Presente e Futuro degli Ingegneri al Congresso Nazionale
Il presente non è certo dei più rosei, il futuro non ha ancora basi solide ma la speranza è l'ultima a morire e al consueto Congresso Nazionale degli Ingegne...
Il presente non è certo dei più rosei, il futuro non ha ancora basi
solide ma la speranza è l'ultima a morire e al consueto
Congresso Nazionale degli Ingegneri, tenutosi quest'anno a
Caserta dal 10 al 12 settembre 2014, si è parlato di presente e di
futuro riconoscendo che fino ad oggi le aspettative del mondo
ingegneristico (e qui mi sento allargare la platea) sono state
completamente deluse.
"Noi ingegneri crediamo ancora fortemente nel nostro Paese conoscendone bene le potenzialità, la qualità dei suoi abitanti, l'attrattività del suo territorio e delle sue risorse culturali uniche al mondo, ma, permettetemi, anche la qualità e competenza dei suoi professionisti, ancora di più oggi dopo la riforma. Ma purtroppo conosciamo del Paese anche i difetti: individualismo, un sistema politico e amministrativo bloccato, un'amministrazione pubblica frenata da tanti enti spesso in conflitto tra loro, una burocrazia invadente ed autoreferenziale, un apparato produttivo debole, una giustizia lenta ed inefficiente". Riprendo questo passo tratto della Relazione di apertura del Presidente Armando Zambrano, è possibile rilevare come le aspettative degli Ingegneri restano immutate anche a fronte di una considerazione prossima allo zero di chi Governa il Paese.
Pur rilevando, infatti, la maggiore attenzione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e più in generale dei consigli nazionali delle professioni tecniche verso la politica e l'attività legislativa, è, purtroppo, lapalissiano che non si è riusciti a scalfire il sistema con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Interessante è la parte della relazione introduttiva di Zambrano in cui afferma "Solo in Italia, i professionisti hanno gli obblighi che riassumo molto rapidamente, anche a dimostrazione di come siamo ormai molto più avanti sui temi dell'efficienza e della concorrenza rispetto ad altre categorie di lavoratori, sia imprenditori sia autonomi sia dipendenti". E qui elenca:
Entrando nel dettaglio, è possibile però evidenziare alcune problematiche non trattate nel corso delle giornate a Caserta ma che meriterebbero maggiore attenzione.
Formazione continua
Non volendo entrare nel merito della piattaforma informativa e delle procedure di certificazione delle società di formazione messe a punto dal CNI, appare evidente come la formazione continua non può essere sinonimo di qualità. Il regolamento degli Ingegneri prevede che per esercitare la professione l'iscritto all'albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP e che al termine di ogni anno solare vengono detratti 30 CFP dal totale posseduto. Gli ingegneri sono quindi obbligati a frequentare corsi che gli consentano di ottenere il monte premi di 30 CFP ogni anno. Fin qui sembrerebbe tutto OK, purtroppo però è necessario capire che nella maggior parte dei casi un ingegnere (ad esempio) strutturista non troverà mai ogni anno corsi che gli interessano e sarà costretto a frequentare (e quindi perdere tempo) corsi che interessano la sua sfera professionale solo per ottemperare all'obbligo della formazione continua. E' vero che la psicotica attività legislativa del nostro Paese impone ritmi serrati all'aggiornamento, ma è pur vero che nelle professioni tecniche generalmente la qualità e la formazione pagano sempre e un professionista scarso e poco aggiornato non ha vita facile nel mercato. Perché, dunque, non lasciare (come prima) l'incombenza dell'aggiornamento alla professionalità e capacità del tecnico?
Assicurazione professionale
Qui non voglio dilungarmi troppo perché ritengo sia corretto che un professionista di qualsiasi sfera stipuli un assicurazione, ma la domanda che mi pongo è: in cosa l'assicurazione rende più efficiente il professionista?
Libertà di fare pubblicità dei propri studi professionali
Anche su questo punto c'è poco da dire se non che questa libertà unita all'incertezza di una parcella non più legata a dei minimi tariffari hanno creato un effetto distorsivo nel mercato causando un notevole danno alla professione. Oggi è possibile comprare molte prestazioni professionali direttamente su siti quali Groupon o sui social network. Il mercato ha, infatti, indirizzato i professionisti non più a curare le sfaccettature della propria attività (come l'aggiornamento) ma a cercare nuove tecniche di marketing per trovare nuovi clienti. Personalmente ritengo triste vedere come ci siano molti ingegneri che guardano a sé stessi come un brand e non più come professionisti.
Obbligo di formalizzare, prima dell'incarico, il preventivo delle attività da svolgere
Qui credo si sia perso troppo tempo. Un preventivo e una lettera d'incarico sono, infatti, fondamentali per tutelare il professionista.
Su alcuni di questi obblighi il presidente Zambrano ha affermato "La temuta diaspora degli ingegneri dopo l'introduzione dell'obbligo della copertura assicurativa e dell'aggiornamento della competenza professionale appare per il momento scongiurata". Su questa affermazione mi piacerebbe che il Centro Studi degli Ingegneri facesse una ricerca sulla situazione economica degli Ordini professionali rilevando non solo gli iscritti ma anche e soprattutto la situazione debitoria degli ingegneri italiani ovvero quanti iscritti all'ordine pagano realmente la quota associativa annua?.
"Noi ingegneri crediamo ancora fortemente nel nostro Paese conoscendone bene le potenzialità, la qualità dei suoi abitanti, l'attrattività del suo territorio e delle sue risorse culturali uniche al mondo, ma, permettetemi, anche la qualità e competenza dei suoi professionisti, ancora di più oggi dopo la riforma. Ma purtroppo conosciamo del Paese anche i difetti: individualismo, un sistema politico e amministrativo bloccato, un'amministrazione pubblica frenata da tanti enti spesso in conflitto tra loro, una burocrazia invadente ed autoreferenziale, un apparato produttivo debole, una giustizia lenta ed inefficiente". Riprendo questo passo tratto della Relazione di apertura del Presidente Armando Zambrano, è possibile rilevare come le aspettative degli Ingegneri restano immutate anche a fronte di una considerazione prossima allo zero di chi Governa il Paese.
Pur rilevando, infatti, la maggiore attenzione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e più in generale dei consigli nazionali delle professioni tecniche verso la politica e l'attività legislativa, è, purtroppo, lapalissiano che non si è riusciti a scalfire il sistema con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Interessante è la parte della relazione introduttiva di Zambrano in cui afferma "Solo in Italia, i professionisti hanno gli obblighi che riassumo molto rapidamente, anche a dimostrazione di come siamo ormai molto più avanti sui temi dell'efficienza e della concorrenza rispetto ad altre categorie di lavoratori, sia imprenditori sia autonomi sia dipendenti". E qui elenca:
- la formazione continua;
- l'assicurazione professionale;
- la libertà di fare pubblicità dei propri studi professionali;
- l'obbligo di formalizzare, prima dell'incarico, il preventivo delle attività da svolgere.
Entrando nel dettaglio, è possibile però evidenziare alcune problematiche non trattate nel corso delle giornate a Caserta ma che meriterebbero maggiore attenzione.
Formazione continua
Non volendo entrare nel merito della piattaforma informativa e delle procedure di certificazione delle società di formazione messe a punto dal CNI, appare evidente come la formazione continua non può essere sinonimo di qualità. Il regolamento degli Ingegneri prevede che per esercitare la professione l'iscritto all'albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP e che al termine di ogni anno solare vengono detratti 30 CFP dal totale posseduto. Gli ingegneri sono quindi obbligati a frequentare corsi che gli consentano di ottenere il monte premi di 30 CFP ogni anno. Fin qui sembrerebbe tutto OK, purtroppo però è necessario capire che nella maggior parte dei casi un ingegnere (ad esempio) strutturista non troverà mai ogni anno corsi che gli interessano e sarà costretto a frequentare (e quindi perdere tempo) corsi che interessano la sua sfera professionale solo per ottemperare all'obbligo della formazione continua. E' vero che la psicotica attività legislativa del nostro Paese impone ritmi serrati all'aggiornamento, ma è pur vero che nelle professioni tecniche generalmente la qualità e la formazione pagano sempre e un professionista scarso e poco aggiornato non ha vita facile nel mercato. Perché, dunque, non lasciare (come prima) l'incombenza dell'aggiornamento alla professionalità e capacità del tecnico?
Assicurazione professionale
Qui non voglio dilungarmi troppo perché ritengo sia corretto che un professionista di qualsiasi sfera stipuli un assicurazione, ma la domanda che mi pongo è: in cosa l'assicurazione rende più efficiente il professionista?
Libertà di fare pubblicità dei propri studi professionali
Anche su questo punto c'è poco da dire se non che questa libertà unita all'incertezza di una parcella non più legata a dei minimi tariffari hanno creato un effetto distorsivo nel mercato causando un notevole danno alla professione. Oggi è possibile comprare molte prestazioni professionali direttamente su siti quali Groupon o sui social network. Il mercato ha, infatti, indirizzato i professionisti non più a curare le sfaccettature della propria attività (come l'aggiornamento) ma a cercare nuove tecniche di marketing per trovare nuovi clienti. Personalmente ritengo triste vedere come ci siano molti ingegneri che guardano a sé stessi come un brand e non più come professionisti.
Obbligo di formalizzare, prima dell'incarico, il preventivo delle attività da svolgere
Qui credo si sia perso troppo tempo. Un preventivo e una lettera d'incarico sono, infatti, fondamentali per tutelare il professionista.
Su alcuni di questi obblighi il presidente Zambrano ha affermato "La temuta diaspora degli ingegneri dopo l'introduzione dell'obbligo della copertura assicurativa e dell'aggiornamento della competenza professionale appare per il momento scongiurata". Su questa affermazione mi piacerebbe che il Centro Studi degli Ingegneri facesse una ricerca sulla situazione economica degli Ordini professionali rilevando non solo gli iscritti ma anche e soprattutto la situazione debitoria degli ingegneri italiani ovvero quanti iscritti all'ordine pagano realmente la quota associativa annua?.
A cura di Ilenia
Cicirello
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