Miti, leggende e terremoti: quando un paese illuminista ritorna al medioevo

A volte ci dimentichiamo che la sismologia è una scienza nuova, con neppure cent’anni di vita; altre volte ci dimentichiamo che siamo mammiferi dotati d’inte...

05/02/2016

A volte ci dimentichiamo che la sismologia è una scienza nuova, con neppure cent’anni di vita; altre volte ci dimentichiamo che siamo mammiferi dotati d’intelletto, e che con un po’ di curiosità e volontà è possibile allargare le proprie conoscenze.

Qualche storiella prima della scienza.

I membri di un’antica tribù peruviana pensavano che quando il loro dio visitava la terra per contare gli uomini presenti, i suoi passi facevano tremare il suolo. Per abbreviarne il compito i cittadini uscivano di corsa dalle case gridando “Sono qui! Sono qui!”, così il mito insegnò anche alle persone la buona pratica di abbandonare le fragili abitazioni in caso di terremoto.

Per la mitologia giapponese la causa di tutti i terremoti è il grande pescegatto Namazu, che muovendo la coda riesce a scuotere tutta la terra; può essere controllato solo dal dio Kashima, che grazie a una grossa pietra immobilizza il pesce tenendolo schiacciato a terra; purtroppo a volte il dio si stanca e si distrae dal suo compito, e Namazu ne approfitta per muoversi. La cultura giapponese, rispettosa della tradizione, ancora oggi utilizza il pescegatto nelle grafiche legate al rischio sismico e il pescegatto non fa ma mai mancare la sua presenza nelle manifestazioni popolari o sfilate carnevalesche. Inoltre, nel XIX secolo, dopo il terremoto di Edo (l’odierna Tokio) Namazu divenne una sorta di giustiziere che punisce l’avidità umana costringendo alla ridistribuzione della ricchezza.

Gli Indù credevano che il mondo fosse appoggiato sulla schiena di otto elefanti in equilibrio sul dorso di una tartaruga che nuotava nel mare; quando un elefante si stancava, scuoteva la testa provocando un terremoto. Un mito messicano è precursore della tettonica. Molto tempo fa, quando il mondo era fatto solo di acqua, il Grande Spirito decise di creare una splendida terra facendola trasportare sul dorso da alcune tartarughe marine; un giorno queste cominciarono a litigare tra loro e, nuotando in direzioni diverse, tirarono la terra fino a che non si ruppe in tanti pezzi. Da allora, ogni volta che le tartarughe litigano di nuovo, la terra sulle loro schiene sussurra e trema.

Secondo una favola siberiana la terra è appoggiata su una slitta guidata da un Dio di nome Tuli. I cani che la guidano hanno le pulci ma quando smettono di grattarsi ripartono e la terra trema. In Africa si dice che la terra sia un disco piatto retto da un lato da un enorme montagna e dall'altro da un gigante. La moglie del gigante sostiene invece il cielo. La terra trema ogni volta che il gigante si ferma ad abbracciarla.

Di storie come queste ce ne sono tante, ma adesso dobbiamo cominciare a capirci qualcosa di più.

Aristotele riteneva che i sismi fossero generati da aria compressa all'interno della Terra ed in cerca di una via d’uscita verso l’esterno; ne erano la prova le esalazioni che talvolta fuoriescono da spaccature del suolo in seguito ad un terremoto.

Ma l’origine naturale dei terremoti inizia a farsi strada in Europa solo nel periodo illuminista, con diverse teorie. Gassendi, verso il 1600, pensava che il terremoto fosse dovuto all’esplosione di sacche di gas. L'abate Bertholon de Saint-Lazare invece, nel 1779, pensava a un effetto dell’elettricità che si “concentrava” nel sottosuolo; inventò quindi anche un sistema per evitare i terremoti, inserendo enormi parafulmini nel terreno.

Dopo l’evento di Lisbona del 1755, Jean-Jacques Rousseau scrisse a Voltaire (il 18 agosto 1756): Converrete che, per esempio, la natura non aveva affatto riunito in quel luogo ventimila case di sei o sette piani, e che se gli abitanti di quella grande città fossero stati distribuiti più equamente sul territorio e alloggiati in edifici di minor imponenza, il disastro sarebbe stato meno violento, forse, non ci sarebbe stato affatto. Ciascuno sarebbe scappato prima delle scosse e si sarebbe trovato all'indomani a venti leghe di distanza, felice come se nulla fosse accaduto. Ma bisogna restare, ostinarsi intorno alle misere stamberghe, esporsi al rischio di nuove scosse, perchè quello che si lascia vale di più di quello che si può portar via con sè. Quanti infelici sono morti in questo disastro per voler prendere chi i propri abiti, chi i documenti, chi i soldi? Forse non sapete, allora, che l'identità personale di ciascun uomo non è diventata che la minima parte di se stesso e che non vale la pena di salvarla quando si sia perduto tutto il resto?

Qui indubbiamente è la razionalità a farla da padrona; quasi troppa.

Ricapitolando, prima di qualche labile principio di teoria si utilizzava una qualche divinità per giustificare i propri dubbi e le proprie paure. Dei sismi non si sapeva nulla, ma era comodo leggerli in chiave religiosa. Poi arriva l’illuminismo e allora, finalmente, la sismologia acquista un’identità nel 1800 e diventa scienza all’inizio del ‘900.

Arriviamo adesso a fine Gennaio 2016, al “Family day”; tante persone che esprimono le proprie opinioni; tante persone. Punto. Una nota rete televisiva intervista una partecipante agghindata per le grandi occasioni: “Se le Unioni Civili passano la natura si ribellerà con i terremoti”.

E’ andata in onda la capacità di regredire di 500 anni in pochi secondi. Devo ancora decidere se la frase derivi da un preciso intento doloso (perché in questo caso si tratterebbe esattamente di “dolo”, cioè “volontà cosciente di compiere un reato”) oppure da una spiccata stupidità.

Poi, purtroppo, mi ricordo di qualche sera prima. Un circolo didattico (di un comune popoloso, che fa provincia …) aveva avuto la bella idea di organizzare una serata per insegnanti e genitori; dopo l’Associazione IO NON TREMO!, che aveva introdotto il tema del rischio sismico, era stato a invitato a parlare il referente del Comune per la Protezione Civile. Di fronte a una platea piena d’insegnanti e genitori ha detto: “Comunque, di solito, la prima scossa è lieve e ci dà il tempo necessario per trovare un rifugio sicuro”. Ci sono quindi pistole cariche che sparano a caso, per di più da posizioni estremamente favorevoli.

A questo punto alzo le braccia; se devo tornare a vivere nel Medioevo, almeno ridatemi Monicelli, Tognazzi e Sordi. Va bene l’ignoranza, ma almeno che abbia un briciolo di classe.

A cura di Ing. Andrea Barocci
     
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