MASSIMO RIBASSO O OFFERTA ECONOMICAMENTE PIU’ VANTAGGIOSA
La Legge Bersani sulle liberalizzazioni delle tariffe professionali unitamente alle norme sugli incarichi di progettazione inserite nel Decreto legislativo n...
La Legge Bersani sulle liberalizzazioni delle tariffe professionali
unitamente alle norme sugli incarichi di progettazione inserite nel
Decreto legislativo n. 163/2006 (Codice dei contratti) hanno fatto
sì che nel settore dei lavori pubblici la regola più diffusa per
l’aggiudicazione degli incarichi di progettazione sia diventata
quella del massimo ribasso con la conseguenza che, come ha rilevato
il Cresme (Centro di ricerche per l’edilizia e il territorio)
l’aumento dei ribassi medi percentuali nelle gare è diventata una
costante.
Per altro tale tendenza non si è fermata nemmeno nei primi mesi del 2009 come è possibile rilevare dall’indagine gennaio-marzo del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri in cui si parla di ribassi medi del 35%, con punte addirittura del 73 per cento.
Ma qual’è la soluzione per uscire da un’impasse del criterio del massimo ribasso?
La soluzione è all’interno dello stesso codice utilizzando per la scelta del professionista il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa al posto di quella del massimo ribasso.
In pratica da oltre tre anni, i professionisti architetti e ingegneri che partecipano alle gare per l’affidamento degli incarichi di progettazione e direzione dei lavori sono liberi di presentare offerte con ribassi senza limite che, in taluni casi, sono al di sotto dei margini minimi di guadagno e Massimo Gallione, presidente del Cosiglio nazionale degli architetti ha dichiarato che si tratta di : “Una pratica che giudichiamo assolutamente negativa poiché quello che a prima vista può sembrare uno strumento per alzare il livello della concorrenza fra professionisti nella pratica si rivela un costo per la collettività, che si troverà opere mal progettate e di scarsa durata”.
Sul problema arriva anche il commento di Massimo Aiello, direttore generale dell’Oice (Associazione che rappresenta le organizzazioni di ingegneria e architettura) che precisa: “Sul mercato pubblico è una corsa ad accaparrarsi i lavori per mantenersi in gioco, anche a costo di vedersi azzerare i margini di guadagno”.
Basta, per altro guardare gli esempi al di fuori dei confini nazionali per vedere che esistono altre soluzioni.
Ad esempio la Banca mondiale e la Bei, per l’affidamento degli incarichi di progettazione, adotta alcune regole in viene tenuto in considerazione anche il termine di esecuzione dei lavori, la redditività e, soprattutto, il valore tecnico della proposta e Massimo Aiello continua precisando che “I committenti avveduti non usano come discrimine il prezzo più basso. In Germania, Francia e Gran Bretagna il massimo ribasso può essere utilizzato solo nei lavori di semplice realizzazione, come il rifacimento di un marciapiede, ma mai per una scuola o un ospedale. Da tempo chiediamo una modifica in questo senso del Codice dei contratti”.
In verità molti credono che il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa si presti a situazioni di non trasparenza ma basterebbe definire, anche attraverso il regolamento di attuazione del codice (sembra ormai in dirittura d’arrivo), alcuni criteri che consentano di utilizzare il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa secondo criteri di assoluta trasparenza che premi, comunque, altre valori oltre quello dell’economicità.
Per altro tale tendenza non si è fermata nemmeno nei primi mesi del 2009 come è possibile rilevare dall’indagine gennaio-marzo del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri in cui si parla di ribassi medi del 35%, con punte addirittura del 73 per cento.
Ma qual’è la soluzione per uscire da un’impasse del criterio del massimo ribasso?
La soluzione è all’interno dello stesso codice utilizzando per la scelta del professionista il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa al posto di quella del massimo ribasso.
In pratica da oltre tre anni, i professionisti architetti e ingegneri che partecipano alle gare per l’affidamento degli incarichi di progettazione e direzione dei lavori sono liberi di presentare offerte con ribassi senza limite che, in taluni casi, sono al di sotto dei margini minimi di guadagno e Massimo Gallione, presidente del Cosiglio nazionale degli architetti ha dichiarato che si tratta di : “Una pratica che giudichiamo assolutamente negativa poiché quello che a prima vista può sembrare uno strumento per alzare il livello della concorrenza fra professionisti nella pratica si rivela un costo per la collettività, che si troverà opere mal progettate e di scarsa durata”.
Sul problema arriva anche il commento di Massimo Aiello, direttore generale dell’Oice (Associazione che rappresenta le organizzazioni di ingegneria e architettura) che precisa: “Sul mercato pubblico è una corsa ad accaparrarsi i lavori per mantenersi in gioco, anche a costo di vedersi azzerare i margini di guadagno”.
Basta, per altro guardare gli esempi al di fuori dei confini nazionali per vedere che esistono altre soluzioni.
Ad esempio la Banca mondiale e la Bei, per l’affidamento degli incarichi di progettazione, adotta alcune regole in viene tenuto in considerazione anche il termine di esecuzione dei lavori, la redditività e, soprattutto, il valore tecnico della proposta e Massimo Aiello continua precisando che “I committenti avveduti non usano come discrimine il prezzo più basso. In Germania, Francia e Gran Bretagna il massimo ribasso può essere utilizzato solo nei lavori di semplice realizzazione, come il rifacimento di un marciapiede, ma mai per una scuola o un ospedale. Da tempo chiediamo una modifica in questo senso del Codice dei contratti”.
In verità molti credono che il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa si presti a situazioni di non trasparenza ma basterebbe definire, anche attraverso il regolamento di attuazione del codice (sembra ormai in dirittura d’arrivo), alcuni criteri che consentano di utilizzare il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa secondo criteri di assoluta trasparenza che premi, comunque, altre valori oltre quello dell’economicità.
A cura di Paolo
Oreto
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