verità inopportune anche dal punto di vista etico.
Il Comitato di Inarsind ha posto all'attenzione di tutti i suoi iscritti una proposta di riforma che ha riscontrato una pressoché unanime condivisione e di cui riportiamo alcuni punti essenziali:
- L'iscrizione all'Ordine dovrebbe essere riservata ai soli liberi professionisti e in subordine, in un elenco separato, a tutti gli altri che potranno esercitare solo per gli enti di appartenenza se dipendenti pubblici, per nessuno se docenti e per privati se dipendenti di aziende private e sempre previo consenso del datore di lavoro
- Creazione di un Ordine unico regionale (per ridurre il numero e tenere conto della auspicata eliminazione delle provincie) di architetti e ingegneri.
- Individuazione di compiti specifici per gli Ordini, come la tenuta dell'albo e rilascio delle le relative certificazioni; la partecipazione alla nomina delle commissioni deontologiche regionali (non in modo esclusivo); la valutazione e validazione dei programmi di formazione che dovrebbero però essere tenuti da enti terzi. La formazione dovrebbe essere comunque facoltativa per la semplice iscrizione all'ordine e potrebbe essere invece obbligatoria per l' iscrizione volontaria alle Associazioni di tipo tecnico-culturale.
- Aprire le Commissioni deontologiche alle società. Le Commissioni, sia regionali che nazionali, dovrebbero essere così composte: 1/3 dei membri nominato dagli Ordini, 1/3 dalle Associazioni sindacali di categoria e 1/3 dalle associazioni dei consumatori, dalla Autorità di Vigilanza sui lavori pubblici e dalle associazioni dei costruttori nonché dal Ministero di giustizia scegliendoli fra avvocati e giudici in pensione o funzionari del ministero. Tali Commissioni dovrebbero controllare tutti i soggetti iscritti agli Ordini anche se iscritti all'albo separato.
- Assicurazione professionale obbligatoria per chiunque svolge atti di libera professione.
- Tirocinio obbligatorio, da farsi esclusivamente al di fuori dell'Università, pagato ma in credito di imposta per la struttura che ospita il tirocinante.
- Gli interessi dei liberi professionisti saranno curati da libere associazioni sindacali a cui ci si potrà iscrivere solo su base volontaria e saranno le associazioni sindacali e le loro confederazioni a trattare con i Ministeri eventuali tariffe giudiziarie e di contenzioso o di riferimento per le opere pubbliche e, in generale, a compiere tutte le azioni di difesa previste per i sindacati.
- La qualità del professionista potrà essere certificata, con iscrizione volontaria, da Associazioni di tipo tecnico-culturale relative alle varie specializzazioni dell'architettura dell'ingegneria. A queste associazione potranno iscriversi anche docenti e dipendenti.
Sono proposte semplici, ma che potrebbero innescare un meccanismo virtuoso rivolto all'eliminazione dello status quo, all'equità e all'inserimento dei giovani liberi professionisti e che se accompagnato con giuste politiche di sviluppo, del nostro paese, potrebbero ridare fiato ad un settore in grave difficoltà evitando che un grande patrimonio di capacità tecniche e conoscenze, riconosciute ovunque ed ad ogni livello, vada disperso.
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A cura di Ilenia
Cicirello
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