Rapporto UE: In Italia rischio corruzione negli appalti pubblici
La Commissione europea ha, recentemente, pubblicato la Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione. Nell’allegato sull’Italia viene precisato che “i le...
La Commissione europea ha, recentemente, pubblicato la
Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione. Nell’allegato
sull’Italia viene precisato che “i legami tra politici,
criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità
dei titolari di cariche elettive e di governo sono oggi tra gli
aspetti più preoccupanti, come testimonia l’elevato numero di
indagini per casi di corruzione, tanto a livello nazionale che
regionale”.
Nel documento di 16 pagine predisposto dall’esecutivo comunitario si legge che il 97% degli italiani ritiene che la corruzione sia un fenomeno dilagante in Italia (media UE del 76%) e il 42% afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (media UE del 26%) e che la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione, le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.
Il documento contiene uno specifico capitolo sugli appalti pubblici in cui viene precisato che in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti, contro il 6% della media dell’Unione. Questo fattore aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente.
Viene, anche, precisato che secondo un sondaggio del 2013, per gli italiani la corruzione è un fenomeno diffuso negli appalti pubblici gestiti dalle autorità nazionali (70% degli italiani contro il 56% della media UE) e negli appalti gestiti dagli enti locali (69% degli italiani contro il 60% della media UE).
Nello specifico gli italiani ritengono le seguenti pratiche particolarmente diffuse nelle gare d’appalto pubbliche:
Veramente pesante il giudizio della Commissione europea quando afferma che in Italia il settore delle infrastrutture è quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa e che secondo studi empirici, la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi.
Nel caso delle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.
L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo alcuni studi, l’alta velocità in Italia è costata:
Il Rapporto della Commissione europea si coclude con il suggerimento di dare maggiore attenzione ad alcuni aspetti tra i quali:
Nel documento di 16 pagine predisposto dall’esecutivo comunitario si legge che il 97% degli italiani ritiene che la corruzione sia un fenomeno dilagante in Italia (media UE del 76%) e il 42% afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (media UE del 26%) e che la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione, le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.
Il documento contiene uno specifico capitolo sugli appalti pubblici in cui viene precisato che in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti, contro il 6% della media dell’Unione. Questo fattore aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente.
Viene, anche, precisato che secondo un sondaggio del 2013, per gli italiani la corruzione è un fenomeno diffuso negli appalti pubblici gestiti dalle autorità nazionali (70% degli italiani contro il 56% della media UE) e negli appalti gestiti dagli enti locali (69% degli italiani contro il 60% della media UE).
Nello specifico gli italiani ritengono le seguenti pratiche particolarmente diffuse nelle gare d’appalto pubbliche:
- capitolati su misura per favorire determinate imprese (52%);
- abuso delle procedure negoziate (50%);
- conflitto di interesse nella valutazione delle offerte (54%);
- offerte concordate (45%);
- criteri di selezione o di valutazione poco chiari (55%);
- partecipazione degli offerenti nella stesura del capitolato (52%);
- abuso della motivazione d’urgenza per evitare gare competitive (53%);
- modifica dei termini contrattuali dopo la stipula del contratto (38%).
Veramente pesante il giudizio della Commissione europea quando afferma che in Italia il settore delle infrastrutture è quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa e che secondo studi empirici, la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi.
Nel caso delle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.
L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo alcuni studi, l’alta velocità in Italia è costata:
- 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli;
- 74 milioni di euro al chilometro tra Torino e Novara;
- 79,5 milioni di euro al chilometro tra Novara e Milano;
- 96,4 milioni di euro al chilometro tra Bologna e Firenze.
- 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione;
- 9,8 milioni di euro al chilometro della Madrid-Siviglia;
- 9,3 milioni di euro al chilometro della Tokyo-Osaka.
Il Rapporto della Commissione europea si coclude con il suggerimento di dare maggiore attenzione ad alcuni aspetti tra i quali:
- rafforzare il regime di integrità per le cariche elettive e di governo nazionali, regionali e locali;
- rendere più trasparenti gli appalti pubblici, prima e dopo l’aggiudicazione, come richiesto dalle raccomandazioni rivolte all’Italia a luglio 2013.
A cura di Ilenia
Cicirello
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