Professional Day Napoli 2015: quando la carota fa la felicità dell'asino
Se la prima edizione era all'insegna della PROtesta, la seconda all'insegna delle PROposte, la terza sembra essere dedicata alla PROpaganda. "Professional...
Se la prima edizione era all'insegna della PROtesta, la seconda
all'insegna delle PROposte, la terza sembra essere dedicata alla
PROpaganda.
"Professional Day: tecnici e politici per il futuro della Campania" (Corriere del Mezzogiorno) oppure "Lavoro: Professional Day a Napoli, tutte le opportunità" (Napolitoday.it) e ancora un più compassato "Candidati, governatore e professionisti a Città della Scienza" (Il Mattino) o un più sobrio "Città della Scienza - I candidati incontrano gli Ordini" (Corriere) e "Professional Day alla Città della Scienza" (Ansa.it). Questi i principali titoli delle testate giornalistiche per descrivere l'evento organizzato dagli Ordini di Architetti, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali della Regione Campania. Titoli diversi ma articoli con contenuti "fotocopia". Intanto pochissime, almeno per ora, sono le notizie post evento.
Con un invito alla formazione, diffuso dall'Ordine circa una settimana prima, si chiedevaagli iscritti di partecipare all'evento con un allarmistico "E' in gioco il nostro futuro professionale, non puoi non esserci" ed un perentorio "Tutti quelli che non faranno sentire la propria voce, partecipando in massa al Professional Day, perderanno "di fatto" il diritto di critica". La manifestazione avrebbe previsto una tavola rotonda tra i presidenti nazionali e provinciali degli Ordini, i componenti della Rete delle Professioni Tecniche (RPT) ed i candidati alla Presidenza della Regione Campania: Stefano Caldoro (Centrodestra), Vincenzo De Luca (Centrosinistra), Valeria Ciarambino (M5S), Salvatore Vozza (Sinistra al Lavoro per la Campania) e Marco Esposito (Lista civica MO!). Ai candidati si sarebbe consegnato un "documento programmatico", redatto per l'occasione, dei cui contenuti puntuali non ci è dato sapere ma che sembra tocchino argomenti di carattere nazionale come la Riforma del Codice degli Appalti, il mercato dei servizi (leggi soprattutto formazione professionale), la reintroduzione dei minimi tariffari, i concorsi di progettazione e di carattere regionale come l'introduzione di un fondo di rotazione per progettazione e direzione lavori, l'obbligatorietà del Libretto del Fabbricato, la definizione delle pratiche condoni edilizi con particolare riferimento alle oltre 400.000 richieste di sanatoria giacenti da decenni negli archivi dei Comuni campani.
La sensazione è che i temi affrontati si annichiliscano nella rappresentazione di loro stessi e non si intravede un progetto strategico di governo del territorio in cui calare una più aderente richiesta.
Ma abbiamo detto che era un invito alla formazione, infatti per l'occasione era previsto il conferimento ai partecipanti di quattro crediti formativi professionali che per gli architetti sarebbero valsi come crediti deontologici. Senza entrare nel merito della coattiva formazione perpetrata dagli Ordini e oltrepassando (ma non troppo) la contraddizione della tipologia formativa in un contesto di propaganda elettorale, quei crediti sono fatalmente coincidenti con quelli da realizzare in scadenza del 30 giugno 2015 e dei quali si è già avuta proroga dal CNAPPC. Insomma una "chiamata alle armi" (reclutamento) con tanto di premio finale così come vuole la consolidata tradizione italiota (intesa nell'accezione spregiativa del termine).
Ma viene da chiedersi come i vari consigli nazionali e ordini territoriali possano sentirsi portavoce dei professionisti ed interpretare le loro richieste senza promuovere un dibattito preparatorio con gli iscritti. Forse la partecipazione è richiesta solo in talune discrezionali occasioni? Ancora una volta la definizione del ruolo professionale sembra ridursi a quella di un mero tecnico/esecutore, completamente svuotato dei contenuti più complessi che la professionalità implica. L'impropria posizione politico-sindacale che ordini e consigli nazionali tentano di occupare costituisce un ulteriore ostacolo alla formazione di una reale coscienza sindacale della categoria. Abusando di un ruolo istituzionale si assiste ad azioni incompatibili con il mandato ricevuto e con l'istituzione rappresentata, senza peraltro che si intraveda una volontà di essere realmente causativi.
L'incapacità degli ordini di far recepire al mondo politico le istanze dei professionisti è conclamata da decenni di regressione ed imbarbarimento del mondo professionale. Quindi ci si chiede: cosa ha cambiato (o forse cosa ha conclamato) il Professional Day nella sostanza delle cose?
Concludo con una riflessione tratta da un articolo di Alessandro Tiraboschi in "La città conquistatrice" che se pur analizza argomenti riguardanti le trasformazioni urbane può ben adattarsi come metafora al presente scopo:
"(...) Se è necessario un potere politico per governare la molteplicità di interessi, il Governo della città rappresentato dagli eletti dovrebbe affrontare, prima di decidere qualsiasi trasformazione urbana, una seria analisi dei luoghi e del contesto sociale. In gioco vi è la possibilità di costruire la nuova città che deve avere senso per le quattro popolazioni urbane: abitanti, city users, businessmen e pendolari (Martinotti, 1993). Ragionare solo per aree, senza la consapevolezza di una precisa idea di sviluppo della città nel suo insieme, porta inevitabilmente alla frammentazione progettuale, a non tener conto del rapporto fra spazio e società (...)".
"Professional Day: tecnici e politici per il futuro della Campania" (Corriere del Mezzogiorno) oppure "Lavoro: Professional Day a Napoli, tutte le opportunità" (Napolitoday.it) e ancora un più compassato "Candidati, governatore e professionisti a Città della Scienza" (Il Mattino) o un più sobrio "Città della Scienza - I candidati incontrano gli Ordini" (Corriere) e "Professional Day alla Città della Scienza" (Ansa.it). Questi i principali titoli delle testate giornalistiche per descrivere l'evento organizzato dagli Ordini di Architetti, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali della Regione Campania. Titoli diversi ma articoli con contenuti "fotocopia". Intanto pochissime, almeno per ora, sono le notizie post evento.
Con un invito alla formazione, diffuso dall'Ordine circa una settimana prima, si chiedevaagli iscritti di partecipare all'evento con un allarmistico "E' in gioco il nostro futuro professionale, non puoi non esserci" ed un perentorio "Tutti quelli che non faranno sentire la propria voce, partecipando in massa al Professional Day, perderanno "di fatto" il diritto di critica". La manifestazione avrebbe previsto una tavola rotonda tra i presidenti nazionali e provinciali degli Ordini, i componenti della Rete delle Professioni Tecniche (RPT) ed i candidati alla Presidenza della Regione Campania: Stefano Caldoro (Centrodestra), Vincenzo De Luca (Centrosinistra), Valeria Ciarambino (M5S), Salvatore Vozza (Sinistra al Lavoro per la Campania) e Marco Esposito (Lista civica MO!). Ai candidati si sarebbe consegnato un "documento programmatico", redatto per l'occasione, dei cui contenuti puntuali non ci è dato sapere ma che sembra tocchino argomenti di carattere nazionale come la Riforma del Codice degli Appalti, il mercato dei servizi (leggi soprattutto formazione professionale), la reintroduzione dei minimi tariffari, i concorsi di progettazione e di carattere regionale come l'introduzione di un fondo di rotazione per progettazione e direzione lavori, l'obbligatorietà del Libretto del Fabbricato, la definizione delle pratiche condoni edilizi con particolare riferimento alle oltre 400.000 richieste di sanatoria giacenti da decenni negli archivi dei Comuni campani.
La sensazione è che i temi affrontati si annichiliscano nella rappresentazione di loro stessi e non si intravede un progetto strategico di governo del territorio in cui calare una più aderente richiesta.
Ma abbiamo detto che era un invito alla formazione, infatti per l'occasione era previsto il conferimento ai partecipanti di quattro crediti formativi professionali che per gli architetti sarebbero valsi come crediti deontologici. Senza entrare nel merito della coattiva formazione perpetrata dagli Ordini e oltrepassando (ma non troppo) la contraddizione della tipologia formativa in un contesto di propaganda elettorale, quei crediti sono fatalmente coincidenti con quelli da realizzare in scadenza del 30 giugno 2015 e dei quali si è già avuta proroga dal CNAPPC. Insomma una "chiamata alle armi" (reclutamento) con tanto di premio finale così come vuole la consolidata tradizione italiota (intesa nell'accezione spregiativa del termine).
Ma viene da chiedersi come i vari consigli nazionali e ordini territoriali possano sentirsi portavoce dei professionisti ed interpretare le loro richieste senza promuovere un dibattito preparatorio con gli iscritti. Forse la partecipazione è richiesta solo in talune discrezionali occasioni? Ancora una volta la definizione del ruolo professionale sembra ridursi a quella di un mero tecnico/esecutore, completamente svuotato dei contenuti più complessi che la professionalità implica. L'impropria posizione politico-sindacale che ordini e consigli nazionali tentano di occupare costituisce un ulteriore ostacolo alla formazione di una reale coscienza sindacale della categoria. Abusando di un ruolo istituzionale si assiste ad azioni incompatibili con il mandato ricevuto e con l'istituzione rappresentata, senza peraltro che si intraveda una volontà di essere realmente causativi.
L'incapacità degli ordini di far recepire al mondo politico le istanze dei professionisti è conclamata da decenni di regressione ed imbarbarimento del mondo professionale. Quindi ci si chiede: cosa ha cambiato (o forse cosa ha conclamato) il Professional Day nella sostanza delle cose?
Concludo con una riflessione tratta da un articolo di Alessandro Tiraboschi in "La città conquistatrice" che se pur analizza argomenti riguardanti le trasformazioni urbane può ben adattarsi come metafora al presente scopo:
"(...) Se è necessario un potere politico per governare la molteplicità di interessi, il Governo della città rappresentato dagli eletti dovrebbe affrontare, prima di decidere qualsiasi trasformazione urbana, una seria analisi dei luoghi e del contesto sociale. In gioco vi è la possibilità di costruire la nuova città che deve avere senso per le quattro popolazioni urbane: abitanti, city users, businessmen e pendolari (Martinotti, 1993). Ragionare solo per aree, senza la consapevolezza di una precisa idea di sviluppo della città nel suo insieme, porta inevitabilmente alla frammentazione progettuale, a non tener conto del rapporto fra spazio e società (...)".
A cura di Anna Mangiacasale
Architetto
Attivista del Comitato Professioni Tecniche
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Attivista del Comitato Professioni Tecniche
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