Recupero e riqualificazione energetica patrimonio edilizio: dal 1998 al 2016 oltre 14,2 milioni di interventi
Sono oltre 14,2 milioni gli interveti edilizi che hanno fruito degli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica dal 1998...
Sono oltre 14,2 milioni gli interveti edilizi che hanno fruito degli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica dal 1998 al 2016.
Lo ha messo in luce un documento predisposto dal Centro Studi della Camera dei Deputati in collaborazione con il CRESME (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio), su richiesta dell'VIII Commissione formulata nella riunione dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo, del 27 luglio 2016, che rappresenta l’aggiornamento dello studio pubblicato nel mese di novembre 2013, e nelle due successive edizioni nel mese di giugno 2014 e nel mese di ottobre 2015.
In particolare, dalle stime elaborate dal CRESME emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2016 oltre 14,2 milioni di interventi, ossia il 55% del numero di famiglie italiane stimato dall’ISTAT pari a 25,9 milioni. Nello stesso periodo le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 237 miliardi di euro, di cui 205 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e poco meno di 32 miliardi la riqualificazione energetica. Come evidenziato, le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica dispiegano i propri effetti nel mercato rispettivamente dal 1998 e dal 2007 e la loro applicabilità è stata oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni, nonché di modifiche che hanno inciso sulle aliquote, sui limiti massimi di spesa, sulle categorie di interventi agevolabili.
Il dato a consuntivo per il 2015 indica un volume di investimenti pari a 25.147 milioni di euro veicolati dagli incentivi riconducibili a 3.060 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 22.087 milioni di euro per il recupero edilizio. Si tratta, come già anticipato dalle proiezioni dei primi otto mesi del 2015 riportate nella precedente edizione del documento, di un dato più contenuto rispetto a quello del 2014, pari a 28,5 miliardi di euro, ossia all’importo più elevato degli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione dal 1998 sulla base dell’aggiornamento delle stime, ma che conferma un livello decisamente superiore rispetto alla media degli anni precedenti.
Per quanto riguarda il 2016, le proiezioni dei dati, basati sulle rilevazioni dei primi sette mesi dell’anno, sembrano far registrare di nuovo un incremento che si tradurrebbe in investimenti pari a 29.241 milioni di euro. Ove l’andamento delle proiezioni fosse confermato, il 2016 sarebbe pertanto l’anno con il maggior numero di investimenti veicolati dalle agevolazioni fiscali nel comparto della riqualificazione, con un +16% rispetto al 2015 e 1,7 milioni di domande.
Gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno avuto un impatto importante sull’occupazione considerato che, nel periodo 2011-2016, avrebbero generato un assorbimento di 1.460.223 occupati diretti, corrispondenti a una media annua nel periodo di oltre 243.000 occupati. Nel 2015 le stime riguardano 375.399 occupati comprensivi anche dell’indotto, nel 2016 l’occupazione legata a questi investimenti sarebbe di circa 436.000 unità, di cui 291.000 impiegati nell’attività edilizia diretta e 145.000 nell’indotto industriale e di servizio.
Una stima dell’impatto sulla finanza pubblica delle misure di incentivazione fiscale nel periodo 1998-2016, elaborata dal CRESME, evidenzia, a fronte di minori introiti conseguenti la defiscalizzazione stimati in 108,7 miliardi di euro, un gettito fiscale e contributivo in base alla legislazione vigente, per i lavori svolti, pari a 89,8 miliardi di euro con un saldo totale negativo di 18,9 miliardi di euro, pari a poco meno di 1 miliardo di euro medio annuo dal 1998 al 2016.
Considerando però che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e distribuisce la maturazione dell’incentivo nell’arco di tempo di dieci anni, l’introduzione di ulteriori elementi di natura finanziaria basati sull’attualizzazione dei valori precedentemente esposti modificherebbe il saldo generando una sommatoria positiva dei flussi di cassa e, conseguentemente, una plusvalenza di 0,3 miliardi di euro.
Un ulteriore affinamento dell’analisi, da un lato, introducendo i minori introiti legati agli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica (minori imposte sui consumi di energia) e, dall’altro, considerando la quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla Matrice di contabilità sociale) porta a determinare un saldo positivo per lo Stato di quasi 9 miliardi di euro.
Se si allarga la valutazione a tutti gli attori che hanno un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le agevolazioni, ossia Stato, Famiglie e Imprese si delinea, nel periodo 1998-2016, un saldo per il sistema Paese di 18,4 miliardi di euro.
Il saldo per lo Stato di circa 9 miliardi di euro deriverebbe dall’incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla Matrice di contabilità Sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo).
Andrebbero poi considerati: le famiglie, o più correttamente gli investitori, il cui risultato “negativo” di -178,4 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo); le Imprese e il fattore lavoro, che vantano un saldo positivo di +187,8 miliardi di euro, risultato di un fatturato (positivo), all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).
Oltre a quanto precedentemente evidenziato, come si è già rilevato nelle precedenti edizioni, nella stima dell’impatto delle detrazioni andrebbero considerati ulteriori aspetti importanti, che allo stato attuale appare complesso quantificare. Si tratta in particolare: degli effetti in termini di emersione dei redditi e dell’occupazione “irregolare”; della riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle emissioni di Co2; della valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi sismici.
A cura di Redazione LavoriPubblici.it
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