Metodologie di controllo per Ingegneri, Architetti e Geometri, dal CNAPPC la richiesta di modifica
Era notizia di fine gennaio 2013 la predisposizione da parte dell'Agenzia delle Entrate di 97 nuove metodologie per il controllo di alcune attività economich...
Era notizia di fine gennaio 2013 la predisposizione da parte
dell'Agenzia delle Entrate di 97 nuove metodologie per il controllo
di alcune attività economiche, con lo scopo di migliorare i
risultati dei controlli attraverso l'uniformazione delle indagini.
In sostanza, l'Agenzia ha fornito ai propri uffici operativi,
dediti ai controlli, gli strumenti per assicurare un maggiore
standard qualitativo.
Tra le metodologie predisposte, abbiamo segnalato quelle relative al settore professionale ed in particolare ad ingegneri, architetti e geometri. Nelle metodologie, l'Agenzia ha avuto molta cura nel definire i controlli presso la sede del professionista, in particolare, precisando come generalmente gli orari antimeridiani siano utilizzati dal professionista per il disbrigo delle pratiche presso gli uffici pubblici, ovvero per attività esterne (cantieri). In tal senso, per sfruttare l'effetto sorpresa e accedere presso lo studio del professionista in sua presenza o di un suo delegato, l'orario migliore risulta essere quello pomeridiano.
Avendo già rilevato la brutalità del comportamento dell'Agenzia in un contesto storico dove il professionista ha già diverse problematiche da affrontare (e qui non ci dilunghiamo molto perché chi legge sa bene di cosa scriviamo), segnaliamo una nota del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C., primo fra i consigli nazionali delle libere professioni tecniche ad essersi esposto in prima persona contro tali metodologie e a richiedere un intervento di urgente correzione e chiarezza da parte dell'Agenzia.
"L'Agenzia delle Entrate modifichi con urgenza le Metodologie di controllo predisposte per verificare la correttezza fiscale degli architetti nei loro rapporti economici con i clienti e che considerano vigenti le tariffe professionali nonostante esse siano state, come è noto, abolite nel 2006 dal Decreto Bersani".
Questa la richiesta del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in una lettera inviata, circa un mese fa, al direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, dal quale non è pervenuta ancora nessuna risposta.
"L'Agenzia delle Entrate - sottolinea la lettera del CNAPPC - evidenzia, infatti, come gli accertatori possano procedere a quantificare i proventi da attività professionale, qualora non sia stato possibile conoscere l'effettivo compenso percepito, in primo luogo, sulla base di quanto fatturato per prestazioni similari; in alternativa, sulla scorta delle tariffe professionali vigenti, tenuto conto della natura e del valore della prestazione e ipotizzano che difficilmente, soprattutto quando lo studio professionale è ben avviato, si scenderà al di sotto dei minimi di tariffa".
"E noto e dimostrato - continua il CNAPPC - che l'effetto dell'abolizione delle tariffe professionali sui fatturati è stato immediato, in un mercato assai competitivo dove i contratti - rispetto alle ex tariffe - vedono praticare sconti ben oltre il 50%, come peraltro dimostrato anche dai fenomeni di dumping - evidenti anche nei lavori pubblici".
Il CNAPPC ha rilevato, inoltre, che "tenuto anche conto della profonda crisi che ha colpito il mercato della progettazione e che gli architetti stanno particolarmente soffrendo per l'inversione del ciclo edilizio appare paradossale che a fronte delle modifiche legislative e della realtà dei fatturati, l'Agenzia parametri le sue verifiche su dati obsoleti sia da un punto di vista normativo che numerico, tanto più che il medesimo modello non è applicato ad altre categorie professionali".
Per tali motivazioni, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha richiesto al Direttore Befera "un intervento di urgente correzione e chiarezza, non solo perché tali metodologie di controllo sono ingiustificate e sbagliate, ma anche perché il loro effetto - contrario ai principi della Riforma delle Professioni - sarebbe quello di portare i nostri iscritti a riapplicare proprio quelle tariffe che la Legge ha abolito".
Tra le metodologie predisposte, abbiamo segnalato quelle relative al settore professionale ed in particolare ad ingegneri, architetti e geometri. Nelle metodologie, l'Agenzia ha avuto molta cura nel definire i controlli presso la sede del professionista, in particolare, precisando come generalmente gli orari antimeridiani siano utilizzati dal professionista per il disbrigo delle pratiche presso gli uffici pubblici, ovvero per attività esterne (cantieri). In tal senso, per sfruttare l'effetto sorpresa e accedere presso lo studio del professionista in sua presenza o di un suo delegato, l'orario migliore risulta essere quello pomeridiano.
Avendo già rilevato la brutalità del comportamento dell'Agenzia in un contesto storico dove il professionista ha già diverse problematiche da affrontare (e qui non ci dilunghiamo molto perché chi legge sa bene di cosa scriviamo), segnaliamo una nota del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C., primo fra i consigli nazionali delle libere professioni tecniche ad essersi esposto in prima persona contro tali metodologie e a richiedere un intervento di urgente correzione e chiarezza da parte dell'Agenzia.
"L'Agenzia delle Entrate modifichi con urgenza le Metodologie di controllo predisposte per verificare la correttezza fiscale degli architetti nei loro rapporti economici con i clienti e che considerano vigenti le tariffe professionali nonostante esse siano state, come è noto, abolite nel 2006 dal Decreto Bersani".
Questa la richiesta del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in una lettera inviata, circa un mese fa, al direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, dal quale non è pervenuta ancora nessuna risposta.
"L'Agenzia delle Entrate - sottolinea la lettera del CNAPPC - evidenzia, infatti, come gli accertatori possano procedere a quantificare i proventi da attività professionale, qualora non sia stato possibile conoscere l'effettivo compenso percepito, in primo luogo, sulla base di quanto fatturato per prestazioni similari; in alternativa, sulla scorta delle tariffe professionali vigenti, tenuto conto della natura e del valore della prestazione e ipotizzano che difficilmente, soprattutto quando lo studio professionale è ben avviato, si scenderà al di sotto dei minimi di tariffa".
"E noto e dimostrato - continua il CNAPPC - che l'effetto dell'abolizione delle tariffe professionali sui fatturati è stato immediato, in un mercato assai competitivo dove i contratti - rispetto alle ex tariffe - vedono praticare sconti ben oltre il 50%, come peraltro dimostrato anche dai fenomeni di dumping - evidenti anche nei lavori pubblici".
Il CNAPPC ha rilevato, inoltre, che "tenuto anche conto della profonda crisi che ha colpito il mercato della progettazione e che gli architetti stanno particolarmente soffrendo per l'inversione del ciclo edilizio appare paradossale che a fronte delle modifiche legislative e della realtà dei fatturati, l'Agenzia parametri le sue verifiche su dati obsoleti sia da un punto di vista normativo che numerico, tanto più che il medesimo modello non è applicato ad altre categorie professionali".
Per tali motivazioni, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha richiesto al Direttore Befera "un intervento di urgente correzione e chiarezza, non solo perché tali metodologie di controllo sono ingiustificate e sbagliate, ma anche perché il loro effetto - contrario ai principi della Riforma delle Professioni - sarebbe quello di portare i nostri iscritti a riapplicare proprio quelle tariffe che la Legge ha abolito".
A cura di Ilenia
Cicirello
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