Professioni tecniche e Costruttori: I motivi per cui è saltato l’accordo
E’ recente la notizia dell’abbandono del tavolo della filiera dell’edilizia da parte della Rete delle professioni tecniche (leggi news). Il tavolo tecnico er...
E’ recente la notizia dell’abbandono del tavolo della filiera dell’edilizia da parte della Rete delle professioni tecniche (leggi news). Il tavolo tecnico era stato proposto dall'ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), a cui era stata invitata la RPT come rappresentante di tutti i Consigli Nazionali dell'area tecnica (Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Chimici, Dottori Agronomi e Forestali, Geologi, Geometri, Ingegneri, Periti Agrari, Periti Industriali e Tecnologi Alimentari) e sembra che la mancata sintonia della RPT con il tavolo della filiera dell’edilizia sia legata alla divergenza di opinioni in particolare sulle criticità relative al nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs.n. 50/2016).
Sui reali motivi dell’abbandono del tavolo da parte della RPT abbiamo sentito Rino La Mendola Vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti al quale abbiamo chiesto come mai il tavolo della filiera dell’edilizia non è riuscito a condividere gli emendamenti al codice, per la parte che riguarda i servizi. Sulla citata problematica Rino La Mendola ha precisato che “C’è stata una piena condivisione sul tema sopra richiamato, in merito alla necessità di ripristinare regole certe per il calcolo dei corrispettivi da porre a base di gara; così come c’è stata piena condivisione sull’opportunità di proseguire lungo il percorso già tracciato dal decreto 50, per distinguere in modo ancora più chiaro le competenze del pubblico dipendente dal libero professionista nel processo di esecuzione dei lavori pubblici, affidando prioritariamente, al primo, la programmazione e la verifica dell’intero ciclo di esecuzione delle opere (riconoscendogli gli incentivi a prescindere se dirigenti o funzionari) ed, al secondo, la progettazione, la direzione ed il collaudo dei lavori. Avevamo raggiunto un punto di accordo anche sui requisiti di accesso alle gare ed in particolare sull’estensione degli attuali limiti temporali nella valutazione delle esperienze curriculari, valorizzando anche le esperienze formative specifiche nel settore dell’affidamento, con l’obiettivo di aprire il mercato ai giovani ed in generale ai professionisti che negli ultimi anni non hanno trovato spazio in un mercato, bloccato da una crisi economica senza precedenti” e, in riferimento, poi, ai principali punti sui quali non c’è stato l’accordo, Rino La Mendola ha precisato che sono stati soprattutto due e precisamente:
- “l’introduzione di un emendamento che stabilisca l’affidamento prioritario della progettazione esecutiva al vincitore di un concorso di progettazione. Sul tema noi abbiamo le idee chiare: bisogna superare i limiti del vecchio codice che, rendendo facoltativo l’affidamento della progettazione esecutiva al vincitore della procedura concorsuale, ha di fatto impedito che, nel Paese, i pochi concorsi banditi venissero concretizzati con la realizzazione delle opere in linea con il progetto vincitore del concorso, annullando, di fatto, gli effetti delle procedure concorsuali, che puntano alla scelta di un’idea o di un progetto e non alla scelta del progettista, con notevole spreco di energie e risorse. Ma sull’argomento non abbiamo purtroppo registrato la condivisione di una parte del tavolo;
- l’introduzione di un emendamento finalizzato a ridurre drasticamente il ricorso allo strumento dell’accordo quadro che, accorpando di fatto più lavori (servizi o forniture) per la partecipazione alle gare, impongono ai concorrenti il possesso di requisiti molto pesanti, contribuendo così a sbarrare l’accesso al settore dei lavori pubblici degli operatori economici medio-piccoli. specie nell’ambito della progettazione e della direzione dei lavori. Tutto ciò in aperto contrasto con il considerato 78 della direttiva comunitaria 2014/24/UE, che raccomanda alle stazioni appaltanti di dividere in lotti i grandi appalti (e non viceversa).”.
aggiungendo, anche, che “in occasione degli incontri del tavolo, la Rete delle Professioni Tecniche aveva espresso molti dubbi rispetto alla proposta del tavolo di recuperare una serie di appalti integrati, per i quali era stato già validato il progetto definitivo alla data del 17 aprile 2016. Ciò, nella consapevolezza che il numero dei progetti validati è del tutto indefinito e che ciò avrebbe potuto riaprire un nuovo mini-ciclo di vita per una procedura già bocciata dal nuovo codice, che ha relegato, a lungo, il progetto ed i progettisti ad un ruolo marginale nel ciclo di esecuzione delle opere pubbliche, muovendosi in direzione opposta ai principi fondamentali del nuovo codice e, soprattutto, della legge delega”.
Alla luce, poi, dell’attuale crisi politica e del fallimento del tavolo della filiera ed ai grandi ritardi con cui vengono emanati gli innumerevoli provvedimenti attuativi previsti nel nuovo Codice dei contratti c’è il serio rischio che venga bloccato il percorso per la definizione del nuovo Codice dei contratti ed, anche, della definizione di un decreto correttivo che sia in grado di superare le innumerevoli criticità del D.lgs. n. 50/2016. Su tale problematica Rino La Mendola ha dichiarato a www.lavoripubblici.it che “Lasciando la politica agli addetti ai lavori, mi limito ad affermare che è già un grande risultato che gli obiettivi delle professioni tecniche siano già condivisi dai nove Consigli Nazionali che compongono la Rete, rappresentando più di 600.000 professionisti, che operano sul territorio nazionale, e quindi la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, nell’ambito dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici. Con la Rete, continueremo pertanto a confrontarci con le istituzioni competenti, affinché il decreto correttivo possa superare le criticità del nuovo codice dei contratti, puntando sul documento unitario, già condiviso. Siamo certi che ci saranno comunque altri momenti di condivisione anche con l’ANCE e con tutti i soggetti della filiera dell’edilizia, al fine di raggiungere obiettivi comuni per il rilancio del settore dei lavori pubblici, purché non vengano però derogati principi fondamentali quali quello della centralità del progetto nel processo di esecuzione di un’opera pubblica e quello dell’apertura del mercato ai giovani che hanno talento ed alle strutture professionali medio-piccole, che costituiscono più del 90% degli operatori economici del settore.”
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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