Lavoro autonomo e intellettuale, Architetti: includere i professionisti in tutte le politiche per le PMI e in quelle di sostegno economico e previdenziale
Prevedere al più presto una Conferenza nazionale del lavoro autonomo e intellettuale per un patto tra Governo e professionisti che abbia il fine comune di r...
Prevedere al più presto una Conferenza nazionale del lavoro
autonomo e intellettuale per un patto tra Governo e professionisti
che abbia il fine comune di rilanciare lo sviluppo sostenibile
dell'Italia. Lo chiede il Consiglio Nazionale degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso di
#autonomamente, l'iniziativa degli architetti italiani
dedicata ai professionisti e, più in generale, ai lavoratori della
conoscenza.
Per Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale, "fa malissimo all'Italia - proprio nel momento in cui si dovrebbero cogliere e gestire al meglio i sia pur ancora deboli segnali di crescita - mortificare i talenti e l'energia espressa dalle idee dei professionisti relegando i lavoratori della conoscenza in un ghetto fiscale che impedisce loro la crescita e la spinta innovativa a favore della comunità".
"Serve modificare definitivamente e urgentemente sia nelle politiche e norme - già in essere - che in quelle future, l'atteggiamento sbagliato di "razzismo economico-sociale" che esclude interi settori della comunità produttiva tanto dagli incentivi economici quanto dalle politiche sociali".
Per gli architetti italiani è "miope e suicida non valorizzare le caratteristiche originali dei produttori di idee e conoscenza, aiutando le connessioni con il mondo industriale, promuovendo e incentivando l'innovazione e la ricerca".
"Occorre - questa è la richiesta formulata alle forze politiche - aiutare e incentivare l'organizzazione degli autonomi in strutture a rete flessibili e moderne, infraterritoriali e interprofessionali; incentivare e sostenere l'innovazione digitale delle reti degli autonomi, sostenendo la loro esplorazione dei mercati internazionali; includere i lavoratori della conoscenza in tutte le politiche sulle PMI, mettendo fine ad un apartheid stupido e anticostituzionale".
E ancora. "Includere le fasce deboli del lavoro autonomo nelle politiche di sostegno economico e previdenziale da cui sono da sempre escluse ed adeguare le normative sul lavoro all'esistenza, non solo fiscale, di figure altre rispetto al duopolio impresa/lavoratori, inadeguato - quest'ultimo - alla realtà del mondo contemporaneo".
In questo senso, secondo gli architetti italiani, "i dati di una recente ricerca della CGIL che lanciano l'allarme sul crollo dei redditi dei nostri mestieri - pur utili a evidenziare una emergenza che noi da anni non ci stanchiamo di segnalare - non devono indurre a confondere i sistemi di rappresentanza né a credere che i lavoratori della conoscenza possano artatamente essere collocati in un tradizionale confronto di modello industriale".
"Chiediamo l'impegno del Governo a redigere subito un progetto complessivo e innovativo, capace di rendere il lavoro intellettuale sinergico allo sviluppo dell'economia e adatto alle funzioni pubbliche e sociali che svolgiamo, garantendo anche a noi quanto previsto dall'art. 36 della Costituzione "...una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa", senza stravolgere i valori espressi dalla legge che stabilisce che il lavoro del professionista è libero e fondato sull'autonomia e indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico".
Per Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale, "fa malissimo all'Italia - proprio nel momento in cui si dovrebbero cogliere e gestire al meglio i sia pur ancora deboli segnali di crescita - mortificare i talenti e l'energia espressa dalle idee dei professionisti relegando i lavoratori della conoscenza in un ghetto fiscale che impedisce loro la crescita e la spinta innovativa a favore della comunità".
"Serve modificare definitivamente e urgentemente sia nelle politiche e norme - già in essere - che in quelle future, l'atteggiamento sbagliato di "razzismo economico-sociale" che esclude interi settori della comunità produttiva tanto dagli incentivi economici quanto dalle politiche sociali".
Per gli architetti italiani è "miope e suicida non valorizzare le caratteristiche originali dei produttori di idee e conoscenza, aiutando le connessioni con il mondo industriale, promuovendo e incentivando l'innovazione e la ricerca".
"Occorre - questa è la richiesta formulata alle forze politiche - aiutare e incentivare l'organizzazione degli autonomi in strutture a rete flessibili e moderne, infraterritoriali e interprofessionali; incentivare e sostenere l'innovazione digitale delle reti degli autonomi, sostenendo la loro esplorazione dei mercati internazionali; includere i lavoratori della conoscenza in tutte le politiche sulle PMI, mettendo fine ad un apartheid stupido e anticostituzionale".
E ancora. "Includere le fasce deboli del lavoro autonomo nelle politiche di sostegno economico e previdenziale da cui sono da sempre escluse ed adeguare le normative sul lavoro all'esistenza, non solo fiscale, di figure altre rispetto al duopolio impresa/lavoratori, inadeguato - quest'ultimo - alla realtà del mondo contemporaneo".
In questo senso, secondo gli architetti italiani, "i dati di una recente ricerca della CGIL che lanciano l'allarme sul crollo dei redditi dei nostri mestieri - pur utili a evidenziare una emergenza che noi da anni non ci stanchiamo di segnalare - non devono indurre a confondere i sistemi di rappresentanza né a credere che i lavoratori della conoscenza possano artatamente essere collocati in un tradizionale confronto di modello industriale".
"Chiediamo l'impegno del Governo a redigere subito un progetto complessivo e innovativo, capace di rendere il lavoro intellettuale sinergico allo sviluppo dell'economia e adatto alle funzioni pubbliche e sociali che svolgiamo, garantendo anche a noi quanto previsto dall'art. 36 della Costituzione "...una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa", senza stravolgere i valori espressi dalla legge che stabilisce che il lavoro del professionista è libero e fondato sull'autonomia e indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico".
A cura di Ufficio Stampa CNAPPC
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