RECUPERO PATRIMONIO EDILIZIO ESISTENTE
Una puntuale procedura per garantire il recupero e la ristrutturazione di qualità del patrimonio edilizio di pregio della tradizione storico-culturale umbra,...
Una puntuale procedura per garantire il recupero e la
ristrutturazione di qualità del patrimonio edilizio di pregio della
tradizione storico-culturale umbra, ma anche regole innovative per
la rivitalizzazione degli edifici: è questo il contenuto di un atto
di indirizzo della Giunta regionale dell’Umbria (relatore il
vicepresidente Carlo Liviantoni) che disciplina gli interventi di
recupero (ai sensi della legge regionale n. 1/2004) e favorisce il
recuperare di edifici residenziali, monumentali (chiese, palazzi
pubblici, caserme, etc), della tradizione produttiva dell’Umbria,
di particolare interesse storico, architettonico e paesaggistico,
comunque esistenti fino agli anni ’40.
La nuova disciplina (che modifica precedenti deliberazioni in materia, del 1999 e 2001 e che i Comuni sono tenuti a recepire nel proprio regolamento edilizio entro sei mesi dalla pubblicazione dell’atto) prevede una “Classificazione dell’edilizia esistente e delle aree ‘inedificate’”, secondo una precisa tipologia, ed un “Repertorio dei tipi e degli elementi ricorrenti nell’edilizia tradizionale”, nel quale sono enumerati e descritti i caratteri generali e tipologici dell’edilizia tradizionale, gli elementi costruttivi, architettonici e decorativi comunemente diffusi in Umbria.
“Il provvedimento – ha detto il vice presidente della Giunta regionale ed assessore all’urbanistica Carlo Liviantoni - è uno strumento importante perché combina tutela e valorizzazione di edifici che rappresentano il miglior biglietto da visita della nostra regione. L’atto assicura la conservazione dei tessuti edificati di carattere storico e degli edifici di particolare interesse architettonico che costituiscono una grande risorsa testimoniale, culturale ed economica. Infine - ha concluso Liviantoni -, l’applicazione di queste regole semplificherà l’attività istruttoria dei professionisti e dei Comuni per il rilascio dei titoli abilitativi” .
Nell’atto, tra le altre cose, si evidenzia la necessità di conservare le forme decorative e le finiture nel rispetto dell’edilizia rurale tradizionale, di quella medievale con elementi romanico-gotici, o dell’edilizia rinascimentale o classico-barocca. E questo attraverso tecniche tradizionali di ripristino come, nel caso dei muri rurali o medievali, anche tramite materiali di recupero (ciottoli o pietrame irregolare), per qualità e pezzatura omogenei con quello originale. È poi previsto il ripristino delle facciate principali lavorate con intonaci di tipo tradizionale, analoghi per qualità e spessore alle parti superstiti. Il provvedimento prevede inoltre una parte dedicata alla segnaletica turistico-pubblicitaria, agli allestimenti espositivi (dove figura la norma che obbliga al restauro delle “vetrine storiche” di pregio), alle tende, agli arredi e alle attrezzature, anche al fine di rendere omogenei gli elementi di arredo urbano.
Fonte: www.regione.umbria.it
La nuova disciplina (che modifica precedenti deliberazioni in materia, del 1999 e 2001 e che i Comuni sono tenuti a recepire nel proprio regolamento edilizio entro sei mesi dalla pubblicazione dell’atto) prevede una “Classificazione dell’edilizia esistente e delle aree ‘inedificate’”, secondo una precisa tipologia, ed un “Repertorio dei tipi e degli elementi ricorrenti nell’edilizia tradizionale”, nel quale sono enumerati e descritti i caratteri generali e tipologici dell’edilizia tradizionale, gli elementi costruttivi, architettonici e decorativi comunemente diffusi in Umbria.
“Il provvedimento – ha detto il vice presidente della Giunta regionale ed assessore all’urbanistica Carlo Liviantoni - è uno strumento importante perché combina tutela e valorizzazione di edifici che rappresentano il miglior biglietto da visita della nostra regione. L’atto assicura la conservazione dei tessuti edificati di carattere storico e degli edifici di particolare interesse architettonico che costituiscono una grande risorsa testimoniale, culturale ed economica. Infine - ha concluso Liviantoni -, l’applicazione di queste regole semplificherà l’attività istruttoria dei professionisti e dei Comuni per il rilascio dei titoli abilitativi” .
Nell’atto, tra le altre cose, si evidenzia la necessità di conservare le forme decorative e le finiture nel rispetto dell’edilizia rurale tradizionale, di quella medievale con elementi romanico-gotici, o dell’edilizia rinascimentale o classico-barocca. E questo attraverso tecniche tradizionali di ripristino come, nel caso dei muri rurali o medievali, anche tramite materiali di recupero (ciottoli o pietrame irregolare), per qualità e pezzatura omogenei con quello originale. È poi previsto il ripristino delle facciate principali lavorate con intonaci di tipo tradizionale, analoghi per qualità e spessore alle parti superstiti. Il provvedimento prevede inoltre una parte dedicata alla segnaletica turistico-pubblicitaria, agli allestimenti espositivi (dove figura la norma che obbliga al restauro delle “vetrine storiche” di pregio), alle tende, agli arredi e alle attrezzature, anche al fine di rendere omogenei gli elementi di arredo urbano.
Fonte: www.regione.umbria.it
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