Pierluigi Nervi e la Sicilia dimentica

Cosa non ha fatto Pierluigi Nervi con il calcestruzzo armato!? Cosa non ha immaginato per il mondo? Quanta archeologia ci ha lasciato sepolta tra gli archivi...

di Danilo Maniscalco - 30/10/2015

Cosa non ha fatto Pierluigi Nervi con il calcestruzzo armato!? Cosa non ha immaginato per il mondo? Quanta archeologia ci ha lasciato sepolta tra gli archivi e la terra?
Facciamo un passo indietro.

A cominciare dai primissimi progetti degli anni '20 quando realizza lo Stadio Berta di Firenze, al periodo dei coefficienti autarchici imposti dal regime fascista, in cui inventa nuovi modi di configurazione per le incredibili potenzialità del calcestruzzo armato, all'ultimo, quello delle architetture internazionali in cui è chiamato alla realizzazione di opere che incidono direttamente sul contesto urbano da attore protagonista, incarnando, per il mondo culturale, il primato dell'Italian Style a 360 gradi, Nervi realizza ciò che ha prima intuito e poi compreso veramente dopo attenti calcoli e modelli di studio e di verifica.

Gli ultimi, sono gli anni della Cattedrale di San Francisco, della Sala Papale, ora "sala Nervi", in Vaticano, della George Washington Station di New York, dell'ambasciata italiana a Brasilia; in mezzo ci sono i palazzetti dello sport, tra cui il gioiello romano, la Stazione di Napoli, il Pala Expo di Torino, la sede parigina dell'Unesco.

Di tre età di Nervi si spinge a parlare l'ottimo studioso Sergio Poretti : "Nervi che visse tre volte"!
Delle prime due vite, quelle relative all'intuizione della governance delle specificità del c.a., attraverso la concretezza delle prime realizzazioni ed alla sperimentazione, attraverso la costante verifica del numero, che porteranno alla nascita di un vero e proprio "Metodo Nerv", diverse per localizzazione, tipologia, morfologia e linguaggio estetico, sono ancora presenti e più o meno fruibili diverse architetture capaci di caratterizzare con grande specificità, ciò che la brava studiosa e collega architetto Giulia Argiroffi definisce "scenario siciliano delle opere di Nervi".

Scrive la stessa, sintetizzando, in una delle ultime pubblicazioni frutto del lavoro svolto durante gli anni del Dottorato di Ricerca presso l'ateneo palermitano: "grazie alla copiosa collaborazione con la Marina e l'Aeronautica militare, le opere avanguardistiche strutturali, impostate su una chiara matrice estetica, rispondente ad un uso sapiente dei materiali, garantiti dal calcolo della verifica numerica associata alla sperimentazione continua, si fa portatrice di localismi che permetteranno, allo stesso Nervi, di porsi alla fine del conflitto mondiale, alla testa della ricerca come punto di riferimento del dibattito architetto e strutturale come nessun altro."

Sono di tale arco temporale e dunque della decade che va dal 1935 alla liberazione, i progetti delle Aviorimesse gemelle per idrovolanti di Marsala (esistenti) e quella di Trapani (demolita negli anni '70), dello Stadio a vocazione paesaggistica (esistente) e piscina (non realizzata) di Taormina, dell'hangar Pantesco (esistente), di una sezione d'ingresso e due capannoni ai Cantieri Navali di Palermo (esistenti), delle cisterne interrate realizzate a Trapani, Siracusa, Augusta e, in dodici esemplari, alle falde del Montepellegrino a Palermo, dove, insieme ai relativi cunicoli di collegamento, creano un sistema che, nonostante una funzione specifica che ne negasse la vivibilità, determina dei percorsi e delle spazialità interne assolutamente uniche e incredibilmente affascinanti.-

Se dal repertorio tirato fuori dagli archivi militari e civili in giro per il paese, ti fermi a guardare le sole immagini relative ai modelli di studio che consentono di immaginare e vedere l'idea spaziale resiliente nonostante l'oblio della luce, ti è concesso un viaggio culturale nella storia dell'arte mediterranea, dai possenti piloni di Karnak alla rigidità lessicale magnagreca, dalle visioni piranesiani di luce ed ombre del mondo antico alla concreta possenza delle rovine romane.

Scriverà Nervi nel '45: "il fatto di poter creare pietre fuse, di qualunque forma, superiori alle naturali poiché capaci di resistere a tensione, ha in sé qualche cosa di magico."
A questa notazione, sembrano assurgere le opere dello scenario siciliano, sperimentazioni lessicali a tutto tondo, incipit di una produzione futura sterminata, embrioni architettonici in pace con la coerenza di un mestiere concreto che necessita al tempo stesso di poetica e sensibilità, opere realizzate in palese accordo con i progetti rimasti sulla carta.
Un chiaro continum tra ricerca e realizzazioni.

Le opere eterne di Pierluigi Nervi parlano da sole e non hanno bisogno di conferme!

Forse non bisogna essere necessariamente architetti per rimanere sgomenti davanti l'ignoranza di fatti e nomi consolidati nelle memoria dell'establishment culturale planetario.
Basta essere in accordo con la bellezza e con i mezzi multimediali a disposizione un po' di tutti e scrivere : "Pierluigi Nervi, Palermo, cisterne e non pozzi!", il resto,va da sé!
 

A cura dell'Arch. Danilo Maniscalco
   
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