Professione ingegnere: quale futuro dopo il boom economico?

Il rapporto del Centro Studi CNI: dopo una grande espansione è previsto un rallentamento, dovuto al minor numero di investimenti in costruzioni

di Redazione tecnica - 10/02/2025

Dopo un periodo di crescita straordinaria, il settore dell'ingegneria e dell'architettura si prepara ad affrontare una fase di rallentamento.

Secondo il rapporto diffuso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) in occasione della Giornata della libera professione, il settore ha beneficiato di un boom economico post-pandemia, ma il ciclo positivo potrebbe ora subire una battuta d'arresto. Il ridimensionamento degli investimenti in costruzioni e la revisione degli incentivi fiscali prefigurano uno scenario più complesso per i professionisti del settore nei prossimi anni.

Il futuro dei liberi professionisti: le previsioni del CNI

Lo shock economico innescato dalla pandemia ha innescato una fase espansiva nel comparto ingegneristico, trainata dalla ripresa dell'edilizia e dagli incentivi governativi. Tra il 2021 e il 2023, il reddito medio degli ingegneri iscritti a Inarcassa ha registrato un'impennata del 60% rispetto ai livelli pre-pandemia, passando da 34.775 euro annui nel 2020 a 59.000 euro stimati nel 2023.

Più in dettaglio, nel 2021 il reddito professionale medio annuo degli ingegneri si è attestato a 44.459 euro, a fronte di 34.775 euro annui dell’anno precedente, con un incremento del 28%. Ma il vero salto si è verificato nel 2022 con un reddito medio, contabilizzato da Inarcassa, di 54.000 euro, fino ad arrivare a 59.000 euro stimati per il 2023, mentre nel 2024 si prevede un leggero ridimensionamento di tale cifra.

Parallelamente, il fatturato del settore ha vissuto una crescita senza precedenti: dai 3,8 miliardi di euro del periodo pre-Covid si è passati ai 6,4 miliardi nel 2023, con una previsione di 6,3 miliardi nel 2024 (+65%). Guardando all'intero comparto SIA (ingegneri, architetti e società di ingegneria), il giro d'affari è passato da 7,9 miliardi di euro nel 2019 a una stima di 14,7 miliardi nel 2024, segnando un incremento dell'86%.

Il fatturato realizzato dalle attività professionali di ingegneria e architettura rappresenta attualmente il 7% del valore aggiunto generato da comparto delle attività professionali, scientifiche e tecniche (202 miliardi di euro), contro il 4,5% del 2019.

La carenza di ingegneri e il problema del ricambio generazionale

Nonostante la domanda elevata di professionisti, il settore soffre di una carenza strutturale di ingegneri. Dimostrazione ne è il fatto che durante il boom, molti studi di ingegneria hanno avuto difficoltà negli ultimi due anni a reperire un numero sufficiente di professionisti per far fronte all’incremento di volume delle commesse.

Né il sistema ordinistico sembra avere beneficiato di questo cambio di passo: secondo Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, il numero di laureati in ingegneria è in crescita, ma pochi scelgono di iscriversi all'Albo: solo il 10% dei laureati sostiene l'esame di Stato, con un ricambio generazionale che appare insufficiente. Attualmente, il 65% degli iscritti all'Albo ha più di 45 anni, segno di un progressivo invecchiamento della categoria professionale. “Negli ultimi anni – spiega - purtroppo abbiamo rilevato da un lato l’alta domanda delle imprese, dall’altro la scarsa offerta di competenze e figure operanti nell’ingegneria. Rispetto a quello che è l’attuale fabbisogno, registriamo una preoccupante carenza di ingegneri. Mancano alcune migliaia di ingegneri all’anno, nonostante il numero di laureati sia in costante aumento. In genere i datori di lavoro non lamentano l’insufficienza delle competenze, ma proprio la mancanza di candidati. A questo si aggiunge il fatto che le figure maggiormente richieste sono quelle che operano nell’ambito dell’ingegneria dell’Informazione e dell’Ingegneria industriale e in futuro si prevede che le competenze richieste in ambito ingegneristico saranno sostanzialmente differenti da quelle attuali. A completare il quadro c’è il cambio del ciclo economico in atto che avrà sicuramente un impatto negativo anche sul nostro settore”.

Conferma di queste tesi arriva da Marco Ghionna, presidente del Centro Studi CNI, con uno scenario poco rassicurante per i professionisti: “Sebbene infatti i liberi professionisti si siano aggiudicati il 55,5% delle gare per servizi di ingegneria con importo a base d’asta inferiore a 140.000 euro e il 52,4% degli importi, si assiste ad una flessione di oltre il 10% rispetto al 2023. Limitandosi alle gare con importo a base d’asta compreso tra 140.000 e 215.000 euro, le corrispondenti quote scendono al 14,6% delle gare e al 15,9% degli importi. Le gare con importo superiore a 215.000 euro, il ruolo dei liberi professionisti è quasi inesistente, laddove le corrispondenti quote per i liberi professionisti, sono pari rispettivamente all’3,1% delle gare ed appena il 0,8% degli importi”.

Prospettive per il 2024-2025: il rischio di un rallentamento

Se il triennio 2021-2023 è stato caratterizzato da una crescita impetuosa, le prospettive per il 2024 e il 2025 appaiono meno favorevoli. Le previsioni di crescita del PIL sono state riviste al ribasso, passando dall'1% allo 0,5%. Gli investimenti in costruzioni, motore trainante del settore ingegneristico, sono attesi in calo del 4,2% nel 2024 e del 6,2% nel 2025, complice la progressiva riduzione degli incentivi legati ai Superbonus e la revisione delle aliquote di detrazione per le ristrutturazioni edilizie.

È probabile che nel 2025 e nel 2026 il ridimensionamento del fatturato del settore dei SIA sarà meno marcato di quello delle costruzioni, grazie ai finanziamenti ancora disponibili per la progettazione e realizzazione di opere pubbliche a valere sul PNRR. Lo scenario globale, però, parla chiaro.

Le sfide per il futuro: innovazione e adattamento

Sull’evoluzione della professione in relazione alla congiuntura economica si interroga Elio Masciovecchio, vice presidente del CNI: “Il forte incremento di fatturato fatto registrare da molti studi professionali ha significato anche una crescita in termini di dimensioni delle strutture professionali? A questo boom si è accompagnato il rapido inserimento delle nuove generazioni di professionisti nel settore?”.

La vera sfida sarà quindi verificare quanto questi cambiamenti potranno essere strutturali e duraturi nel tempo, se e come gli studi potranno affrontare un ciclo economico peggiorativo.

 

 

© Riproduzione riservata