Pareri Anac e loro politicizzazione convincono dell'urgente necessità di tornare ai controlli preventivi
Il parere dell'Anac sull'Ilva? Erroneo e comunque non di dettaglio, affermano le opposizioni di oggi a seguito delle valutazioni richieste nel merito dal gov...
Il parere dell'Anac sull'Ilva? Erroneo e comunque non di
dettaglio, affermano le opposizioni di oggi a seguito delle
valutazioni richieste nel merito dal governo di oggi. Il parere
dell'Anac sul concordato Atac? Ineccepibile, affermano le
opposizioni di oggi, a seguito di valutazioni richieste dal governo
di ieri.
L'Anac è un'autorità indipendente, ma ovviamente il suo operato non
può non prestarsi a letture profondamente diverse a seconda dei
contenuti di merito e delle chiavi interpretative della parte o del
partito che di volta in volta viene "toccato" dai pareri o comunque
dagli atti dell'Autorità.
Se ciò non intacca l'indipendenza dell'Autorità, che opera
facendosi correttamente vanto di questa propria specifica posizione
prevista e tutelata dalla legge, di certo tuttavia di fatto innesca
il tentativo di politicizzarne anche l'attività tecnicamente
neutrale.
In piccolo, negli enti locali sono cose ben note e conosciute ai
segretari, ai responsabili finanziari e a dirigenti e funzionari
chiamati in modo diverso ad esprimere pareri tecnici: spessissimo
gli organi di governo premono perchè i contenuti di quei pareri
siano indirizzati verso un certo fine o risultato, o siano
"ammorbiditi" se non addirittura non espressi per nulla.
Che provvedimenti tecnici si prestino a letture
politicizzate è nelle cose. Anche le sentenze da anni
vengono lette in chiave politica, in modi diametralmente
inconciliabili. L'esempio della relazione tecnica al decreto
dignità appare peculiare.
Vi deve essere, tuttavia, un sistema perchè la questione
delicatissima degli appalti pubblici, spesso molto influente su
importantissimi aspetti della gestione economica, siano sottratti a
dibattiti di questo genere.
L'Anac non può e non deve essere lo strumento perchè maggioranze ed
opposizione che di volta in volta si succedono si facciano i
dispetti reciproci, con richieste di pareri su azioni già
svolte.
E' il problema di fondo di una normativa troppo basata
sulla forma e poco sulla sostanza. L'Anac va benissimo
come autorità che detta alcune linee generali di comportamento, per
combattere contro la corruzione e mirare alla correttezza
dell'azione amministrativa.
Tuttavia, come si è visto dalle cronache, l'attività dell'Anac non
serve mai per prevenire, nè scoprire, casi anche eclatanti di
corruzione o di compimento di illegittimità anche eclatanti di
natura amministrativa.
Tra le ragioni di ciò, la circostanza che l'Anac interviene
sempre dopo e mai prima, a meno che particolari e
complicatissimi protocolli, per altro ovviamente circoscrivibili a
pochissimi casi (presso l'Autorità operano pochi dipendenti).
Per evitare problemi di legittimità (si parla di soli vizi
procedurali amministrativi, non di reati), i pareri e i controlli
successivi non servono a nulla, se non ad aizzare il dibattito
politicizzato.
L'Italia ha rinunciato circa 21 anni fa definitivamente al
valore dei controlli preventivi di legittimità,
sostituendoli con una ridda di strumenti
inadeguati: dai pareri generali e astratti delle sezioni
regionali di controllo della Corte dei conti (per altro spesso
contraddittori tra loro), alle forme di controllo successive (anche
contenziose) dell'Anac. Nessuno di questi strumenti si frappone tra
l'idea sbagliata di un atto e la sua concreta realizzazione. E ci
si accorge a danno già prodotto dell'illegittimità alla base della
procedura.
Occorrono altre conferme per comprendere che la prima delle
riforme da realizzare con urgenza è il ripristino di forme di
controllo preventive?
Tratto da luigioliveri.blogspot.com
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