Reddito autonomi, CGIA di Mestre: 26.248 euro è la media nazionale
Roma Capitale è 22esima nella graduatoria dei redditi autonomi, il guadagno medio annuo non arriva a 30mila euro. A Milano ci sono gli autonomi più ricchi co...
Roma Capitale è 22esima nella graduatoria dei redditi autonomi, il guadagno medio annuo non arriva a 30mila euro. A Milano ci sono gli autonomi più ricchi con 38mila euro mentre le province di Vibo, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria si sono classificate in coda alla classifica. Bassi redditi in tutto il Sud da Napoli a Enna. Il reddito medio nazionale annuo degli autonomi è di 26.248 euro.
Questi i risultati elaborati dall’Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre), che ha messo a confronto i redditi medi dei lavoratori autonomi in base alla dichiarazione dei redditi in Italia del 2016, dalla quale classifica risulta che a guadagnare di più, con redditi più alti, sono i lavoratori autonomi che lavorano prevalentemente al Nord del Paese, soprattutto nel capoluogo lombardo.
Il Nord in crescita
Dall’analisi Cgia è emerso che il 40% degli autonomi, circa la metà della forza lavoro del Paese nel settore dei servizi, è concentrata al Nord, lungo l’“asse Milano-Trieste”. Asse dove è maggiormente presente la principale filiera produttiva del Paese, che è stata capace di imporsi nel mercato delle forti specializzazioni della minuteria meccanica; nella produzione di macchinari; nell’agricoltura di qualità; nella moda e nell’arredo casa. Un’altra via produttiva del Nord è la “via Emilia”, che con il settore metalmeccanico rappresenta la cosiddetta “dorsale adriatica”.
Appena sotto Milano, ma sempre con reddito alto rispetto alla media nazionale di 26.248 euro, si collocano le partite Iva di Bolzano (35.294 euro), Lecco (33.897 euro), Bologna (33.584), Como (32.298 euro) e Monza (32.022 euro).
Milano in testa al Nord
A guidare la classifica, con reddito medio di 38.140 euro, sono gli autonomi «paperoni» di Milano che, paragonati ai colleghi del Sud, fatturano il 250% in più rispetto ai colleghi calabresi. Gli autonomi di Vibo Valentia, ultimi in classifica, con soli 15.479 euro guadano quasi un terzo in meno dei colleghi milanesi.
Reddito medio per Roma Capitale
Roma Capitale, a metà della classifica, è superata anche da piccoli centri del Nord. Nella città eterna si guadagna come a Brescia e Pavia. Roma, con 29.230 euro si piazza un po’ sopra al dato medio nazionale del 26.248 euro.
Reddito più basso a Vibo Valentia
Se la primissima posizione è occupata a Nord dagli imprenditori lombardi, le posizioni di coda sono tutte a Sud di Roma, tra la Calabria e le Isole. Nella classifica degli ultimi, rispetto alla media nazionale di 26.248 euro, il terzultimo posto tocca a Cosenza (con 16.318 euro), il penultimo a Crotone (15.645), e infine l’ultimo posto a Vibo Valentia (15.479 euro).
Tiene il “Terziario Immateriale Avanzato”
"Negli ultimi 15 anni - rileva la Cgia - si è più concentrato a Nord il terziario immateriale avanzato, costituito prevalentemente da giovani autonomi, in possesso di un elevato livello di scolarizzazione, esperti nei settori innovativi, quali l’editoria, i media, creazione di software, designer industriale, servizi finanziari, esperti nel settore immobiliare. Un settore, quello dei servizi, spiega la Cgia, che anche se produttivo, rimane piuttosto fragile sul fronte occupazionale, in quanto, rispetto alle generazioni precedenti del “posto fisso”, i giovani lavoratori autonomi, non avendo conosciuto lo status di lavoratore dipendente, si trovano maggiormente esposti alla crisi della fluttuazione del lavoro autonomo".
Reddito sotto la media nelle Isole
Redditi bassi, come per tutto il sud d’Italia, anche per le due isole maggiori Sardegna e Sicilia, dove gli autonomi hanno dichiarato in media redditi che oscillano tra il valore massimo di Nuoro in Sardegna di 17.798 euro, e il valore minimo di Enna in Sicilia con 16.505 euro, redditi comunque che si attestano al di sotto della media nazionale di 26.248 euro.
Crisi degli Autonomi in Ue, passano dal 45% al 37%.
La situazione per i lavoratori autonomi risulta difficile anche nella UE e non solo in Italia. Secondo quanto riportato dal «Piano d’azione imprenditorialità 2020» redatto dalla Commissione europea, dal 2004, la percentuale delle persone che preferiscono un lavoro autonomo è scesa in 23 dei 27 Stati membri dell’Ue. Una crisi, che ha indotto i cittadini europei a un calo della scelta verso il lavoro autonomo che è passata dal 45% al 37%.
A cura di Salvo Sbacchis
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