Palermo tra la via dei tesori e l’abbandono

Complice il nostro buon clima, unitamente al desiderio di riscoprire tracce urbane importanti dell'ultimo florido periodo a cavallo tra Otto e Novecento e no...

di Danilo Maniscalco - 19/10/2016

Complice il nostro buon clima, unitamente al desiderio di riscoprire tracce urbane importanti dell'ultimo florido periodo a cavallo tra Otto e Novecento e non solo, con l'evento Le vie dei tesori, i Palermitani stanno riscoprendo l'esistenza delle poche ville scampate al sacco edilizio, tra cui villa Pottino, villino Ida e Florio di Ernesto Basile, persino villino Favaloro-Di Stefano, prestigiosa sede regionale chiusa per un decennio, nodo urbano ed architettonico strategico, punto di svolta e cantiere di confronto tra i Basile, padre e figlio.

Sì, Giovanbattista, celebre intellettuale, architetto del teatro Massimo, del giardino Inglese, dell'attiguo reclusorio delle Croci e della fortunata operazioni di rettifica dei fronti del giardino Garibaldi a piazza Marina ed Ernesto, indiscusso protagonista del Liberty europeo capace, a meno di quaranta anni, di essere il più richiesto architetto a servizio del desiderio incarnato dalla ricca borghesia siciliana di assurgere a modello di sviluppo virtuoso al quale donare immagine piena e contemporanea.

Ma se per le ville Liberty di primo Novecento di via Siracusa e viale Regina Margherita, sembra rinascere un reale sentimento di salvaguardia e di cura, per il pregiatissimo villino eclettico di piazza Virgilio, il degrado oggi visibile è il risultato di incuria e totale mancanza di un piano di manutenzione ordinaria.

Chi scrive, avrebbe non voluto rappresentare quanto si appresta a descrivere come sintomo di un non ancora corretto modo di tutelare i nostri pregiatissimi monumenti locali, ma appare indispensabile porre l'accento sulle criticità riscontrate in questi giorni, in special modo quando esse siano visibili ad occhi non necessariamente di addetti ai lavori.

Accade dunque che proprio qui, nel villino in cui a breve distanza temporale i Basile si trovarono ad operare, lasciando un testo architettonico assai unico se si considera la rarissima dialettica familiare intessuta tra stili e forme diverse ma ciò nonostante in perfetta armonia, che le pregiatissime decorazioni parietali proto-liberty del piano primo, relative ad alcune delle volte decorate dalla mano sapiente di Salvatore Gregorietti si stiano deteriorando rapidamente a causa di banalissime infiltrazioni del soprastante tetto, che le decorazioni parietali esterne della loggia centrale, decorazione molto prossima alle coeve espressioni floreali della Secession viennese, si stiano polverizzando a causa di un inesistente piano di salvaguardia e di tutela.

Eppure fin qui, si potrebbe pure obiettare che a fronte di fondi irreperibili, lo stato del manufatto sia rispondente alla media di casi similari e che tale denuncia non sposti di tanto il giudizio sulla tutela del bene.

Proponiamo dunque, all'assessore regionale ai beni culturali, al dirigente dello stesso assessorato, a tutte le figure preposte alla tutela del nostro straordinario patrimonio artistico locale di cui il mondo turistico sembra essere affamato, di recarsi al piano terreno del villino Favaloro, lungo il prospetto che smussa l'angolo su via Dante e di traguardare lo strepitoso decoro del nastro lapideo inciso ai lati del portale d'ingresso centrale scandito tra le due paraste. Troveranno qui il sintomo più importante che caratterizza tale cordialissima denuncia e dunque il fatto che tale decoro posto in essere come parte integrante del progetto stesse dal Basile padre, romantico seme di un protoliberty di là da venire nei progetti futuri di Basile figlio, appare lacunoso per un frammento nel lato sinistro e rotto in più parti nel blocco di destra. Di tale frattura, a dimostrazione che l'attenzione sul manufatto sia stata ad oggi davvero bassa, è testimone il fatto che uno dei frammenti staccatosi, resti incastrato proprio nello spazio sottostante dello stesso nastro lapideo e che, scusate il tecnicismo, un altro importante blocco dello stesso sia prossimo al collasso e al sussessivo disgregarsi i mille pezzi all'atto della caduta, senza che nessuno abbia provveduto alle necessarie e minime dotazioni di messa in sicurezza del frammento in oggetto che meriterebbe, senza dubbio, maggiore rispetto ed attenzione.

Invitiamo dunque chi di dovere a porre in essere la minima dotazione di salvaguardia sancita dall'articolo 9 della Costituzione, sicuri come siamo che tale disattenzione verrà ribaltata da un prontissimo intervento tecnico capace di colmare la lacuna del lato sinistro, assicurando il consolidamento del frammento destro.

DISPAR ET UNUM amava ricordare Ernesto.

Noi, ci limitiamo a ricordare che, come scrive Santo Piazzese, "non ci arrendiamo al degrado come destino!"
Non possiamo permetterci, come comunità, di perderci altri importanti e pregiatissimi pezzi di Storia!

A cura di Arch. Giulia Argiroffi
Arch. Danilo Maniscalco
Ing. Gianluca Oreto

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